foto fonte Ansa.it
Presentata la documentazione afferente alla prestigiosa candidatura a palazzo dei Bruzi, alla presenza del primo cittadino e con i parlamentari cosentini Alfredo Antoniozzi, Simona Loizzo e Anna Laura Orrico. Un evento storico per Cosenza e per la Calabria intera vedere annoverato uno dei suoi cinque capoluoghi di provincia tra le sedici “sorelle” dello Stivale in concorso per questo traguardo che senz’alcun dubbio segna se non una svolta un passo indubbiamente in avanti sotto il profilo socio-culturale.
di Antonio Baldari
Pensa in grande e, per questo, ha preparato un vero e proprio dossier che la vede tra le sedici concorrenti quale “Capitale italiana della Cultura 2026”: stiamo parlando della Città di Cosenza, che stamattina ha presentato tale, corposa, documentazione afferente alla candidatura a palazzo dei Bruzi, alla presenza del sindaco, Franz Caruso e con i parlamentari cosentini Alfredo Antoniozzi, Simona Loizzo e Anna Laura Orrico.
Naturalmente un evento storico per Cosenza e per la Calabria intera vedere annoverato uno dei suoi cinque capoluoghi di provincia tra le sedici “sorelle” dello Stivale in concorso per questo, prestigioso, traguardo che senz’alcun dubbio segno se non una svolta ma indubbiamente un passo in avanti sotto il profilo socio-culturale, come ha del resto inteso sottolineare proprio il primo cittadino, Caruso, il quale ha rimarcato come “Abbiamo lavorato ad un’iniziativa che ci fa ben sperare, un progetto che ci dà fiducia per la vittoria finale – così Caruso – in ogni caso riteniamo che quello di essere tra le sedici concorrenti sia già un risultato lusinghiero, che segna la rinascita della città”.
E tutto ciò che ne consegue, aggiungiamo sommessamente noi, in termini di immagine e di trasmissione all’esterno del “prodotto Cosenza”, facendo vedere ciò che di buono la città è in grado di mostrare; ed è altresì, questo, uno stimolo in più per fare da traino alla Calabria intera a rimboccarsi maggiormente le maniche dando il meglio di sè in ogni settore, buttando via quella “maglia nera” che costituisce un impresentabile biglietto da visita da tanto, troppo, tempo.