di Gianluca Albanese
SIDERNO – La Città Metropolitana di Reggio Calabria ha approvato, lo scorso 28 febbraio con determinazione del settore 12 “Tutela del territorio e dell’ambiente”, lo studio sul rischio idraulico a valle della diga “Timpa di Pantaleo” a Siderno, svuotata a scopo cautelativo una decina di anni fa dopo la scoperta di una lesione riscontrata nel pozzo di accesso alla camera di manovra dello scarico di fondo.
Si tratta di un adempimento previsto dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 luglio 2014 che riguarda gli indirizzi operativi inerenti all’attività di protezione civile nell’ambito dei bacini in cui siano presenti grandi dighe, ma la sua approvazione costituisce un piccolo passo verso una prospettiva di ripresa della funzionalità del grande invaso sidernese.
La direttiva in oggetto, infatti, intende stabilire le condizioni di attivazione delle fasi di allerta per le finalità di sicurezza degli sbarramenti e di gestione del rischio idraulico a valle; definire le azioni conseguenti alla attivazione delle fasi di allerta in caso di eventi e scenari temuti o in atto, se hanno rilievo per l’allertamento e l’attivazione del sistema di Protezione Civile; stabilire i legami funzionali e procedurali tra i vari soggetti coinvolti nella predisposizione, attivazione e attuazione delle azioni atte a garantire la sicurezza degli sbarramenti e il contrasto del rischio idraulico a valle; individuare i soggetti istituzionalmente preposti alla predisposizione dei piani di emergenza per contrastare le situazioni di pericolo connesse con la propagazione di un’onda di piena originata da manovre degli organi di scarico, ovvero dall’ipotetico collasso dello sbarramento.
Lo studio è stato redatto dal dipartimento Diceam dell’università “Mediterranea” di Reggio Calabria e, come si intuisce, è stato compiuto come se la Diga fosse in funzione, segno che non c’è alcun segnale che va nella direzione dell’abbandono della grande opera ma, semmai, costituisce un atto essenziale della documentazione sarà spedita alla Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche.
Giova ricordare che proprio sul tavolo dell’Ufficio Dighe del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti giace il progetto da quasi dieci milioni di euro teso a restituire la diga alla sua piena funzionalità, inviato dal consorzio di bonifica “Alto Jonio Reggino” che ha recentemente eletto l’ex commissario Pasquale Brizzi alla presidenza.
Tra i principali obiettivi del progetto, redatto dalla società Di Giuseppe (composta da un folto gruppo di autorevoli professionisti della progettazione) ci sono il consolidamento del versante e la ricostruzione del pozzo danneggiato. L’auspicio è che i lavori possano essere appaltati entro la fine dell’anno, in modo da restituire, nel giro di un lustro, la Diga alla sua duplice funzione: invaso di potenziali 9 milioni di metri cubi di acqua destinata all’irrigazione dei terreni agricoli e luogo di attività sportive, ricreative e attrattiva turistica, così come era stato concepito.