di Vincenzo Tavernese*
Pochi giorni prima di Natale, ho avuto occasione di leggere con grande piacere l’intervento di Enrico Tarzia sulla fusione tra i comuni di Marina di Gioiosa e Gioiosa Ionica.
Prima di venire rapidamente ai miei argomenti, faccio una precisazione: attualmente sono vicesindaco di Marina di Gioiosa, essendo stato eletto con una lista nel cui programma la fusione non ha trovato posto. Quindi le mie posizioni personali, note fin dal 2016, non hanno trovato posto nella mediazione di cui necessariamente ogni programma elettorale è il precipitato. Malgrado ciò rimangono immutate.
Da quando, su invito di Giuseppe Jirilli, ho avuto modo di approfondire con lui l’argomento, animando un dibattito che fu ospitato sia sulle colonne di Riviera, sia sulle pagine di Lentelocale.it, con interventi molto qualificati anche di personalità non concordi con noi (una su tutte quella del prof. Tommaso Greco dell’Università di Pisa), ho accumulato una imponente mole di argomenti a favore della fusione: la storia, la geografia, la demografia, l’economia e la finanza locale, nella mia interpretazioni, militano a favore della nascita di un solo ente, poco al di sotto dei 15.000 abitanti, con un territorio perfettamente leggibile in modo unitario, ospitante un grande abitato sostanzialmente conurbato, sviluppantesi dal mare all’antica Motta, e delle aree rurali omogenee che si stendono anch’esse dalla costa ai colli. Tale territorio peraltro è all’intersezione tra la trasversale dei due mari e la statale ionica nel tratto già ammodernato, con tutti i benefici che questo comporta.
Fin qui la teoria, in assoluta sintesi. Poi la pratica: la vita amministrativa mi ha insegnato molto, circa le dinamiche che presiedono alla quotidianità dei nostri comuni. Se giustamente Tarzia parla di fatica della democrazia, io devo senz’altro riferirmi alla fatica dell’amministrazione, che ha ritmi a volte talmente lenti da snervare, talaltra convulsi e ultrarapidi, tanto da impedire ogni seria riflessione. Permettetemi una breve digressione: l’amministrazione locale è imbrigliata in una miriade di leggi (tra cui spiccano quelle che ingessano drammaticamente i bilanci), regolamenti, contratti che rendono estremamente difficile dispiegare al suo interno un’azione politica propriamente detta. Al livello politico resta sostanzialmente la possibilità di stabilire alcune priorità, tra le cose che comunque andranno fatte, e fare qualche scelta, che raramente riesce a cambiare veramente le cose: la politica incide quindi relativamente poco sull’amministrazione, mentre può fare di più per animare il contesto sociale, a meno che non rimanga ostaggio di quel deep state in sedicesimo, costituito dal funzionariato e dai lavoratori dipendenti del comune.
Bisogna quindi alzare lo sguardo: l’amministrazione quotidiana, anche se mostra alcune pratiche virtuose, si scontra sempre con il quadro desolante che ho descritto sopra. Bisogna sottrarre spazio al funzionariato sclerotico e lento, ossessionato da inesistenti responsabilità fino al punto di perdere di vista i suoi stessi doveri, abbandonandosi sovente ad un’inerzia desolante, ma allo stesso tempo molto ai propri diritti, per fare spazio ai funzionari e ai lavoratori motivati, in sintonia con le legittime e giuste richieste della cittadinanza e disponibili a collaborare con gli organi politici, al di là delle proprie convinzioni personali. L’Unione dei Comuni è utile e sufficiente a questi fini, come mi suggerisce una persona che gode della mia più alta stima? Utile, ma non sufficiente. La reduplicazione degli organi politici e gestionali al livello dell’Unione (che ha la sua giunta, il suo consiglio, i suoi uffici – segreteria, affari generali, bilancio ecc.) pone problemi burocratici che chi non fa parte delle amministrazioni difficilmente può immaginare: bisogna semplificare.
Avere una sola Gioiosa finalmente ci permetterà di mettere seriamente in atto la rotazione al vertice degli uffici, premiando i funzionari migliori, ma soprattutto permetterà di creare un rapporto tra i politici e una base sociale più ampia e articolata. Immaginiamo, ad esempio, di organizzare un programma culturale e turistico unico per la stagione estiva, in cui confluiscano in forma ordinata tutti gli eventi che ora si accavallano e si sovrappongono tra le nostre due cittadine, permettendo a organizzazioni che adesso si concentrano nel centro storico gioiosano di allargarsi alla marina e viceversa. Per non parlare dell’urgenza di una valorizzazione unitaria della villa del Naniglio e del Teatro Romano. Qualcuno dirà che si può fare già adesso: la mia risposta è “provateci”. Senza una guida unitaria e l’abbattimento del confine amministrativo, certe cose costano il triplo della fatica per la metà del risultato.
Bisogna quindi lasciar da parte l’Unione? Niente affatto. Anzi, al contrario. Gioiosa deve essere una, ma non è Martone, San Giovanni, Grotteria o Mammola: queste comunità (lo penso oggi come nel 2016) devono mantenersi autonome nella gestione dei propri territori, delle proprie strategie di sviluppo e di eventuale aggregazione, per via delle differenze storiche, territoriali, demografiche; ma è logico mettere in comune con esse alcuni settori e servizi, come la polizia locale, la centrale di committenza per le forniture e le opere pubbliche, i servizi alla persona. L’Unione è eminentemente funzionale, la fusione è un atto politico: una può forse migliorare la vita quotidiana dell’amministrazione, ma solo la seconda può cambiare le cose sostanzialmente in meglio, dando alla nuova Gioiosa, nel contesto della valle del Torbido la spinta per diventare nella Locride, nella Città Metropolitana e nella Regione, un riferimento fondamentale, con tutti i risvolti anche economici che ne possono discendere.
Raccolgo quindi l’invito di Tarzia alla collaborazione al di là degli steccati (anche se sotto elezioni si fa fatica a mettere da parte le tattiche ed i calcoli, questo lo comprendo bene), certamente a titolo personale, ma portando con me il mio nuovo bagaglio di esperienze da amministratore e la certezza che molti altri, anche distanti dalla politica, si uniranno a noi, per favorire la realizzazione di questo grande obiettivo per la nostra Gioiosa.
*: dottore in Filosofia e vicesindaco di Marina di Gioiosa Ionica