di Simona Masciaga (foto fonte Adnkronos)
Un processo civile iniziato il 7 giugno del 2022, laddove le eredi legittime Maria Beatrice, Maria Pia e Maria Gabriella, assistite dall’avvocato Sergio Orlandi, rivendicano la restituzione dei gioielli di famiglia di casa Savoia confiscati nel giugno del 1946 e, altresì custoditi, assieme a( quanto si dice) documenti storici importanti, nel caveau della Banca d Italia.
Sicuramente la morte recentissima di Vittorio Emanuele non frenerà l’istruttoria ormai giunta alla sentenza finale nell’ ottobre pv. Comunque sia, a noi preme sottolineare che la vicenda dei gioielli di casa Savoia si presenti come un intreccio di misteri.
Viene da chiederci il motivo per cui, a quasi 80 anni dall’ esilio dei regnanti, e dalla proclamazione della Repubblica, alcun Governo o Presidente della Repubblica, abbia mai pensato di esporre in luogo adeguato, tali beni, ormai appartenenti allo Stato, rendendoli visibili e fruibili al pubblico, così come, la Corona Inglese lo faccia da tempo. D’altro canto, dobbiamo sottolineare che, accanto al Museo Egizio di Torino, è stata realizzata la Galleria Sabauda: una pinacoteca che ripercorre la storia della dinastia italiana, la più antica d Europa tra ritratti di nasoni, strabici e poco eleganti nobili, realizzati da artisti di fama, che hanno sicuramente contributo alla storia del nostro Paese ma sicuramente poco piacevoli all’occhio.
Nonostante le vicende giudiziarie tra lo Stato e i Savoia, a pochi è dato sapere quale realmente sia il valore della Corona d’Italia! Si parla di 300 milioni di euro nonostante l’ultima valutazione fatta da casa Bulgari la quale ne ha ridotto notevolmente il valore a causa della cattiva manutenzione e soprattutto dello smantellamento dei gioielli per sopperire alle necessità di famiglia dovute alla ” crisi ” del periodo di guerra. Nonostante ciò, da documenti ben attestanti, al governatore Luigi Einaudi del 1946, futuro presidente della Repubblica, il verbale in elencazione riportava ben 6732 brillanti e 2000 perle di appartenenza privata dei regnanti senza contare i gioielli di rappresentanza.In umiltà di indagine e ricostruzione su testimonianze certe che per privacy non riveliamo, siamo riusciti ad avere una ricostruzione dell’ incondivisibile visivamente patrimonio in questione. Diadema della duchessa della Regina Margherita con brillanti che fu smontato per esigenze economiche e venduto sotto forma di 3 spille di cui se ne possiede una.Fermaglio per capelli in oro, argento e diamanti proveniente dal diadema della duchessa di Aosta che fu smontato in più parti e venduto all’asta nel 1901.
Del diadema a fiori in oro, argento, diamanti e zaffiri di Elena di Montenegro se ne fecero 4 spille durante il periodo fascista di cui tre vendute per cercare di salvare la figlia Mafalda rinchiusa in un lager tedesco dove trovò la morte.Anello di perla nera donato da Mussolini, spille, collane, diademi, anelli, bracciali e altro solo ben visibili dalle foto d epoca…ma… perché non rendere visibile tale tesoro? Perché custodirlo senza senso in un caveau? 80 anni chiuso e inutile, infruttante per l Italia.
Se guardassimo veramente al titolo e al potere dinastico non potremmo né godere della visione della Corona ferrea (Duomo di Monza), né della copia della corona d Italia e Sardegna (Villa Reale Monza) e soprattutto, per i fedeli, pregare davanti alla Sacra Sindone (Duomo di Torino).