Giovedì 8 novembre 2012 alle ore 20.30
Spazio daSud via Gentile da Mogliano, 168/170 – Roma
Il giovane scrittore di Canolo Giuseppe Trimarchi presenta a Roma “Calabria Ribelle, storie di ordinaria resistenza” nella sede dell’associazione “Da Sud”. Insieme a lui, i giornalisti Danilo Chirico e Giovanni Tizian e Irene Carbone, sorella di Massimiliano, giovane locrese vittima della ‘ndrangheta. Giovedì 8 novembre alle ore 20.30, infatti, appuntamento a Roma, presso la sede dell’Associazione culturale daSud, con Giuseppe Trimarchi, autore del libro intervista Calabria ribelle. Storie di ordinaria resistenza, edito da Città del Sole Edizioni.
Nella Calabria tristemente nota per essere la terra della mafia più potente al mondo emergono le storie di gente comune che a questa si è ribellata: storie di ribellione e speranza che raccontano una Calabria diversa. Laddove la penetrazione nel tessuto sociale, culturale e politico è più alta, è molto difficile dire di no. Farlo in silenzio, senza clamori mediatici, con tutti i sacrifici che questa scelta impone, sempre, ogni giorno, lo è ancora di più. Oggi che le cronache ci consegnano la radiografia di un’Italia intera penetrata dai tentacoli della ‘ndrangheta, che influenza la politica, piega l’economia e penetra gli appalti pubblici in tutte le ricche regioni del nord, assumono un significato diverso le storie di questi uomini e donne che, già da molti anni e da soli, hanno detto no alla ‘ndrangheta.
Sono figli e figlie, padri e madri che hanno visto cadere sotto una mano assassina un loro congiunto, vite irrimediabilmente segnate dal lutto e dall’ingiustizia, alla ricerca della verità e di una speranza, che hanno scelto di rimanere in Calabria e guardare in faccia gli assassini dei propri figli e dei propri genitori; gente che è rimasta a lavorare e a vivere, senza cedere all’odioso ricatto che vede le vite di molti calabresi piegate ai vari interessi delle cosche. Sono le storie di Deborah Cartisano, figlia del fotografo di Bovalino (RC) rapito e ucciso nel 1993; don Pino De Masi, prete coraggio, esponente di Libera nella martoriata Piana di Gioia Tauro, ispiratore delle esperienze di lavoro nelle cooperative sulle terre confiscate alla criminalità; Stefania Grasso, figlia un meccanico della Locride ucciso perché non voleva pagare il pizzo, Mario Congiusta, padre del giovane Luca ucciso perché aveva ficcato il naso in affari che non lo riguardavano, Liliana Carbone, madre di un giovane che aveva la colpa di essersi innamorato della donna sbagliata; gli imprenditori Michele Luccisano, e Gaetano Saffioti, che hanno visto la loro attività prima taglieggiata dal racket e poi quasi distrutta dalla mafia e dalle difficoltà economiche, dopo le denunce.
Un testo onesto, limpido, che, scegliendo la formula intervista, consente ai protagonisti di parlare senza reticenze, e al lettore di entrare nel vivo dei fatti raccontati, senza indugiare a facili patetismi. Storie in alcuni casi già ampiamente conosciute, che hanno destato scalpore e penetrato la coltre dell’indifferenza, e per alcune di esse ancora si cerca la verità giudiziaria, che in questo libro rivelano aspetti meno noti e particolari personali.
Come scrive nella prefazione il sociologo Tonino Perna, Calabria ribelle è «un testo sorprendente, che scompagina i luoghi comuni sui calabresi… In questo lavoro sono le vittime che raccontano le loro tragedie personali, il modo in cui sono arrivati a ribellarsi. Sono pagine intrise di dolore e sofferenza, ma anche il segno tangibile che c’è chi non si piega più e cerca giustizia per sé e per gli altri».