di Francesca Cusumano
SIDERNO – Quella che vi raccontiamo è una storia che purtroppo, spesso rappresenta uno spaccato della società della quale apparteniamo che mette nero su bianco, come un pugno nello stomaco, la fragilità di chi se non prontamente sostenuto, rischia di entrare in un circuito che mette inevitabilmente a repentaglio, la propria vita.
Il caso che oggi Lente Locale vuole riportare, fortunatamente ha un “lieto fine”, ma avrebbe potuto degenerare se le circostanze “della buona sorte” non avessero ricomposto il puzzle, consentendo così di rimettere tutti i tasselli al loro posto.
I FATTI
E’ l’aprile scorso, quando la signora D. A., ex bidella alle scuole elementari “Randazzo”, residente a Siderno da sola e senza parenti diretti in città, sente telefonicamente (nel pieno periodo dell’emergenza Coronavirus), la sorella residente invece, a Torino. Da quel giorno, di D. A. si perdono le tracce, nessuna notizia. Scatta inevitabilmente l’allarme tra i familiari di Torino, specie quando la nipote, non riuscendo a mettersi in contatto con la donna durante il giorno, colta dalla disperazione, prova a farlo di notte, senza però avere alcun riscontro. Della questione vengono così allertati inizialmente l’ufficio Servizi Sociali del Comune, i Carabinieri (esattamente il 6/7 maggio) e successivamente (il 19 maggio) il locale Commissariato di Polizia che prontamente è intervenuto. Ma non solo, la nipote della signora D.A. aveva trasmesso al contempo, la sua segnalazione anche all’ispettore capo del Comando di Polizia Locale di Siderno, Michele Galluzzo, recatosi tempestivamente sul luogo dell’abitazione della donna. Una volta sfondata la finestra del piano terra, quello che è apparso agli occhi dei presenti, si è rivelato fin da subito, drammatico.
Una signora a terra, da chissà quante settimane, sdraiata su alcuni cuscini, in uno stato di forte denutrimento organico.
«Quando è stato chiesto a D. A. – si legge nella relazione di servizio dell’ispettore Galluzzo – se era necessario chiamare l’ambulanza per assisterla, lei rispose che non ne aveva bisogno e che la sua preoccupazione, era rivolta unicamente al gatto che le faceva compagnia. E ancora, alla domanda, se avesse bisogno di qualcosa da mangiare, lei chiese di procurarle una cotoletta con patate che nell’immediato, veniva acquistata e consegnata».
E solo dopo aver effettuato un nuovo sopralluogo nell’abitazione che Galluzzo, il 19 maggio scorso, ha provveduto a mettere in contatto la donna visibilmente provata, con la nipote di Torino.
Con apposita ordinanza n° 97/2020 del 20 maggio, la commissione straordinaria ha dunque disposto il ricovero di D.A. per essere sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio, in condizioni di degenza ospedaliera (come da proposta della dottoressa Rosa Catanzariti poi convalidata dal dottor Giuseppe Castagna, del Servizio di Emergenza Urgenza- 118 ), affetta da sindrome delirante.
«E’ grazie all’ispettore capo del Comando di Polizia Locale Michele Galluzzo – ha dichiarato a Lente Locale la nipote dell’ex bidella – se mia zia è riuscita ad essere ricoverata. Se mia zia è salva, è un miracolo, perché erano diversi giorni che non mangiava e che era disidratata. Pur abitando al nord – ha aggiunto – mi sento comunque meridionale e mi fa rabbia che sebbene trapelasse cattivo odore dalla sua abitazione, nessuno sia intervenuto prima in suo soccorso. Il cuore deve venire prima di tutto, io e la mia famiglia abbiamo smosso le acque per venirne a capo e se non fosse stato per l’intervento della Polizia, non so se mia zia sarebbe ancora viva».
«Pur non essendo composta più da 19 unità, come il 2001 ma oggi solo da 4 – ha commentato invece l’ispettore capo del Comando di Polizia Locale Michele Galluzzo – anche in situazioni complesse come quest’ultima, cerchiamo di non venire meno al nostro dovere, in un territorio di circa 18mila abitanti».
QUALI SONO ALLO STATO ATTUALE LE CONDIZIONI DI SALUTE DELLA SIGNORA D.A.?
Lo abbiamo chiesto al responsabile della Comunità Alloggio San Francesco di Siderno, Domenico Ruggia, struttura nella quale ad oggi, si trova la donna. «Sta meglio – ha detto – ha iniziato ad alimentarsi da sola e a camminare, il quadro clinico piano piano si sta ripristinando».
Tutto è bene, quel che finisce bene, certo. In alcuni casi, l’epilogo è tutt’altro: anziani abbandonati, affamati, disidratati, lasciati all’ineffabile destino della morte, senza che nessuno ne se accorga. Anche questa una vera e propria emergenza spesso ignorata, con anziani che si ritrovono a non poter accedere a servizi di cura e assistenza.