di Gianluca Albanese
SIDERNO – “Col Ddl Calderoli si passa da un regionalismo di tipo solidaristico a uno di tipo competitivo”. Nelle parole della docente di Diritto Costituzionale dell’Università di Torino Alessandra Algostino c’è il compendio della riforma sulla cosiddetta “Autonomia differenziata” che, come ha ricordato il direttore dello Svimez Luca Bianchi “è stato incardinato oggi – ieri per chi legge – in Parlamento, utilizzando un metodo da Caterpillar tipico di chi vuole andare avanti come un treno”.
Entrambi sono intervenuti in videoconferenza all’incontro sul tema “Autonomia differenziata. Quali i reali rischi?” organizzato dall’amministrazione comunale di Siderno, con la partecipazione dei sindaci della Locride, del primo cittadino metropolitano facente funzioni Carmelo Versace e dei segretari regionali dei sindacati confederali.
Moderato dalla anchorwoman Maria Teresa Criniti, il dibattito è stato introdotto dalla sindaca di Siderno Mariateresa Fragomeni che ha spiegato che “l’idea di organizzare l’incontro è maturata dalla necessità di approfondire un tema così attuale, specie per chi, come noi, non vuole la secessione dei ricchi e punta a un progetto solidale di sviluppo del Paese. Quando ero assessore regionale – ha proseguito – mi sono scontrata con molti presidenti di regione del mio partito perché su queste tematiche è giusto farlo”.
Particolarmente apprezzato l’intervento del vescovo della diocesi di Locri-Gerace Francesco Oliva, che si è detto consapevole dei rischi della riforma e ha ricordato la presa di posizione di altri vescovi.
Carmelo Versace, pur reputandosi “scevro da preclusioni precostituite” ha puntato l’indice sul mancato coinvolgimento dei sindaci in quella fase preliminare di ascolto del territorio che, di fatto, è mancata, rivendicando altresì “la capacità mostrata dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria di mettere a terra i progetti finanziati col Pnrr, e il merito – ha aggiunto – è di tutti i 97 sindaci”.
E se il presidente dell’assemblea di AssoComuni Locride Vincenzo Maesano ha ammesso che “c’è il rischio che si allarghi il divario tra zone ricche e zone povere del Paese”, il segretario regionale della Cgil Angelo Sposato ha spiegato che “le ragioni di fondo del Ddl affondano le radici in un pensiero leghista e in una società che non sono più quelle degli anni ’90, visto che viviamo le conseguenze della globalizzazione e della crisi economica, frutto anche di Covid e guerra. Serve un regionalismo migliore – ha aggiunto – di quello che si è realizzato in Calabria, che agevoli le fusioni dei comuni e che metta mano agli enti strumentali”.
Il suo omologo della Cisl Tonino Russo ha dichiarato di aver incontrato Calderoli un paio di volte, ricordandogli “che la spesa pubblica in una città del Sud è pari a un quarto di una del Nord. Per questo – ha detto – non dobbiamo continuare a stare sulla difensiva, ma stringere alleanze con la parte sana della società”.
In conclusione, il segretario generale di Uil Calabria Santo Biondo ha proposto di “fare fronte comune tra la battaglia per la realizzazione del Pnrr al Sud, e la battaglia contro l’attuazione di questa autonomia differenziata. Sono temi – ha aggiunto – che possono essere oggetto di una mobilitazione, alla quale però vanno aggiunti strumenti tecnici ai Comuni che per attuare i progetti del Pnrr devono essere messi nelle condizioni di costituirsi in Ato”.