di Maria Alessandra Polimeno*
L’opera di ricostruzione dell’ area di centrodestra certo non è una strada semplice, ma neppure si può continuare a dire che non c’è alternativa al Pd (se non noi ) e non si possono continuare ad esaltare, in modo autolesionista, le differenze nel centrodestra. Ed è questo che spesso leggiamo nelle dichiarazioni dirette o indirette sulla stampa, acutizzando distanze e disaggregazione e regalando vantaggi sempre più ampi alla sinistra.
La verità è che c’è uno spazio enorme a destra, e noi abbiamo il dovere di ricostruire e di aggregare questo spazio.
Sicuramente bisognerà cambiare impostazione rispetto al passato, creando unione non più attorno alle persone, anche perché non esistono più persone in grado di creare corpose aggregazioni, ma sugli argomenti e sulle idee.
Credo che sia necessaria una riflessione, perché non c’è spazio per le polemiche, ma c’è l’esigenza di personale politico, di una classe dirigente che agevoli il percorso per uscire dal pantano, per realizzare progetti.
Uso un esempio fatto da Franco Crino’ tempo fa: Giacomo Matteotti, alla Camera, rivolto al ministro Giovanni Gentile, disse con risolutezza e coraggio “Non se ne risenta, sto solo dicendo ai parlamentari … siete dei professionisti … fate bene la vostra professione …”. Questo per dire che non si deve dare la possibilità di parlare di politici incapaci, di politici parassiti, di politici che non sanno risolvere i problemi .
Perché quello che ci chiede la gente è di essere propositivi, per meritarci il consenso ricevuto, per operare dentro la “pancia” della società e il politico, per riguadagnare credibilita’, “deve dire nelle assisi, dove si decide, le stesse cose che dice ai cittadini al bar sotto casa”.
Gli incontri che abbiamo organizzato, che sono partiti il 3 luglio da Bovalino, per poi proseguire sul territorio della jonica con Locri, Siderno e Ardore , programmandoli ora per la tirrenica, hanno l’obiettivo di stimolare il dibattito politico sulla necessità di lavorare per spingere verso l’unità del centrodestra.
Proviamo a lavorare su un progetto apertissimo: si tratta di un’azione inclusiva cui può partecipare chiunque. Perche’, ribadisco, il crocevia per il futuro non sono più i personalismi, ma progetti, valori condivisi e regole.
Personalmente apprezzo la scelta di alcuni giovani di entrare in politica, di farsi notare all’interno del nostro schieramento. Devono essere cauti, questo mi sento di raccomandare, umili, pazienti. I partiti sono di fatto luoghi “antropologici” affatto compatti e affatto stabili, dove ci sono molti volti. Quando all’inizio del mio ragionamento dicevo che non ci sono piu’ personaggi che si impongono se non lavorando, partecipando alle campagne elettorali innanzitutto del proprio comune, partecipando al dibattito, chiedendo a chi ha maturato esperienza di trasferirla a loro, mi riferivo anche ai giovani, pieni di voglia di fare, che abbiamo visto nei nostri convegni, che dobbiamo tenerci stretti,ma anche spiegargli che la politica non e’ a una cosa semplice, semplificabile. Tutti insieme dobbiamo guardare ai traguardi, badando a cosa ognuno puo’ garantire di concreto, ce lo ricorda il proverbio africano “Se si sogna da soli, e’ solo un sogno, se si sogna insieme, e’ la realta’ che comincia”.
In questa fase di discussione sul territorio si sono delineati nuovamente i diversi punti intorno ai quali lavorare: investimenti, sicurezza, legalità, diminuzione della pressione fiscale, valorizzazione delle risorse umane, sviluppo della mobilità, sostegno alle persone, sussidiarietà.
Parliamo, quindi, di impegno sul territorio, parliamo di una capacità di coinvolgimento di professionalità di livello, parliamo di peso nelle scelte che si andranno a fare.
E quando il malato è grave non è sufficiente un’aspirina….
*: consigliere provinciale
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