di Patrizia Massara Di Nallo (Foto e fonte Adnkronos)
E’ “una seria minaccia per i pazienti e i sistemi sanitari” e si sta “diffondendo rapidamente” negli ospedali europei. Il fungo farmaco resistente Candidozyma auris (già noto come Candida auris), in 10 anni, tra il 2013 e il 2023, ha fatto registrare nei Paesi dell’Ue/Spazio economico europeo oltre 4mila casi, con un aumento significativo a 1.346 casi segnalati da 18 Paesi solo nel 2023. L’Italia è fra i 5 Paesi più colpiti, che hanno rappresentato la maggior parte dei casi nel decennio, insieme a Spagna, Grecia, Romania e Germania e per la precisione risulta il terzo Paese per numero di segnalazioni. A lanciare l’alert è l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, sulla base della quarta ultima indagine, che ha coinvolto 36 Paesi in tutto e conferma la rapida diffusione del super fungo. L’analisi riporta: “Il numero di casi è in aumento, le epidemie stanno aumentando di portata e diversi Paesi segnalano una trasmissione locale in corso I risultati evidenziano l’importanza della diagnosi precoce e del controllo della trasmissione per evitare una rapida diffusione su larga scala”.
L’Ecdc, inoltre, evidenzia la necessità di un “intervento urgente”, perché la Candidozyma auris (C. auris) è un fungo che solitamente si diffonde all’interno delle strutture sanitarie, è spesso resistente ai farmaci antimicotici e può causare gravi infezioni nei pazienti gravemente malati. Inoltre, la sua capacità di persistere su diverse superfici e apparecchiature mediche e di diffondersi tra i pazienti ne rende particolarmente difficile il controllo.
Una nota Diamantis Plachouras, responsabile della Sezione resistenza antimicrobica e infezioni correlate all’assistenza sanitaria dell’Ecdc, riporta: ” C. auris si è diffusa nel giro di pochi anni, passando da casi isolati a una diffusione capillare in alcuni Paesi. Questo dimostra la rapidità con cui può insediarsi negli ospedali” (… ) “Ma questo non è inevitabile. La diagnosi precoce e un controllo rapido e coordinato delle infezioni possono prevenire un’ulteriore trasmissione”.Recenti epidemie sono state segnalate a Cipro, Francia e Germania, mentre Grecia, Italia, Romania e Spagna hanno dichiarato di non essere più in grado di distinguere focolai specifici a causa dell’ampia diffusione regionale o nazionale, perché in molti di questi Paesi la trasmissione locale sostenuta si è verificata nel giro di pochi anni dal primo caso documentato, evidenziando una finestra temporale critica per interventi tempestivi volti a fermarne la diffusione.
L’Ecdc nella nota prosegue: “Sebbene alcuni Paesi abbiano mostrato risultati positivi nel limitare le epidemie di C. auris, molti si trovano ad affrontare gravi lacune. Nonostante l’aumento del numero di casi, solo 17 dei 36 Paesi partecipanti alla survey (cioè che dispongono attualmente di un sistema di sorveglianza nazionale per C. auris) solo 15 Paesi hanno sviluppato linee guida nazionali specifiche per la prevenzione e il controllo delle infezioni”. La capacità di laboratorio risulta “relativamente più solida”: infatti 29 Paesi segnalano l’accesso a un laboratorio di riferimento o specializzato in micologia e 23 offrono test di riferimento per gli ospedali. “Sebbene il numero di infezioni da C. auris sia in netto aumento, in assenza di una sorveglianza sistematica e di una segnalazione obbligatoria, la reale portata del problema è probabilmente sottostimata”, avverte l’Ecdc che sta valutando regolarmente la situazione epidemiologica con queste indagini avviate dal 2018 e con valutazioni rapide del rischio. L’obiettivo consiste nel: “Supportare gli Stati membri nel migliorare la loro preparazione e le capacità di risposta tempestiva, per prevenire o contenere tempestivamente le epidemie di C. auris e prevenirne l’ulteriore trasmissione”.













