di Gianluca Albanese (ph. Enzo Lacopo)
SIDERNO – «C’erano troppi livelli di Governo. Ora, con l’Area Vasta, i Comuni avranno modo di gestire con una modalità in più i servizi. Abbiamo ricollocato 20.000 dipendenti che erano nelle province in altre branche della Pubblica Amministrazione senza perdere un solo posto di lavoro».
E’ il verbo tutto renziano dell’Italia 2.0 quello espresso dal Ministro della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, che ha concluso il tour locrideo al Grand Hotel President di Siderno con una manifestazione organizzata dal circolo cittadino del Pd e incentrata prevalentemente sul sostegno al “SI” del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Ha introdotto i lavori il segretario cittadino dei democratici Mariateresa Fragomeni, che ha incassato attestati di stima, solidarietà e vicinanza da parte di tutti i relatori presenti, la quale ha esordito ringraziando, oltre al circolo di appartenenza «Due sidernesi che hanno fortemente voluto quest’incontro: il nostro militante Angelo Errigo e il capo di gabinetto del ministro Madia Dino Polverari».
La Fragomeni va subito dritta al punto, e parla della riforma costituzionale che i sostenitori del Sì vorrebbero ratificare il prossimo 4 dicembre «Una riforma ambiziosa – ha detto – che va a scardinare alcune roccaforti di una certa classe politica e che viene avversata da un fronte del No che cede a motivazioni di natura politica e partitica. Invece, noi vogliamo superare il bicameralismo perfetto e tutta quella serie di ostruzionismi dell’iter di approvazione di una proposta di legge che spesso snaturano il suo testo originario. Non solo, contrariamente a quanto sostengono i tifosi del No, sarà obbligatorio discutere le proposte di iniziativa popolare che attualmente non vengono prese in considerazione dal Parlamento. Basti pensare – ha detto – che dal 1979 a oggi ne sono state approvate solo 3».
Mariateresa Fragomeni ha aggiunto che in caso di vittoria del Sì «Il referendum sarà valido con la metà più uno dei votanti alle ultime consultazioni e si risparmierà sui costi della politica e si avrà una gestione più efficiente della sanità».
In sala una platea sterminata, fatta di militanti, ma anche amministratori di tutti gli schieramenti, molti sostenitori anche del No e parecchie Forze dell’Ordine in borghese.
Il presidente della giunta regionale calabrese Mario Oliverio, nel suo intervento, ha parlato di riforma attesa da decenni «Il cui cuore – ha detto – sta nel superamento del bicameralismo perfetto, che non ha più senso dopo il crollo delle contrapposizioni del ‘900 e che è richiesto dalla globalizzazione nella quale viviamo, che esige velocità e tempestività, mentre attualmente i tempi di approvazione di una proposta di legge sono troppo lunghi e spesso si ricorre al voto di fiducia».
Oliverio non risparmia critiche alla legislazione concorrente tra Stato e regioni «Che confonde i limiti di demarcazione delle reciproche competenze, dando vita a un contenzioso enorme» e specifica che non bisogna dare significati politici al referendum: «Non è – ha detto – il congresso del Pd e io non sono renziano, ma un libero pensatore che non vuole che vinca il No che bloccherebbe il Paese per altri vent’anni».
«Vai avanti Marianna» dice rivolgendosi al Ministro Madia mentre parla della riforma della Pubblica Amministrazione da lei voluta e che sta per trovare concreta applicazione «Perché – ha spiegato Oliverio – è una riforma decisiva e non ti devi curare dell’opposizione da parte di una certa burocrazia».
Il presidente ha concluso con un riferimento storico.
«Quando si trattò di scegliere tra Repubblica e Monarchia, al Sud, prevalse la seconda. Ora non dobbiamo fare lo stesso errore, perchè il Sud non si può più permettere di stare dalla parte sbagliata».
Prima di iniziare la sua intervista al Ministro Madia, il giornalista Pietro Melia ha inteso ricordare il sindacalista Francesco Tuccio di Caulonia, scomparso da pochi giorni, dopodiché ha rivolto delle domande specifiche sui grandi temi oggetto della riforma e del referendum.
RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Secondo il Ministro Madia «Una volta pubblicati, a giorni, i decreti attuativi, entro febbraio verrà varato il Testo Unico sul Pubblico Impiego. Non ci possiamo – ha detto la Madia – più accontentare e serve un afflato da parte dei dipendenti pubblici, degli amministratori ma anche dei cittadini e delle imprese; ognuno, per la propria parte si deve assumere le proprie responsabilità».
LE PERPLESSITA’ DELLA BUROCRAZIA
«Non è vero – ha detto – che scompare la distinzione tra politica e amministrazione, perchè – ha spiegato il ministro – vi si accede sempre tramite concorso e poi viene limitata la discrezionalità della politica nella scelta dei dirigenti. La differenza è che ora garantiremo par condicio tra i dirigenti esperti e quelli giovani ma meritevoli».
QUESITO REFERENDARIO
«La scelta – ha detto il Ministro – non è tra il Sì e il No, ma tra il Sì e il mai e coloro che sostengono il No lo fanno tutti con una motivazione diversa. Il Sì garantisce innanzitutto la trasparenza della Pubblica Amministrazione che diventa un principio costituzionale e un ottimo strumento per combattere la zona grigia, e poi non è vero che vengono ridotti gli spazi di democrazia: i referendum propositivi e d’indirizzo saranno occasioni per dare più voce ai cittadini».
SEMPLIFICAZIONE
«Lasciamo una sola Camera – ha detto la Madia – legata da un rapporto di fiducia col Governo e l’articolo 70 della Costituzione sarà molto più chiaro».
IL SENATO
«Valorizza la scelta di un regionalismo cooperativo e, con una norma in via di approvazione, chi voterà per il rinnovo dei consigli regionali, riceverà un’altra scheda con cui potrà indicare quale consigliere mandare al Nuovo Senato».
REGIONI A STATUTO SPECIALE
«Oggi ci sono – ha risposto la Madia con una punta d’insofferenza – e domani ci saranno ancora. Ma invece di guardare a ciò che non cambia, penso che bisogna evidenziare il bello di ciò che andiamo a cambiare con la riforma costituzionale, che riduce i costi della politica e che non impedirà a nessuno di cambiare l’Italicum che è una legge elettorale che non va. Se vince il Sì non ci sarà più bisogno di ricorrere ai decreti legge, se vince il No rimarranno invece il Cnel e tutta quella confusione che c’è tra i vari livelli di governo, a cui accennava il presidente Oliverio».
Già, i livelli di Governo…una volta si chiamavano “istituzioni democratiche”.
Ma questa è un’altra storia.