SIDERNO – Lo schema è quello consueto: convocazione dell’assemblea-tentativo di discussione-degenerazione della dialettica in “sfogatoio”-accuse reciproche e velate-dilatazione dei tempi di discussione-rinvio dell’elezione-necessità di riunioni informali extra e pre-assemblea-convocazione nuova assise. Passano gli anni, cambiamo gli attori e gli “addendi”, ma il risultato non cambia. E così, nella riunione odierna dell’assemblea di AssoComuni locridea non si è potuto (o voluto) procedere all’elezione del nuovo comitato esecutivo e del suo presidente. Non sono bastate tre ore di discussione per farlo, nonostante ci fosse, come confidato da un primo cittadino al cronista nel corso di una pausa “informale” al bar, un accordo di massima per eleggere alla presidenza dell’esecutivo il giovane sindaco di Benestare Rosario Rocca. Proprio così, una volta espletate le formalità di rito, salutato il commissario straordinario del Comune di Siderno (e quindi padrone di casa) Luca Rotondi e il sindaco della città greca di Lokroi Nikos Iolios, l’assise presieduta da Giorgio Imperitura si è subito arenata sulla legittimazione al voto da parte dei sindaci dei Comuni non in regola col pagamento delle quote annuali destinate ad AssoComuni, per un importo di un milione delle vecchie lire pro capite. I “ribelli”, o meglio, i “duri e puri” sono stati i sindaci di tre comuni vicini tra loro e in regola coi pagamenti: Giorgi di San Luca, Versaci di Africo e Strangio di Sant’Agata. Addirittura Giorgi ha detto, a chiare lettere, che se si fosse votato avrebbe impugnato gli atti. E non è bastata la proposta del primo cittadino di Stignano Franco Candia, che ha pensato a un piano di rientro dai debiti dei singoli comuni verso AssoComuni nel biennio 2012-13. No, i “ribelli” hanno tenuto duro, cercando, nel prosieguo, di abbattere quello che per loro è un velo di ipocrisia che pervade il funzionamento di AssoComuni. Tutti gli altri, però, hanno votato per la deroga a quella norma statutaria che dice che chi non è in regola coi pagamenti non ha diritto di voto, tranne qualche astenuto come il primo cittadino di Antonimina Condelli, mentre Imperitura ha assicurato che entro la fine di novembre verrà redatto il bilancio dell’associazione. La ratio del voto maggioritario è quella di procedere presto all’elezione del comitato per dare maggiore rappresentatività all’associazione in tutti i tavoli, compresi quelli messi in piedi sia nell’Anci nazionale (che vede il sindaco geracese Varacalli tra gli esponenti di punta) e quell’altro istituito ai tempi del Por Sicurezza di De Sena a livello di conferenza Stato-Autonomie Locali. Già, i tavoli. Il secondo tempo della discussione è stato incentrato sulla loro rappresentatività e le domande ricorrenti erano «Perchè non sono stato invitato all’incontro romano?» e poi «Con quale rappresentatività il tavolo dell’Anci ha rappresentato la Locride a Roma?». Domande alle quali Imperitura ha provato a rispondere stabilendo con criteri condivisi, nella sede stessa dell’assemblea, la composizione delle delegazioni titolate a rappresentare la Locride nei due tavoli, seppur con la piena legittimazione dell’assemblea. Non è stato possibile nemmeno questo, visto che, complice la lunga “melina”, prima delle 21 molti sindaci hanno abbandonato l’aula, lasciando un numero di primi cittadini decisamente insufficiente a procedere a qualsivoglia nomina, figuriamoci elezione. E allora tutti d’accordo nel convocare a breve una nuova assemblea, che metta al primo punto l’elezione del nuovo comitato, del suo presidente e poi delle delegazioni ai tavoli romani. Tutto a posto? Manco per niente. Perchè la polemica finale è stata sull’appartenenza o meno dei singoli comuni alle tre macroaree che, a loro volta, eleggeranno i propri rappresentanti nel prossimo comitato esecutivo, in virtù di una norma che salvaguarda la rappresentatività geopolitica all’interno dello stesso. E allora, la soluzione è sempre quella: riunioni “informali” lontani da occhi e orecchie indiscrete nelle quali si trova sempre l’accordo da ratificare in assemblea. Qualche anno fa si riunirono in una struttura tra le colline di Ardore: la “Casa di Mamre”; quest’anno si tratta solo di scegliere il locale capace di mettere d’accordo tutti. Si spera, dunque, nella sacralità del desco, sperando che, in un momento come questo, nel quale a livello ministeriale e di presidenza del Consiglio si è aperto qualche spiraglio di attenzione verso la Locride, non ci si divida ulteriormente e si ragioni in maniera unitaria. La Locride non può più attendere.
GIANLUCA ALBANESE