di Gianluca Albanese (Foto e Video di Enzo Lacopo)
LOCRI – La sala del centro pastorale diocesano era gremita, e questo è segno che quantomeno l’obiettivo degli organizzatori è stato raggiunto. Spiegare al popolo della Locride le opportunità connesse al nuovo soggetto istituzionale della Città Metropolitana era il fine del movimento politico LocRinasce in occasione dell’incontro che ha avuto luogo questa sera, come evidenziato nella sua introduzione dall’avvocato Emanuele Marando, rappresentante di LocRinasce e militante del Pd.
«Vogliemo essere propositivi e protagonisti dello sviluppo e c’è la necessità di un rapporto biunivoco tra Locride e Città Metropolitana e la locride dev’essere unita e lasciare da parte le polemiche»,
Anche il vescovo Oliva ha evidenziato il desiderio di un riavvicinamento con le istituzioni e di eliminazione del concetto di periferia».
Nella sua relazione, il capogruppo di opposizione in consiglio comunale Antonio Cavo ha detto che «Da questo nuovo ente dobbiamo trarre il meglio possibile e superare le criticità, seppur numerose, che attanagliano il nostro territorio». Due le principali riflessioni di Cavo, dopo aver illustrato la situazione in cui versa il territorio, sulla scorta dei dati forniti dall’osservatorio ambientale “Diritto per la vita”: «Locri la Locride – ha detto – non possono non essere tenute in considerazione» e «Dal punto di vista demografico, la Locride e frammentata dalla presenza di molti piccoli comuni e questo crea diseconomia. Se non iniziamo un percorso comune – ha aggiunto – rimarremo certamente fuori dal raggio di azione degli interventi della Città Metropolitana, che deve fare programmazione a medio e lungo termine; occorre che si arrivi a una sinergia tra Comuni, sulla scorta dell’esempio di fusione che arriva dall’Unione della Valle del Torbido, e sarebbe bello che si iniziasse da una fusione tra Siderno e Locri, i due comuni più popolosi del territorio».
Temi, questi, ripresi anche dal presidente del comitato esecutivo di AssoComuni Locride Rosario Rocca, mentre Mario Diano ha illustrato l’attività del Corsecom, evidenziando come si debba puntare a un turismo per tutto l’anno e non limitato alla stagione estiva.
Assente per impegni inderogabili il consigliere metropolitano Salvatore Fuda, il consigliere con delega alla Locride Kety Belcastro ha colto molti aspetti positivi dagli interventi precedenti e ha ricordato i passi avanti fatti dal consiglio metropolitano, ricordando come «la Città Metropolitana non si sostituisce agli altri enti, ma è una realtà con nuove competenze».
«Fatta la Città Metropolitana, abbiamo fatto i cittadini metropolitani». E’ stato questo l’incipit delle conclusioni del sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà, che ha aggiunto che «Bisogna superare il concetto di delega e partecipare insieme alla vita di questo nuovo soggetto istituzionale. E’ la terza volta che vengo a Locri in dieci giorni – ha detto – e questo è indice dell’attenzione che abbiamo nei confronti di tutto il territorio, altro che “reggiocentrismo”».
Nel ricordare che «i sindaci sono i protagonisti di questa fase d’avvio della città metropolitana», Falcomatà ha strappato applausi quando ha promesso l’avvio di un percorso teso a ottenere il suffragio universale per l’elezione dei consiglieri metropolitani» e, dopo aver ricordato che «Questo è per sua natura un ente di programmazione e non può inseguire le piccole emergenze del quotidiano», Falcomatà ha ricordato i pilastri fondamentali sui quali si fonda l’azione della città metropolitana: `«Trasporti, perché non ha senso attrarre risorse se questa terra rimane isolata: turismo che sappia valorizzare tutte le variegate caratteristiche del nostro territorio; un piano strategico che metta al centro l’armonizzazione dell’aspetto urbanistico e dei servizi, superando il concetto dei singoli piani strutturali e di erogazione dei servizi; prestazioni sociali, in primis la sanità efficiente; Legalità e sicurezza, partendo dall’utilizzo dei beni confiscati alla ‘ndrangheta che vedono Reggio come città esempio di buone pratiche da trasmettere a tutti i 97 comuni che ne fanno parte».
Base di partenza, secondo Falcomatà, «La rimodulazione del Patto per il Sud licenziato dall’allora Governo Renzi, in virtù della quale nessuno è rimasto escluso dai benefici che ne derivano, e un ruolo da protagonisti che i sindaci sono chiamati a svolgere, anche e soprattutto mostrando capacità di programmazione, e in questo siamo pronti a dare una mano a tutti, per quanto riguarda i progetti che dovranno essere presentati, che spesso non sono conformi alle esigenze del nuovo soggetto istituzionale, anche per via dell’età media avanzata del personale in molti comuni».
VIDEO con alcuni interventi dell’incontro.