di Simona Masciaga
Red Carpet? Meglio un Carpet champagne con perlage di qualità e millesimato, ma se questo è stato l’intento dell’organizzazione, purtroppo siamo arrivati ad un leggero vino bianco adatto di solito a sfumare arrosti o salmistrare carne nera di selvaggina.
Look di pessima qualità rasenti alla volgarità e al cattivo gusto, quelli indossati dalle DIVE del cinema attuale (ovviamente ci viene da chiedere dove sia finita la vera cinematografia coinvolgente e di alto valore comunicativo), altresì ci si chiede con quale criterio le suddette dive, abbiano potuto scegliere modelli “ esclusivi” per l’occasione.
Partendo da un mannish suit styles indossato da Sarah Polley, sceneggiatrice e regista di Woman Talking, firmato da Saint Laurent con scarpe Louboutin, con enorme fiore rosso all’occhiello, pensiamo che il look sia volutamente provocatorio e inerente alle tematiche del film ambientato in una colonia religiosa dove le donne, vittime del dominio maschile, drogate e violentate, si ribellano.

Fuori luogo Halle Bailey in romantico Dolce e Gabbana azzurro di tulle, adatto ad una damigella nuziale ma non alla serata degli Oscar; ciò vale anche per la splendida Sandra Oh, alla quale dona molto di più la divisa blu di Gray’s Anatomy che non la tenda del salone arancio creata da Valli.
Sofia Carson, Allison Williams, scelgono sempre Valli in versione sposa attempata e inadatta sia alla loro età che all’evento di spicco cinematografico.

Pollice in giù alla mise di Zoe Saldana, che pur scegliendo l’intramontabile Fendi opta per uno stile lingerie cipria arricchito da collier di diamanti stile “Diamonds are the best girls friends”.
Un’inutile e ostentata dimostrazione di opulenza rimarcata dalla semplicità e spontaneità di Cate Blanchett per la quale Louis Vuitton ha ideato un bicolor con blusa, sulla quale spiccava la spilla dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sostenuto dall’attrice.

Teatralità e scenografia gratuita per l’abito in tulle bianco, creato da Lever per Tems, la musicista Temilade Openiy: la pomposità della creazione ha offuscato la sua naturale bellezza impedendole i più spontanei movimenti divenuti più volte goffi e impacciati nel corso della serata.
Poco consona ed esuberante Florence Pugh, che tradendo Valentino ha preferito mettere in mostra la cellulite sotto gli shorts coperti solo in parte da una sorta di gonna sbuffeggiante, quasi in stile carnevale di Venezia, creato da Pierpaolo Piccioli.
Numerose poi le mise stile orate avvolte nell’alluminio scintillante e, forse dimenticato nel forno; è il caso di Zuhair Murad, Alice Rohrwacher, Jamie Lee Curtis, Malala Yousafzai, Jessica Chastain, Kate Hudson, Salma Hayek, Jessie Buckley, Fan Bingbing, che, pur avendo scelto grandi maison, come, Gucci, Prada,Ralph Lauren, Vuitton, hanno più mirato alla scenografica visibilità dell’outfit e meno all’eleganza richiesta dall’evento.
Piacevole il doppio cambio abito di Rihanna alla seconda gravidanza, momento dolce e bellissimo per ogni donna: un pancione esibito con esuberanza e orgoglio ammantato prima nel georgette e pelle della Maison Alaia (nella foto copertina del pezzo) e nel secondo, in un tripudio di perle, gemme e cristalli in pieno stile RiRi creato da John Galliano, indossato per l’esibizione del brano Lift Me Up, inserito nella colonna sonora di Wakanda Forever.
Grande eleganza, classe, sobrietà e stile indiscusso per la strepitosa Nicole Kidman in Armani Privé, appositamente creato per lei; una grande ammirazione per Michelle Yeoh, per Rooney Mara e Halle Berrya che nel loro look all white, hanno dimostrato charme e classe.
Sicuramente le più raffinate sullo champagne carpet e certamente sobrie si sono dimostrate Lady Gaga in particolarissimo abito nero vedo non vedo, realizzato da Donatella Versace, Phoebe Waller-Bridge che mette in mostra le spalle in un décolletè nero di Dolce e Gabbana e Ariana De Bose in abito Versace bianco, impreziosito delicatamente da strasse che va ammirato in ogni angolazione per stile e ricercatezza.
