Nel mondo del calcio la Champions League è vista come il punto d’arrivo definitivo per sportivi e tifosi, complici anche le poste in gioco che sono estremamente più elevate di quanto non lo siano al di fuori della competizione. La natura emotiva dell’esperienza della Champions League è tale da coinvolgere milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo e questa manifestazione è anche una delle più partecipate in assoluto, visto che di fatto parliamo della massima lega accessibile dai calciatori.
Proprio per questo l’aspetto del tifo è ancora più importante rispetto alla media e la cosa non stupisce nessuno: basta guardare la forza dei cori che vengono tirati in ballo di volta in volta e, in generale, l’aspetto di rilievo che viene dato al contesto musicale durante il corso di questa manifestazione. Perché alle volte il risultato delle scommesse online può venire ribaltato da un coro cantato con il giusto volume: provare ad andare a Liverpool per credere!
Come nasce l’inno ufficiale?
Nel 1992, con il rebranding della Coppa Dei Campioni in Champions League, la UEFA ha chiesto a Tony Britten di creare un nuovo inno che avrebbe dovuto accompagnare la competizione in ogni sua partita. Questa è stata la volta dell’inno della Champions, fortemente ispirato a brano Zadok The Priest del compositore Georg Friedrich Händel e capace di evocare un grande senso di solennità prima di ogni match. Il testo del brano mescola frasi in inglese, francese e tedesco andando a celebrare i migliori e i campioni, così da unire le diverse culture calcistiche europee sotto un’unica melodia.
Ironia della sorte: nella top tre delle squadre più vincitrici di sempre della Champions League ci sono Real Madrid e Milan, parlanti rispettivamente Spagnolo e Italiano; qualcuno dovrebbe avvertire Britten, non pensate?
Se c’è però un brano ancora più iconico del suo inno questo è senza dubbio You’ll Never Walk Alone, il coro più importante della storia del calcio cantato dai tifosi del Liverpool. Originariamente tratto dal musical “Carousel” del 1945, il brano è stato adottato come inno “ufficioso” della propria squadra a partire dagli anni sessanta, diventando la colonna sonora ufficiale di Anfield e delle trasferte della squadra.
In Champions League, quando c’è il Liverpool di mezzo, il brano viene cantato con un carico e dei volumi che farebbero impallidire molte altre situazioni più “prezzolate” per così dire, simboleggiando la forza del tifo e il sostegno che quest’ultimo può regalare ai giocatori.
Quando cultura e pop si scontrano
Più recente, ma non per questo meno interessante, è il caso di Freed From Deside, un brano di musica elettronica di Gala. Questa canzone è stata reinterpretata due volte nel corso degli ultimi dieci anni trasformandosi in due cori potentissimi, uno legato all’Irlanda del nord e uno al Milan!
I nord irlandesi, ad esempio, durante Euro 2016 hanno trasformato il ritornello da Freed From Desider in “Will’s Grigg’s On Fire” mentre anni dopo, i milanisti, per celebrare l’allenatore Stefano Pioli hanno cantato “Pioli’s On Fire” facendo anche ritornare la canzone originale in cima alle classifiche a decenni di distanza dalla release originale.
Questi sono inni particolari, che non rispecchiano l’identità culturale che solitamente si può associare a questo genere di canti; basta pensare a uno dei cori più famosi del Napoli, ovvero “noi siamo figli del Vesuvio” che con il suo testo celebra l’identità partenopea e la passione per la propria squadra! La prossima volta che vi trovate su betfair a cercare le migliori quote champions league, pensate a quale squadra ha l’inno migliore: potrebbe aiutarvi a capire quali sono le dinamiche che poi contano sul campo di gioco!