Le associazioni convocate il 6 febbraio per discutere di un decreto datato 8 gennaio. Nessun miglioramento per i cavalli nel nuovo provvedimento: troppo spazio agli organizzatori delle manifestazioni.
R. & P. nota di Italian Horse Protection (foto fonte Gazzetta di Siena)
<<Dopo che tante nostre richieste di incontro sono rimaste per mesi senza risposta, lo scorso 6 febbraio, insieme a ENPA e LAV abbiamo incontrato, tra gli altri, il dottor Ettore Ruggi d’Aragona, capo segreteria del Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato. Oggetto della convocazione, i provvedimenti normativi in tema di manifestazioni popolari con equidi ai quali il Governo stava lavorando per superare la cosiddetta Ordinanza Martini sui palii che veniva rinnovata di anno in anno in via provvisoria. Siamo stati ascoltati in quella che è stata di fatto una riunione surreale: quando il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, l’11 marzo scorso, abbiamo infatti appreso che recava la data dell’8 gennaio. Abbiamo perciò anche compreso che lo staff del Sottosegretario ci ha fatto perdere tempo e ci ha presi in giro ma, soprattutto, ha preso in giro le migliaia di cittadini della cui sensibilità le associazioni si fanno portavoce: un comportamento vergognoso da parte delle Istituzioni, dalle quali ci aspettiamo delle scuse>>.
Così Sonny Richichi, presidente di IHP (Italian Horse Protection, la prima associazione italiana di tutela degli equidi). <<Abbiamo provato più volte a contattare la segreteria del dottor d’Aragona per chiedere delucidazioni sull’accaduto: nonostante le promesse, non hanno mai risposto alle nostre richieste. Questo è un atteggiamento semplicemente vergognoso da parte di chi rappresenta le istituzioni>> aggiunge Richichi.
<<Appare a questo punto pleonastico rimarcare che gli 8 articoli dei quali consta il decreto non migliorano per nulla la tutela degli animali impiegati nelle manifestazioni popolari: il provvedimento non si cura del loro benessere ma solo degli interessi degli organizzatori di queste manifestazioni, come dimostra l’esultanza di alcuni di essi, a partire dalla sindaca di Siena, città del Palio per eccellenza – prosegue Richichi -. Anzi, in alcuni passaggi il decreto rischia di peggiorare la situazione attuale. Ad esempio, restringere l’applicabilità della norma ai soli cavalli cosiddetti atleti lascia fuori asini, muli e anche i cavalli che non rientrano nei criteri necessari a definirli appunto atleti ed iscriverli nell’apposito Registro. Le autorizzazioni sono demandate ad autorità locali indicate in modo generico, che possono essere individuate anche tenendo conto delle tradizioni e delle consuetudini: quindi non si dice in modo chiaro chi deve decidere. Non ci sono protocolli obbligatori per i test antidoping e il regolamento sulla materia è lasciato agli organizzatori. Si stabilisce che i fantini condannati per maltrattamenti sugli animali non possono correre per 5 anni: il trionfo dell’ipocrisia, al sesto anno ripartono. L’unico, insufficiente, elemento di miglioramento è rendere obbligatoria la presenza di un mezzo di soccorso attrezzato. Per il resto, si è persa un’occasione per migliorare davvero il benessere degli equidi e difficilmente poteva andare in un altro modo, visto che si sono ascoltati soltanto i promotori di queste manifestazioni mentre le associazioni che esistono proprio per tutelare gli animali sono state prese in giro>>.