Non è nostra intenzione mettere in discussione ciò che, in tal caso, il vescovo Oliva ha inteso operare a favore dell’intera diocesi di Locri-Gerace ancorché ci sorga il dubbio che quanto reiteratamente asserito da papa Francesco rimanga inascoltato nel momento in cui si discetta delle “periferie del mondo”: Stilo è periferia del comprensorio della Locride, ossia della “periferia delle periferie” d’Italia, la più disgraziata, da vera e propria “terra bruciata”, ragion per cui l’andare a disorientare i fedeli su una certezza acquisita dopo secoli, su un vero e proprio baluardo socio-religioso, si corre il rischio di non metterli nelle condizioni di capire; di allontanarli dalla Chiesa in quanto tale facendo perdere la fiducia in coloro i quali, al contrario, la fiducia sono chiamati ad ispirarla e rinsaldarla.
di Antonio Baldari
STILO – Quanto da noi riportato nell’edizione di ieri circa la brutta situazione venutasi a creare in quel di Stilo, con la festa dell’Immacolata di quest’anno “monca” per via della mancata celebrazione della messa vespertina della vigilia il 7 dicembre, e di tutti gli annessi ed i connessi legati ai solenni festeggiamenti in onore della Vergine Madre, sentissima nella “Città del Sole”, deve poter far riflettere ed agire. Subito, ed il perché è presto detto.
Semplicemente, si osserva come, in senso generale, la tradizione popolare italiana è riconosciuta da secoli e secoli di Storia da essere, in taluni casi, persino patrimonio immateriale dell’Umanità proprio perché di rilevante profilo storico, culturale, artistico, letterario, religioso e chi più ne ha più ne metta; ora, il fatto che nell’entroterra della vallata dello Stilaro si celebri la novena più il giorno e mezzo di festa in omaggio all’Immacolata da qualcosa come ben 419 anni è davvero qualcosa di unico. Ed è poco più di quattro secoli da quando venne fondata l’Arciconfraternita dell’Immacolata e San Pietro, proprio nell’anno del Signore 1604, per non dire che, magari, le risultanze storiche possono portare anche a qualche anno più indietro, tale e tanta fu la fede a quelle latitudini essendo presenti a Stilo qualcosa come trentadue chiese! Ma tant’è!
Rimaniamo alla confraternita, una delle più antiche della regione Calabria, che ha cementato un profondo sentimento di fede e devozione in tutta la Comunità religiosa stilese, abbracciando anche molti fedeli provenienti dai paesi vicini. Ed anche e soprattutto nei giorni 7 e 8, quelli conclusivi della novena all’Immacolata di Stilo, che concludono dieci giorni di preghiera inizianti alle 4 del mattino con la recita del Santo Rosario; la celebrazione della santa messa al cui termine prende corpo e sostanza un falò, al centro della piazza di San Giovanni, attorno al quale tanti fedeli rimangono a scaldarsi familiarizzando e condividendo qualche minuto insieme. E poi i canti religiosi della tradizione popolare, mariana in ispecie, che hanno ispirato anche il compianto cantautore stilese, Marcello Stillitano, in una sua, personalissima, rivisitazione musicale di “Dell’aurora Tu sorgi più bella”, prodotto acquisito di quella cultura che muta con il mutare dei tempi aggiungendo valore e spessore alla vasta cultura stilese di campanelliana memoria e fattura essenzialmente: ecco, l’andare a toccare un sia pur piccolo lembo di quella cultura lì significa rovinare quantomeno l’orlo di una coperta pregiata, di un capo meraviglioso che non può essere, poi, più lo stesso.
Per carità, non è nostra intenzione mettere in discussione ciò che, in tal caso, il vescovo Oliva ha inteso operare a favore dell’intera diocesi di Locri-Gerace ancorché ci sorga il dubbio che quanto reiteratamente asserito da papa Francesco rimanga inascoltato nel momento in cui si discetta delle “periferie del mondo”: Stilo è periferia del comprensorio della Locride, ossia della “periferia delle periferie” d’Italia, la più disgraziata, da vera e propria “terra bruciata”, ragion per cui l’andare a disorientare i fedeli su una certezza acquisita dopo secoli, su un vero e proprio baluardo socio-religioso, si corre il rischio di non metterli nelle condizioni di capire; di allontanarli dalla Chiesa in quanto tale facendo perdere la fiducia in coloro i quali, al contrario, la fiducia sono chiamati ad ispirarla e rinsaldarla.
Fino al 7 dicembre c’è tempo, prima che sia troppo tardi.