di Patrizia Massara Di Nallo (Foto e fonte Adnkronos).
Uno studio internazionale al quale ha partecipato Enea, condotto in 744 città di 36 Paesi europei, pubblicato su The Lancet Planetary Health e realizzato nell’ambito del progetto europeo Life Airfresh è arrivato ad una conclusione ovvia nell’immaginario collettivo, ma di nuovo provata scientificamente: l’aumento del 5% della superficie alberata in città comporterebbe una riduzione degli inquinanti atmosferici tale da evitare circa 5mila morti premature all’anno. Inoltre, la ricerca ha messo in evidenza come si potrebbero evitare fino a 12mila morti all’anno se ogni centro cittadino avesse una superficie coperta da alberi di almeno il 30%.
La coordinatrice del progetto per Enea, Alessandra De Marco, ha affermato: “In ambito urbano polveri sottili, biossido di azoto e ozono sono tra gli inquinanti più pericolosi per la nostra salute e per quella degli ecosistemi. Entro il 2050, si stima che circa l’80% della popolazione europea risiederà in contesti urbani, accentuando la rilevanza di queste problematiche. Aumentare la quantità di alberi in città permetterebbe di ottenere benefici simultanei come il miglioramento della qualità dell’aria, la mitigazione dell’effetto isola di calore estiva, la conservazione della biodiversità e, soprattutto, il benessere dei cittadini”.
L’Unece (Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite) raccomanda l’adozione della strategia del 3-30-300 che consiste nel raggiungimento di tre obiettivi specifici: 3 alberi visibili da ogni casa, scuola o luogo di lavoro, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e 300 metri di distanza massima della propria abitazione da un parco o da spazio verde pubblico.
Utilizzando un approccio integrato che combina dati ambientali e sanitari a livello europeo su un arco temporale di 20 anni, cioè dal 2000 al 2019, lo studio ha evidenziato che la copertura arborea media è cresciuta di appena 0,76 punti percentuali, che il 73,5% delle città analizzate ha registrato un incremento del verde e al contempo la mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico è diminuita in media del 3,4%.
Attualmente, in Italia, la copertura vegetale raggiunge il 30% solo a Napoli (32%), mentre a Milano e a Roma arriva, rispettivamente, al 9% e 24%. Sottolinea A. De Marco che: “Una copertura arborea urbana al 30%, come quella raggiunta da alcune città europee, potrebbe ridurre le morti premature del 9,4% (… ) Al contrario, abbattere la superficie alberata fino ad azzerarla comporterebbe un aumento della mortalità: +19,5%…”. Il verde urbano non ha influenza solamente sulla qualità dell’aria, perché gli alberi possono infatti ridurre la temperatura percepita, mitigando l’impatto delle ondate di calore.
La strategia dell’Ue sulla biodiversità fino al 2030 prevede l’impegno dei Paesi aderenti a piantare almeno 3 miliardi di alberi entro la fine del decennio per portare a un aumento significativo della copertura arborea media nelle città. Conclude A. De Marco che: “Per raggiungere questo obiettivo, i programmi di piantumazione dovrebbero interessare non solo gli spazi pubblici, ma anche, e soprattutto, quelli privati, come cortili residenziali, oltre alle aree periurbane. È fondamentale che urbanisti e amministratori vengano incoraggiati a integrare infrastrutture verdi urbane pensate su misura per i diversi contesti locali. Questo approccio dovrebbe essere accompagnato da politiche di riduzione delle emissioni e da interventi complementari, come i corridoi di aria fredda o i tetti verdi, per massimizzare i benefici in termini di salute pubblica e qualità della vita, con il risultato di città più sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici nel lungo termine”.













