di Simona Masciaga
Innanzitutto le dobbiamo un caloroso e sincero grazie per averci concesso del tempo a lei sicuramente prezioso.
Lei sarà sul palcoscenico del teatro greco-romano di Portigliola, prima volta in Calabria?
Grazie a lei e alla sua testata per la considerazione e stima. No, già ho avuto modo due anni fa di portare, in quel meraviglioso e di per se scenografico teatro di Portigliola,” Cassandra”, un monologo ideato tra l’antichità di Euripide e la modernità di Christa Wolf. Fu un successo tanto che, su spinta del sindaco dott Rocco Luglio, ne replicai la serata. Adoro il sud, il suo calore, la sua accoglienza, la sua umanità e disponibilità; ben otto volte sono stata protagonista di opere nel” tempio sacro” della tragedia classica quale Siracusa e al sud ci torno molto volentieri e con grande affetto.
Lei è stata formata e diretta da icone della cinematografia e del teatro quali Albertazzi, Troisi, Verdone, Benigni e molti altri tanto che la sua bravura artistica è stata più volte riconosciuta con ben quattro premi UBU, due premi per la critica, un premio Eleonora Duse e un David di Donatello nel 1992 come miglior attrice non protagonista, e questo solo per citarne alcuni. Cinema o teatro?
Sono due cose ben differenti che hanno sicuramente lasciato il segno nella mia carriera artistica e contribuito a farmi crescere professionalmente. Certamente il teatro; qui dietro ad ogni movenza, tono di voce, corpo, gestualità, abito che indossi , contesto storico e quant’altro,c’è uno studio minuzioso, critico pur sempre messo in discussione dall’ infinita voglia di ricerca e di saperne sempre di più. Ogni personaggio da me interpretato è frutto di un’analisi storica messa a confronto con le diverse biografie, poi sta a me entrare nel ruolo e usare la mia fisicità, la mia voce, le emozioni suscitatemi dai personaggi e trasmettere ogni singola sensazione al pubblico.
Traspare in lei una grande emotività e passione per ciò che svolge, altresì una sicurezza dialogica nell’esporre. Lei dimostra veramente di appartenere al “grande teatro” dove sensazioni, emozioni e messa in scena superano di gran lunga il semplice apprendimento mnemonico, ci consenta di esserne fieri per aver avuto l’onore della sua attenzione. Cassandra, Medea, Giovanna d’Arco, Elena e molte altre donne antiche e moderne, quale da lei la più amata, in quale si identifica?
Tutte, le amo tutte, mi identifico in tutte e forse nessuna. A me piace pensare alle donne antiche proiettate nella modernità dei tempi. Ognuna di noi ha modo di confrontarsi, reagire, valutare, pensare, manifestarsi e quant’altro. Certo è che i sentimenti insiti nell’animo umano non cambiano direzione: essi si evolvono, si adeguano alla contemporaneità, si modellano, si trasformano ma… l’idea di bellezza, perfezione, bene e male, odio e amore, passione e indifferenza permangono nel tempo, ossimori certamente ma pure e mere convinzioni dell’essere umano e vitale.
L’Elena che porterà in scena a Portigliola il 19 luglio, serata open all’intera stagione teatrale, è un personaggio diverso dagli stereotipi che abbiamo conosciuto attraverso Omero, Euripide, Eschilo e altri; la sua Elena è quella del poeta greco Ghiannis Ritsos, una donna che fa i conti col passato ma soprattutto con la morte.
Si, vero. E la scelta di questo monologo non avviene per caso. La classicità ci ha portato a pensare ad Elena di Troia, o meglio di Sparta, come ad una figura di eterea e sublime bellezza tale, che diede vita alla guerra di Troia o forse fu più il capro espiatorio di una voluta belligeranza di conquista territoriale. Qualsiasi causa ne sia, a noi perviene come: “Elena cagna abominevole e perversa”, “ Elena distruttrice di navi, uomini e città”, “ Elena fantasma a Troia e fedele sposa in Egitto in attesa di Menelao” “ Elena che tranquillamente passeggia sulle mura troiane costruite da Poseidone mentre fuori imperversa la guerra” e altro più. Ghiannis Ritsos invece ne vuole dare una connotazione diversa: Elena è vecchia, centenaria o forse millenaria, una donna distrutta in anima e corpo, sfatta, decrepita che si rende conto di non essere più sensuale, seducente, provocante. La donna prende consapevolezza del suo decadimento, della bellezza disciolta, del suo corpo in disfacimento e affronta la sua agonia, la sua pronta dipartita attraverso un monologo interiore fatto di ricordi commoventi e teneri alternati da cinismo, ironia, autoironia e fredda lucidità. La donna, oggetto di passione e desiderio, causa di guerra sanguinosa, sensuale, erotica, simbolo della bellezza in perfezione è soggetta al divenire come qualsiasi mortale: invecchia, si acciacca, decade nonostante le cure assidue delle ancelle che fanno di tutto per renderla piacevole truccandola (anche da clown), vestendola di tutto punto e profumandola con oli ma, quando Elena chiuderà gli occhi, le ancelle fedeli saranno le prime ad impossessarsi dei suoi gioielli, abiti, fragranze e suppellettili.
Ultima domanda, il covid-19 per mesi ha obbligato al distanziamento individuale, alla chiusura di tutto, invitandoci a rimanere a casa. Ora finalmente, con le dovute precauzioni e misure di sicurezza si riparte. Come ha vissuto questo periodo di isolamento?
Ovviamente a casa in famiglia. Non ho paura delle malattie, il covid-19 non mi fa paura poiché mi sono strettamente attenuta alle nuove regole di comportamento sociale e direttive di legge. Il mio vero timore è l’assenza di pubblico a teatro, o meglio l’aumento dell’assenteismo per paura di contagi, per disinformazione e per gli eventuali disagi o seccature provocati dall’indossare mascherine, guanti, visiere, uso del gel ecc…pertanto mi sono industriata nell’organizzare laboratori a tal fine.
Il suo spettacolo” L’Ultima notte di Elena” vedrà come musicista accompagnatore suo marito Daniele D’Angelo.
Si, la nostra perfetta sinergia ha permesso la realizzazione a pieno dei miei, nostri spettacoli dove musica, parola, corporeità ed emozione si completano pienamente.
La ringraziamo ancora per la sua disponibilità e aspettiamo con ansia la sua performance Elena’s night il prossimo 19 luglio al teatro greco di Portigliola.