Saremo anche dei “bastian contrari”, ossia come coloro che remano in tutt’altra direzione, perché, fondamentalmente, crediamo in un concetto molto semplice: la Madre di Gesù e Madre nostra è in perfetto disaccordo con la ‘NDRANGHETA “fatta” e “parlata”, e quindi con chi avrebbe commesso misfatti essendo devoto della Vergine di Polsi perché tutto ciò, proprio Lei, non lo vuole, né in Suo nome né per conto altrui. Relativamente a quella “parlata” ed eventualmente “scritta” pensiamo che sia giunta l’ora di invertire la rotta e parlare delle cose buone e belle che reca nel suo seno giustappunto il santuario della Madonna della Montagna.
di Antonio Baldari
“Bonasira!”. È con questo, deferente, saluto, miscelato al melodioso canto elevato a Dio ed alla Beata Vergine Maria della Montagna, che ieri pomeriggio ha avuto inizio la novena in onore dell’altrimenti appellata “Madonna della Montagna” a Polsi, in territorio di San Luca, la cittadina dell’entroterra reggino, nell’area metropolitana di Reggio Calabria, famosa su scala mondiale per essere meta di uno dei pellegrinaggi mariani più sentiti e partecipati a livello regionale: indubbiamente, l’arrivarci non è dei più agevoli, lo abbiamo pure personalmente sperimentato un paio di mesi fa, ma dove non arriva l’Uomo – quantomeno per il momento – ci arriva la fede, sovrabbondando.
La fede che si respira pieni polmoni in questo angolo di Paradiso, dalla fitta boscaglia, la montagna aspra che più aspra non si può, del resto molto logicamente inclusa nel Parco nazionale d’Aspromonte, nel cui cuore pulsa il santuario diocesano elevato a Colei che è la Madre di Gesù e Madre nostra; un cuore dal quale sgorgano le preghiere, le suppliche e le lacrime dei fedeli che giungono in questa amena valle, altrimenti detta del Bonamico, da ogni, sparuto, angolo della regione Calabria, per non dire anche oltre quelli che sono i confini regionali.
Perché la fiducia riposta in Lei è tanta, e lo si è già cominciato a vedere da ieri e fino a tutto il prossimo sabato, 2 settembre, giorno in cui i solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Montagna raggiungeranno il massimo dei decibel tra canti e preghiere tradizionali, alla presenza di Sua Eccellenza, monsignor Francesco Oliva, vescovo della diocesi di Locri – Gerace nonché abate del santuario di Polsi; di don Tonino Saraco, nell’espressa qualità di rettore del santuario; di Bruno Bartolo, sindaco di San Luca in testa all’Amministrazione comunale, e di tutte le autorità civili e militari presenti sul territorio; certamente, a questo punto ci si attenderebbe che il cronista citasse fatti poco onorevoli, del più o meno recente passato per tutta la cittadina di San Luca “di buona volontà”.
Con annesso proprio il santuario di Polsi e tutto ciò che si è consumato all’interno del suo perimetro, elencando famiglie di ‘NDRANGHETA, facendo nomi e cognomi e via di questo, sterile, esercizio; no, saremo anche dei “bastian contrari” ossia di giornalisti che remano in tutt’altra direzione perché, fondamentalmente, crediamo in un concetto molto semplice: la Madonna della Montagna mal si concilia con la ‘NDRANGHETA “fatta” e “parlata”, e quindi di chi avrebbe commesso misfatti essendo devoto della Vergine di Polsi perché tutto ciò, proprio Lei, non lo vuole, né in Suo nome né per conto altrui. Se ne facciano una ragione un po’ tutti coloro che fossero convinti di questo.
Relativamente a quella “parlata” ed eventualmente “scritta” pensiamo che sia giunta l’ora, per la verità già da un bel pezzo!, di invertire la rotta e parlare delle cose buone e belle che reca nel suo seno giustappunto il santuario della Madonna della Montagna, dicendo bene di questo lembo di territorio che ha sofferto pure troppo, soffrendo, con esso, la Calabria intera e tutti i Calabresi “amati dal Signore”.