di Patrizia Massara Di Nallo (foto fonte Ansa)
Nell’ambito di un’attività finalizzata a tutelare il mercato dalla diffusione di prodotti non conformi agli standard di sicurezza imposti dalla normativa dell’Unione Europea, sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza oltre 56 mila prodotti cosmetici contenenti molecole dannose per la salute dei consumatori, esposti per la vendita in diversi esercizi commerciali dell’Alto Ionio Cosentino, a Crotone e a Roma e sei persone sono state denunciate. L’attività di indagine, condotta dai militari del Gruppo Sibari, è scattata a seguito di una serie di sequestri di cosmetici effettuati in esercizi commerciali nella zona del cosentino.
I finanzieri, infatti, hanno ricostruito la “filiera” di approvvigionamento dei prodotti ed effettuato due diverse perquisizioni in un laboratorio di produzione di cosmetici e in un centro di distribuzione ubicato a Roma. Durante questi interventi sono stati trovati e sequestrati, già esposti alla clientela per l’acquisto, decine di migliaia di articoli tra cui creme per il corpo, prodotti per le unghie e per i capelli contenenti le sostanze “trimethylolpropane triacrylate”, “benzophenone”, “theophylline” e “pentasodium pentetate”, bandite dalla Unione europea già dal primo dicembre 2023, in quanto ritenute cancerogene e tossiche per la fertilità, quindi con un rischio grave per la sicurezza e la salute dei consumatori.
Inoltre, sono state scoperte e poste sotto sequestro oltre 33 mila etichette di diverso colore su cui era stata omessa l’indicazione degli elementi chimici vietati contenuti e che venivano utilizzate per ri-etichettare i prodotti cosmetici.
A tutela dei consumatori finali, su tutto il territorio nazionale ed europeo, i finanzieri cosentini, in coordinamento con il Nucleo speciale beni e servizi del Corpo, hanno implementato il sistema telematico “Safety Gate” per lo scambio rapido di informazioni tra gli Stati Membri e l’Unione Europea allo scopo di segnalare i prodotti ritenuti pericolosi.
Su ogni confezione di cosmetici è presente uno spazio che elenca tutti gli ingredienti contenuti, insieme alla loro percentuale: è il codice INCI, acronimo di International Nomenclature Cosmetic Ingredients, utilizzato in Europa e in molti paesi del mondo per la classificazione degli ingredienti di un cosmetico. Esistente dal 1997, è stato proposto dall’Unione Europea al fine di “identificare le sostanze con la stessa denominazione in tutti gli Stati membri in modo da permettere ai consumatori di riconoscere facilmente gli ingredienti”. Indica, infatti, la presenza di sostanze non adatte alla nostra pelle, aiutando soprattutto chi soffre di allergie cutanee nella scelta del prodotto migliore e inoltre ci dice molto sulla fondatezza delle promesse delle case farmaceutiche circa l’efficacia e la naturalità dei prodotti. È un elenco obbligatorio per legge (96/335/CE), che deve essere presente su tutte le confezioni, indipendentemente dal luogo di acquisto, sia al supermercato, sia in parafarmacia o farmacia. I termini del codice sono principalmente in lingua inglese (Butane, Trilaureth-4 Phosphate), mentre i termini riferiti ai nomi botanici mantengono il loro nome in latino se non hanno subito modificazioni o trattamenti chimici e quindi sono effettivamente puri (Aqua, Cera Alba, Ricinus Communis eccetera). L’ordine non è casuale, ma decrescente, cioè il primo ingrediente, che di solito è l’acqua, è presente in quantità superiore al resto. Gli ingredienti in quantità inferiore all’1%, invece, possono essere elencati in ordine sparso. In questo modo è possibile individuare il prodotto cosmetico spacciato per naturale che invece riporta una bassa presenza del derivato vegetale posizionato, quindi, in fondo all’elenco degli ingredienti. In caso il codice preveda anche coloranti, questi sono classificati attraverso il colour index, in cui ogni colorante corrisponde a una sigla di due lettere, seguite da cinque cifre (CI 77499, ad esempio, indica un pigmento marrone, riscontrabile in alcuni rossetti e trucchi analoghi).
I nostri smartphone si rivelano molto utili nella lettura , perché ci sono alcune app, scaricabili sui diversi dispositivi, che traducono le etichette INCI grazie a una semplice scansione del codice: ad esempio Greenity , Inci OK o Biotiful reperiscono le informazioni del prodotto attraverso una scansione del codice a barre valutando l’INCI con voto da 1 a 5: l’analisi della composizione chimica sarà chiara e dettagliata e decodificherà anche se il prodotto presenta agenti inquinanti per l’ambiente o aggressivi per la pelle. Spesso queste app utilizzano un sistema di valutazione a semaforo dove il codice colore viene assegnato per identificare quelle componenti ecosostenibili e adatte alla pelle (in verde) e quelle invece da evitare (decodificate in rosso), passando dal giallo all’arancione per quei prodotti definiti dubbi che oscillano tra i due poli. Se inoltre si vogliono conoscere le sigle o gli altri componenti presenti possiamo consultare il Biodizionario.it, un validissimo aiuto che ci informa del livello di pericolosità dell’ingrediente cosmetico utilizzando una semplice e intuitiva classificazione a colori (verde, giallo e rosso).
(Fonte Ansa e Humanitas)