
di Simona Masciaga – Immagini e Video di Enzo Lacopo © 2020
LOCRI – Padronanza scenica, abilità comunicativa, umorismo e ironia determinata da un forte acume intellettivo, Orazio Alba, attore siciliano DOC, domina per ben 80 minuti il palcoscenico allestito presso la Corte del Palazzo Comunale di Locri. La performance di ieri sera, una delle tante appartenente alla copiosa stagione teatrale estiva voluta da Domenico Pantano, ha entusiasmato e coinvolto l’esiguo ma pur competente pubblico presente: certamente per tematica e bravura, Orazio Alba meritava un pubblico molto ma molto più numeroso.

Il poema cavalleresco dell’Ariosto, “Orlando Furioso”, con chiaro riferimento al canto 23° dell’opera, laddove si narra della pazzia di Orlando e, del relativo recupero del senno, conservato sulla luna raggiungibile solo attraverso il cavalcare del “fantastico” Ippogrifo alato, ha preso vita, in men che non si dica, per opera della narrazione, interpretazione e mimica di un capacissimo Orazio Alba. Da solo, nelle vesti dell’umile e classico cantastorie siciliano, con grande maestria, avvalendosi di un solo tamburo e giochi di luce, ha ripercorso un classico appartenente sia alla letteratura classica che , e forse maggiormente, alla tradizione sicula.

Scenografia volutamente spartana e sterile proprio per dare rilevanza alla voce narrante, abiti comuni e non ricercati per fare scena (i cantastorie erano poveri), un perfetto equilibrio storico di una Sicilia antica per tradizioni e moderna, attuale, pronta ad incarnare l’attualità nella tradizione e farne ricchezza, motivo di discussione ma tendenzialmente crescita culturale. Orazio Alba, “cunta” (racconta) una fiaba, per elementi magici, che diventa favola per l’alto contenuto etico e morale. L’Orlando furioso è attualissimo : sempiterna lotta tra cattolici e musulmani, integrazione, tolleranza, gelosie, amore, violenza, emigrazione, conquiste, scontri fra culture che l’attore autore risolve intelligentemente strappando un sorriso e soprattutto inserendo anglicanesimi nelle faccende risolutive atte a sottolineare il servilismo e il feudalesimo degli italiani nei confronti di chi, tutto sommato, domina il mondo.