di Redazione
Pur provenendo da parti politiche diverse, e spesso molto distanti tra loro, si registrano molti reazioni positive dopo la vittoria del NO al referendum costituzionale di domenica scorsa. Di seguito i comunicati stampa giunti oggi alla nostra redazione:
L’affluenza altissima – oltre il 68% e il peso numerico di quello che è stato un super “No”quasi 20 punti di distacco ,sono i due elementi centrali di quella che per Matteo Renzi è una sconfitta epocale. Non solo politica ma anche e soprattutto personale. Una disfatta che peserà inevitabilmente anche sul futuro del leader del Pd che ha voluto personalizzare il referendum costituzionale, trasformandolo di fatto in un plebiscito su di sé. Un plebiscito che ha perso sonoramente, mettendo forse a rischio anche la possibilità di rientrare a breve sulla scena politica. Sia che si voti a giugno del prossimo anno, sia – scenario meno probabile – che la legislatura arrivi alla sua scadenza naturale nel 2018.
Di certo, c’è che l’esperienza di Renzi a Palazzo Chigi si è conclusa l’altra notte. A mezzanotte e mezza, per l’esattezza.
Dalle statistiche Nazionali la disfatta è stata compiuta dai giovani. Infatti il culmine della disfatta referendaria è proprio tra i «millennial», gli under 35. Più sono giovani, più sono contro Renzi: addirittura l’88% tra 18-24 anni ha votato No, percentuale che resta sempre maggioritaria rispetto al Sì anche per trentenni e quarantenni finché non si supera la soglia dei 55 anni, oltre al quale le proporzioni si invertono al crescere dell’età. Nella guerra generazionale tra ipergarantiti (gli over 60) sempre più benestanti rispetto al passato (si veda l’ultimo rapporto Censis) e i giovani sottopagati e sottoccupati, il Pd renziano è ormai visto come un nemico dei secondi.
L’immagine del premier boy scout, il giovane spavaldo che litigava con la vecchia ditta di D’Alema e Bersani («I giovani non scalcino per andare avanti», «Non sono un asino, quando voi eravate al governo io andavo ancora a scuola»), è evaporata in due anni di Palazzo Chigi, lasciando il posto al suo contrario: Renzi simbolo della vecchia politica, addirittura della «casta» contro cui proprio lui puntava a dipingersi come il giovane vendicatore. L’aereo presidenziale da 160 milioni di euro, le poltrone pubbliche distribuite agli amici, la Rai lottizzata dai renziani come nella migliore tradizione da prima Repubblica, i parenti dei ministri nei cda delle banche, gli sponsor tra finanzieri e establishment, i vecchi ras di partito riciclati al Sud, sono episodi che, rimbalzati e retwittati sui social network, hanno fatto a pezzi l’appeal di Renzi tra i giovani alle prese col decimo stage gratuito.
C’è poi il disagio reale, la disoccupazione giovanile che ha toccato numeri record, il flop di «Garanzia Giovani», il boom dei voucher rispetto alle assunzioni, gli stipendi più bassi d’Europa per i giovani. Segnali negatvi che non hanno scalfito la narrazione renziana di un’Italia dove «i giovani finalmente comprano casa e fanno un figlio» (disse magnificando il Jobs Act). Uno studio dettagliato di Infodata-Sole24Ore sul voto al referendum dimostra chiaramente che «al crescere della disoccupazione tra chi ha 18 e 29 anni, fonte Istat, aumenta anche la percentuale di voti contrari alla riforma costituzionale». Sono i giovani, sempre più in difficoltà, ad aver rottamato l’ex rottamatore. Lo stesso leader che, solo nel 2014, con le gloriose Europee del 40,8% era riuscito a fare del Pd il partito più votato dai giovani, sottraendo elettori under 30 persino al M5s. «Il 35,5 per cento degli under 24 ha votato per il partito renziano – certificava l’Ipsos -, contro il 25,4 di consensi per Grillo in quella fascia d’età». Un patrimonio bruciato in due anni.
W l’Italia dei giovani che dice no.
Filippo Savica
Coordinatore cittadino Forza Italia Giovani Bovalino Delegato regionale Fi
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Esprimiamo grande soddisfazione per il risultato ottenuto nel Referendum Costituzionale a Reggio e in Calabria, frutto di un lavoro certosino per il quale ci siamo battuti con una lunga campagna di sensibilizzazione iniziata già dal gennaio 2016.
La bocciatura della Riforma Costituzionale, e conseguentemente del Presidente del Consiglio, è una chiara risposta popolare nei confronti di chi intendeva far passare riforme importanti sulla testa degli italiani, riducendo così la Sovranità popolare sancita dalla nostra Costituzione nell’art. 1.
Siamo convinti che il risultato ottenuto conferma che gli italiani sulle cose importanti sono attenti e non vogliono delegare nessuno.
Chi si aspettava una risposta flebile ha fatto i conti con un popolo che vuole riprendersi il diritto di scegliere e non ne può più di essere governato da chi non ha scelto.
Il messaggio che giunge forte e chiaro è che qualsiasi modifica alla Carta Costituzionale non può essere nemmeno pensata senza il rispetto del mandato popolare e che deve finire questa prassi di nominare presidenti del Consiglio non eletti.
Concordiamo con le dichiarazioni sul dopo voto dell’on. Massimo D’Alema e riteniamo che il risultato elettorale fotografi “una larga maggioranza degli italiani, che ha ristabilito il concetto che la Costituzione non è alla mercé della maggioranza del momento”.
Ad un’analisi dei dati di voto si evince che dal Sud Italia si è levato forte il grido popolare. In particolare in Calabria il “No” ha raccolto il 67%. Significativo anche il dato registrato nella sola Città metropolitana di Reggio Calabria, in cui il “No” ha lambito il 70%, dando così una risposta compatta.
Ci si augura d’ora in avanti un atteggiamento maggiormente responsabile da parte di chi governerà il Paese, che allarghi il fronte della condivisione e della partecipazione di tutte le forze in campo per eventuali modifiche della Carta Costituzionale, così importanti e delicate.
Sul fronte locale, auspichiamo da parte di chi governa medesima responsabilità, reale vicinanza e consonanza alle esigenze dei nostri concittadini, affinché la politica torni ad essere politica di servizio per il bene di tutti. I cittadini chiedono di essere pienamente rappresentati da coloro che hanno legittimato tramite lo strumento democratico delle elezioni.
Ringrazio tutti i comitati del No, i sostenitori e i cittadini che hanno combattuto e scelto coraggiosamente di esprimersi contro questo tentativo reazionario di limitazione della democrazia e non hanno accettato alcun ricatto.
Grazie anche al nostro SUD che nei momenti importanti riesce a mettere in campo i valori veri della Democrazia.
Non per niente siamo gli eredi della Magna Grecia.
Giovanni Nucera, consigliere regionale “La Sinistra”
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Quello del 4 dicembre è stato un passaggio importante per la partecipazione e la democrazia in Italia e in Europa. Il Comitato “Da sinistra per il NO” di Roccella Jonica ha contribuito al felice esito nazionale della campagna contro la riforma neoliberista della Costituzione concepita dal Governo Renzi. Il Comitato ha incassato un ottimo risultato anche a livello cittadino, favorendo il raggiungimento di 2055 NO, pari a quasi il 70 percento dei voti, contro 955 SÌ. «Il nostro NO, – affermano dal coordinamento Bettino Agostino e Angelo Nizza – insieme a quello di moltissimi amici e compagni in tutta Italia, è stato uno strumento per difendere la Costituzione, ma sappiamo che non è sufficiente per contrastare i mercati, il populismo e la xenofobia. Perciò già questo NO apre a seri processi di estensione del sociale nel nostro Paese».
Il coordinamento del Comitato “Da sinistra per il NO”