Di queste “scampagnate” tutte in salsa calabrese se ne potrebbe fare tranquillamente a meno proprio perché il match si gioca su ben altri e più scottanti tavoli, e sono quelli che il governatore calabrese conosce molto bene essendo quelli di Bruxelles dove, a quanto pare, c’è un certo feeling – chiaramente istituzionale, per carità! – con la presidente del Parlamento europeo. La risoluzione del problema sta tutta lì e nell’intercessione vera ed autentica che il primo cittadino calabrese può realizzare sul piano squisitamente politico “con chi conta” per davvero cercando di salvare il posto di lavoro a tante famiglie calabresi ed una delle fonti di economia regionale di primo piano che, senz’alcun dubbio, non ci si può permettere il lusso di perdere. Nè ora nè mai.
di Antonio Baldari
Il bubbone è scoppiato. Il Porto di Gioia Tauro rischia il collasso per un caspiterino di cavillo burocratico che potrebbe portarlo alla chiusura. Tanto è emerso nei giorni scorsi con qualcosa che si è cominciato a paventare salvo poi, come in un crescendo rossiniano, arrivare all’apoteosi per dire che il porto di Gioia Tauro potrebbe chiudere.
Con tutte le conseguenze del caso e con le decine e decine di operai e/o impiegati che rischiano di veder saltare il posto di lavoro dopo anni ed anni di sacrifici e, soprattutto, anni ed anni di penitenza da affrontare per una eventuale, nuova, occupazione che, nella maggioranza dei casi, non si sa dove andarla a raggiungere.
Il rischio c’è e si vede, con lo spauracchio agitato da Bruxelles che ha fatto drizzare le antenne anche alla politica locale e regionale, nell’immediatezza corse al capezzale del “grande malato”, di questo gigante delle comunicazioni calabrese molto spesso al centro di notizie di cronaca per sequestri di materiali non propriamente lecito, in special modo chili su chili di droga. Ma tant’è!
Il porto di Gioia Tauro non deve chiudere ed è questo ciò che conta più di ogni altra cosa, come, del resto, ha perentoriamente affermato Roberto Occhiuto, governatore della Calabria; l’assessore regionale con delega al Lavoro ed ai Trasporti, Giovanni Calabrese e via via di queste istituzioni, non ultima una pletora di sindaci, con tanto di fascia tricolore, che hanno fatto una bella impressione, non c’è che dire!, un’immagine come poche altre volte si è potuto ammirare a queste latitudini, come, invece, si sarebbe voluto per molte altre e non meno importanti circostanze.
Il problema è però a monte, e di queste “passerelle” tutte in salsa calabrese se ne potrebbe fare tranquillamente a meno proprio perché la partita vera si gioca su ben altri e più scottanti tavoli, e sono quelli che il governatore calabrese conosce molto bene essendo quelli di Bruxelles, dove la frequentazione non è sporadica e dove, a quanto pare, c’è un certo feeling – chiaramente istituzionale, per carità! – con la presidente del Parlamento europeo, la maltese Roberta Triccas, coniugata Metsola.
La risoluzione del problema sta tutta lì e nell’intercessione vera ed autentica che il primo cittadino calabrese può realizzare sul piano squisitamente politico “con chi conta” per davvero cercando di salvare il posto di lavoro a tante famiglie calabresi ed una delle fonti di economia regionale di primo piano che, senz’alcun dubbio, non ci si può permettere il lusso di perdere. Nè ora nè mai.