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McDonald McDonald McDonald
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Delusa e arrabbiata. Storia di una precaria del mondo del turismo

18 Luglio 2013
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Tempo stimato: 6 min per leggerlo
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McDonald McDonald McDonald

di Domenica Bumbaca

Noemi, nome di fantasia, è una giovane lavoratrice precaria che, dopo vari tentativi di impiego nella Locride, qualche anno fa è “emigrata” sulla costa degli Dei, fascia tirrenica, in cerca di lavoro. Apprendista, precaria, lavoro stagionale, come barista, operatrice turistica ecc… oggi, Noemi, si ritrova con un pugno di mosche in mano e tanta rabbia.

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Nessuna garanzia sul suo lavoro, nessuna soddisfazione, ma si ritrova a sopportare il “gioco” disonesto degli imprenditori, presenti tali, busta paga falsata e la rabbia oggi sale sempre più. Non riesce a tacere, si sfoga, e mentre rientra nella sua terra locridea, dove la situazione non è poi così diversa, ci racconta quello che ha vissuto in questi anni.
«La zona tirrenica calabrese – racconta la giovane- che va da Pizzo a Nicotera è riuscita negli anni a sviluppare un fiorente turismo attraendo visitatori da ogni parte del mondo. Tropea, fiore all’occhiello del litorale, beneficiò a partire dagli anni ’70 della lungimiranza della coppia tedesca Max e Marie Luise Billig di Monaco di Baviera che videro nella pittoresca cittadina e nel mare invidiabile una gallina dalle uova d’oro. E così fu, anche gli imprenditori del luogo cominciarono a darsi da fare, ed in qualche decennio una moltitudine di strutture alberghiere comparvero sul territorio, iniziando a dare lavoro, almeno nei mesi estivi, a tutta una serie di categorie di lavoratori, qualificati e non. Il successo era assicurato, e furono veramente molto bravi a valorizzare ogni cosa, dai prodotti tipici come la cipolla rossa, alle tradizioni locali, compresi balli e canti popolari. Faceva da cornice il mare. I tropeani dovrebbero ergere un monumento a favore dei coniugi se godono ancora oggi di una discreta fama nel mondo e di una certa ricchezza, che non sempre le politiche locali hanno saputo salvaguardare e gestire in maniera adeguata.
La perla del Tirreno è stata addirittura menzionata dall’attore australiano Russel Crowe, come uno dei posti più belli del mondo. Conoscendo la situazione, credo inoltre che non esista un tedesco che almeno una volta nella vita non abbia trascorso qualche giorno a Tropea. Meta addirittura con le sue 12 chiese di coppie straniere giunte qui per celebrare il loro matrimonio, cittadine e cittadini onorari che continuano ogni anno con la loro presenza a rinnovare sul posto la loro promessa d’amore.
Insomma, fino a qualche anno fa, nonostante la spinosa questione meridionale, e l’arretratezza del sud in generale, questa parte della Calabria si arricchiva, ma soprattutto dava lavoro a tantissime persone, giovani e non.
Allo stesso tempo però, nonostante il turismo si sviluppasse, la formazione professionale nelle scuole non andava di pari passo, e gli imprenditori (più o meno improvvisati) iniziavano ad approfittare del personale assunto fino ad arrivare a quella che è la situazione odierna».
Chiediamo, qual è il vero problema?
«Per anni – dice- un accordo fra le parti (lavoratori e imprenditori) garantiva impegni stagionali (mano mano la stagione estiva da 3 mesi si è allungata a 6) con redditi minimi, senza alcun riconoscimento di trattamenti di fine rapporto, o straordinari o festivi o turnazioni previste dai contratti per il settore alberghiero, a fronte di un altro stipendio invernale che arrivava con la disoccupazione dall’ Inps e permetteva la sopravvivenza durante i mesi freddi. Così il Meridione rimaneva un parassita sulle spalle dello Stato.
Se qualche pecora nera in buona fede, venuta a fare impresa sul posto trattava i dipendenti regolarmente, veniva ricondotta dagli altri sulla retta via. Bisognava adeguarsi allo standard, altrimenti avrebbe rovinato la piazza agli altri imprenditori. E così si rinnovava quel tacito accordo.
“Ti faccio lavorare ma sottopagato, approfittandomi del tuo bisogno. Io mi arricchisco, anche con i finanziamenti percepiti dalla comunità europea e tu sopravvivi bene, anche se ti faccio firmare una busta paga da 1.400 euro e tu ne percepisci 900, perché il costo del lavoro cresce, e lo sai quanto mi costa metterti in regola?”
Ora, negli ultimi 3 anni, da quando questa nuova crisi sta mietendo vittime ovunque, gli stipendi già bassi, sono arrivati a qualche centinaio di euro in meno, ed i contratti sono un optional, naturalmente le mansioni sono le più disparate e addirittura, la parola data, che qui ancora un po’, aveva un senso è volata via. Ci si ritrova inoltre a competere con manovalanza straniera che accetta condizioni quasi inumane perché nel bisogno si cede sempre, e così i diritti vengono sempre meno tutelati e rispettati. Nessuno si sogna di fare una vertenza sindacale! Si vive nella paura e nello sfruttamento. Perciò anche se c’è la volontà delle nuove generazioni di fare impresa seriamente, dando un servizio serio alla clientela, i risultati scarseggiano, si vogliono fare sempre le nozze coi fichi secchi, e impresa sulle spalle degli altri».
«Spezziamo però – aggiunge- una lancia a favore di chi non riesce a fare impresa, soprattutto a causa del costo del lavoro che sicuramente è la fonte primaria di questo danno. Il problema chiaramente rimanda ad una discussione di politiche del lavoro tutte da rivedere.
Per anni, inoltre, sul territorio è stata tollerata la cementificazione scellerata, l’abusivismo su terreni a rischio frane. Villaggi e hotel scaricavano fogna o acque reflue, che dir si voglia, direttamente in mare, i depuratori troppo costosi via via inutilizzati. E così il bel mare è divenuto avvelenato, e solo dall’alto è azzurro, in alcuni giorni ed ore si può vedere tranquillamente galleggiare ogni tipo di rifiuto: dagli assorbenti femminili a teste di pecora mozzate. Si prendono infezioni di ogni genere anche sulla sabbia, i rifiuti ammassati per strada da mesi, e la scarsa movida serale hanno ridotto Tropea (seppur resta una meravigliosa cittadina) ad un luna park dismesso (cito l’amico Nicola D’Agostino).
Sono finiti i tempi della discoteca e della fila al Casablanca, all’epoca famosissimo locale in voga, se non fosse per quei pochi bar nella piazza principale ci sarebbe proprio un mortorio. Senza offese per il Cimitero che invece ha una posizione invidiabile, a picco sulla roccia, e lascia riposare al contrario beati ed in pace i nostri defunti, come il famoso attore Raf Vallone.
Da non credere in un piccolo paesino che da 7.000 anime arriva in estate a circa 13.000 pernottamenti sulla costa, con punta massima di 320 mila presenze nella settimana centrale d’Agosto. Ma il discorso è sempre lo stesso, fino a quando questi geni dell’imprenditoria non capiranno che danneggiare l’altro e lo Stato è danneggiare se stessi povera Calabria mia, le cose rimarranno sempre le stesse, o più probabilmente peggioreranno. Con amore e rabbia».

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