LOCRI – Nessuna poesia artificiale da “cielo in una stanza”; nessuna “cena elegante” in maschera per assecondare le fantasie di qualche vecchio facoltoso. Il contesto in cui si muovevano le ragazze dell’Est Europa rimaste vittime dell’organizzazione di sfruttatori sgominata con l’operazione “Stazioni a luci rosse” disegna un quadro di assoluto squallore, di degrado, di bieca schiavitù.
Nelle carte dell’inchiesta si legge della giornata tipo di una di queste ragazze nate dopo il crollo del Muro di Berlino, la prima e l’unica capace di ribellarsi a chi, in Romania, riuscì a convincerla a venire in Italia “A vendere accendini” e invece quell’Italia solo immaginata durante l’infanzia difficile in un orfanatrofio si sarebbe rivelata terra di schiavitù.
Niente Colosseo, Vaticano, golfo di Napoli o le guglie del duomo di Milano. Lo scenario delle giornate tipiche di queste giovani – spesso giovanissime – schiave del sesso per poche decine di euro al giorno erano le stazioni dei nostri centri più popolosi. Proprio quelle stazioni che un tempo erano crocevia di arrivi e partenze, nelle quali sorgevano piccole attività commerciali e che rappresentavano il biglietto da visita delle cittadine per i nuovi visitatori, ora abbandonate dalla politica dei tagli lineari e ridotte a luoghi bui e maleodoranti, scenari ideali per l’esercizio del mestiere più antico del mondo.
Sveglia alle 7 e via. Verso Siderno, Locri o Bovalino. A bordo di un autobus di linea all’andata, affidandosi alla generosità dell’ultimo cliente in tarda serata per il viaggio di ritorno, avendo ben presente che l’indomani la giornata sarebbe stata identica a quella appena vissuta.
Un solo pasto garantito, a cena, nello squallido appartamento condiviso da un’umanità varia: colleghe, maitresse e papponi. Niente pranzo. Al massimo un panino al bar della stazione comprato coi pochi euro rimasti, se si riusciva a fare la cresta sui guadagni della vendita del proprio corpo. Perché gli ordini erano chiari. Cinque euro o giù di lì rimanevano alle schiave; tutto il resto (mediamente 300-400 euro al giorno) all’organizzazione.
E i prezzi delle prestazioni? 30 euro ai clienti giovani (per lo più disadattati del posto o bassa manovalanza d’importazione e di origine indiana) e 50 ai vecchi. Che poi erano i clienti più affezionati. Generosi e fedeli. Qualcuno riusciva anche a fornire qualcosa da mangiare alle poverette. Una di queste ci provò a scappare via, ma fu subito raggiunta, prelevata e picchiata dalla sua maitresse e connazionale. Il giorno dopo, stesso pullman, stessa giornata, stessa triste sequenza di rapporti consumati a bordo di utilitarie male in arnese o in vecchie auto di grossa cilindrata.
Stesso squallore.
Sul quale i Carabinieri della stazione di Siderno hanno posto un deciso sbarramento, dopo una lunga attività d’indagine condotta efficacemente e ripresa per i capelli dal PM Sgueglia, brava a capire che quelle dichiarazioni rese da una prostituta più che ventenne ai Carabinieri erano veritiere e andavano tenute nella debita considerazione.
Naturalmente l’opera di bonifica di certe aree è ancora lunga, ma il segnale che è stato dato oggi è chiaro: nessuna tolleranza verso chi pensa di sfruttare il prossimo, rendendo le nostre strade degradate come quei “quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”.
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