LOCRI – A scuola non ci può andare, o almeno, ci va saltuariamente, non di certo per sua volontà o dei genitori. Tutt’altro. A scuola il giovane Nicola, che frequenta la prima media all’Istituto Maresca, plesso ex Ferraris, non può essere sempre presente perché nessuno ad oggi e dall’inizio dell’anno scolastico lo può aiutare durante la ricreazione-refezione.
Il momento più piacevole per tutti gli alunni, per Nicola si trasforma in un dramma, come se già di problemi non ne avesse. Nicola è un ragazzo in situazione di handicap che non riesce autonomamente né a mangiare né a bere. Alle scuole elementari era assistito da una infermiera pediatrica che lo aiutava a cibarsi, ma adesso Nicola, per l’Asp reggina, distretto sanitario Locride, è diventato grande, non ne ha più bisogno. E qui l’indignazione e lo sconcerto di una famiglia che non può, minimamente, accettare questa assurda situazione. Come potrebbe fare Nicola a stare digiuno per 5 ore scolastiche? La famiglia non può giornalmente recarsi a scuola per imboccare il proprio figlio, è necessario anche lavorare per i genitori di Nicola, né tantomeno potrebbe prendersene cura una insegnante qualsiasi o addirittura un collaboratore scolastico. Nicola, certamente non per voler suo, ha bisogno di una persona specializzata che lo aiuti a mangiare e bere perché con handicap in situazione di gravità con problemi di deglutizione nonché rischio di soffocamento. E l’Asp sta a guardare e a sentire il genitore Cosimo Romeo, dopo tanti solleciti, ha emesso l’ordine di servizio, nel dicembre 2012, a D.A., un dipendente Asp, ma a tutt’oggi, l’incaricato non si è mai presentato a scuola, non ha mai conosciuto Nicola e nemmeno i genitori. «Tra l’altro- dice Romeo- non è stata fornita comunicazione sull’idoneità dello stesso e non si conosce né la qualifica né la specializzazione che senza esperienze viene assegnato ad una mansione così delicata». La vicenda tormentata, ha comunque inizio dal 2007, quando il Tribunale di Locri incarica una infermiera pediatrica vigilatrice d’infanzia e sino all’ultimo giorno della scuola elementare segue il ragazzo. Sorge il problema con l’inserimento nella scuola media. Iniziano i problemi. «L’Asp, secondo quando riferisce Romeo, non ha ritenuto che il ragazzo ne avesse bisogno interpretando la sentenza come se l’urgenza fosse solo fino alla scuola elementare», ma intanto, Nicola, purtroppo non è stato miracolato (ndr). Ad ottobre è il Garante per l’infanzia ed adolescenza della regione Calabria che entra in merito alla faccenda e segnala il problema alle autorità preposte, in quanto, sembrerebbe che l’Asp reggina si rifiuti di prestare la necessaria assistenza per mezzo di figure professionali a ciò preposte, a causa di una interpretazione contraria ai principi costituzionali ed ai principi di buon andamento della P.A., della sentenza che ordinava all’Asp di fornire l’ assistenza dovuta al minore. A tal punto, il ragazzo, da ottobre non frequenta più la scuola in modo costante in quanto non sempre i genitori possono provvedere a recarsi in classe per la refezione – ricreazione, di ciò è stata avvisata con una lettera anche la scuola. A fine ottobre il tribunale di Locri emetteva una nuova ordinanza a carico dell’Asp e ordinava la riassegnazione della figura dell’infermiera, l’Asp ordina alla dottoressa Falvo di assegnare una unità specializzata. Dopo oltre un mese dall’ordinanza, la Falvo, senza esito, chiese al Servizio Sispa, prevenzione di Locri, l’unità a disposizione, in quanto già negli anni precedenti svolse tale compito. Senza nessuna risposta, la decisione della Falvo di nominare, appunto, come già scritto, un dipendente Asp, D.A., ma i genitori ne verranno a conoscenza solo dopo una settimana. Nulla cambia perché nessuno mai ha preso servizio e, ad aggravare la situazione, il fatto che non c’è nessun documento che certifichi la specializzazione del dipendente. A tal punto, il genitore Romeo, il 18 dicembre con lettera indirizzata alla dottoressa Falvo, scrive di provvedere a non incaricare a scuola personale senza esperienza e senza alcuna specializzazione. Romeo ribadisce, inoltre che, negli anni precedenti il servizio era funzionale e collaudato con l’infermiera incaricata e, perplesso, si domanda perché tale interruzione. Chiede, dunque, onde evitare altre assenze del minore, danni e situazioni di rischio che potrebbero compromettere la salute del ragazzo, per le quali si ritiene responsabile l’Asp reggina, di intervenire con celerità, riassegnando la stessa infermiera che già conosce il ragazzo. Di tale situazione ne sono a conoscenza, adesso, il presidente della Regione Calabria, il Prefetto della Provincia di Reggio Calabria, il direttore generale Asp Reggio Calabria, la Commissione parlamentare per gli errori sanitari, la presidenza del Consiglio dei Ministri dipartimento Pari opportunità, il direttore sanitario distretto Locride, dottoressa Falvo, il presidente del Tribunale di Locri, il garante per l’infanzia e l’adolescenza, tutti destinatari della lettera inviata dal genitore Cosimo Romeo.
DOMENICA BUMBACA