Il taglio dell’Irpef non li soddisfa per niente, gli agricoltori hanno ben altro in testa ed è molto chiaro nella sostanza: “Vogliamo che venga valorizzato il nostro prodotto, non ci stiamo più a lavorare sottocosto”. Perché il loro lavoro non viene adeguatamente remunerato quando essi arrivano sugli scaffali per proporli alla vendita al consumatore: è da tanti anni che i rappresentanti politici italiani non si fanno sentire nella sede continentale più opportuna, avendo fallito il proprio mandato.
di Antonio Baldari
È venne il giorno della “Marcia su Roma”. Dopo alcuni momenti di pausa, sullo sfondo di qualche forma di disaccordo, gli agricoltori saranno quest’oggi a Roma, diventando dei…leoni al Colosseo.
Eh sì perché ciò che nei giorni scorsi ha deciso in prima battuta il Parlamento europeo a Bruxelles, e secondariamente il Governo italiano a Roma non li ha soddisfatti per nulla, ragion per cui tengono botta e, decisi, vanno avanti.
Ed invero, il taglio dell’Irpef non li soddisfa per niente, gli agricoltori hanno ben altro in testa ed è molto chiaro nella sostanza: “Vogliamo che venga valorizzato il cosiddetto “Made in Italy”, non ci stiamo più a lavorare sottocosto”.
Lo sottolineano con forza e con tutte le sigle che si sono formate da Nord a Sud, dalla Lombardia alla Calabria; dal Piemonte alla Campania; dal Veneto alla Sicilia: per tanto, troppo!, tempo i loro prodotti sono stati svenduti, e non ci stanno più.
Perché il loro lavoro non viene adeguatamente remunerato quando essi arrivano sugli scaffali per proporli alla vendita al consumatore: è da tanti anni che i rappresentanti politici italiani non si fanno sentire nella sede continentale più opportuna, avendo fallito il proprio mandato.
Oggi ne prendono atto con la vibrata e dilagante “protesta dei trattori”, com’è stata ribattezzata, che prosegue il proprio cammino, spigliatamente ritmato in avanti, e non si concluderà se non quando saranno soddisfatte tutte le aspettative sul tappeto.
Ci si è dentro fino al collo, tutti indistintamente anche perché, come gli stessi agricoltori hanno scritto “La nostra fine sarà la vostra fame”, ergo…