di Patrizia Massara Di Nallo (in foto la raffigurazione della Madonna del Magnificat di Sandro Botticelli)
Nella memoria collettiva il mese di maggio, detto anche mese delle rose, è da sempre legato alla Madonna, alla recita assidua del Rosario ed alla festa della mamma: un connubio ancestrale, naturale e intimo quello che lega la dedicazione alla Madre Celeste alla festa delle nostre mamme. Nella Chiesa delle origini esisteva una grande festa, in onore della Beata Vergine Maria, celebrata il 15 maggio.
La devozione del mese di maggio come mese dedicato alla Madonna risale, invece, al Medioevo e precisamente ai filosofi di Chartres nel 1100 e, più tardi, nel XIII secolo la dedica si deve ad Alfonso X detto il saggio, re di Castiglia e Leon, che ne “Las Cantigas de Santa Maria” dedicava a Maria: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via …». In seguito il beato domenicano Enrico Suso di Costanza, mistico tedesco vissuto tra il 1295 e il 1366, nel “Libretto dell’eterna sapienza” si rivolgeva alla Madonna: «Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bei viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!».
E il Medioevo è anche l’epoca storica che vide la nascita del Rosario, nel cui nome vi è un esplicito riferimento alle rose. Nel XVI secolo, a Roma, san Filippo Neri, proprio nel mese di maggio, insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre, a cantare le sue lodi e a offrire atti di mortificazione in suo onore. Nel 1677 il noviziato di Fiesole fondò una confraternita denominata “Comunella” e la cronaca dell’archivio di San Domenico riporta che «essendo giunte le feste di maggio e sentendo noi il giorno avanti molti secolari che incominciava a cantar maggio e fare festa alle creature da loro amate, stabilimmo di volerlo cantare anche noi alla Santissima Vergine Maria….».
Riti popolari, costituiti da preghiere e dai canti delle litanie, durante i quali le statue mariane erano circondate di fiori, cominciavano con il Calendimaggio ( il primo giorno del mese di maggio), a cui poi si aggiunsero anche le domeniche e, infine, tutti gli altri giorni del mese. L’indicazione esplicita di maggio come mese di Maria si deve però a un padre gesuita: Annibale Dionisi (Verona 1679 -1754). Nel 1725, a Parma, Dionisi, con lo pseudonimo di Mariano Partenio, pubblicò: “Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei ” in cui invitava i fedeli a vivere e a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, non necessariamente in chiesa, «per santificare quel luogo e regolare le nostre azioni come fatte sotto gli occhi purissimi della Santissima Vergine». Nello stesso periodo storico sono importanti anche le testimonianze di un altro gesuita, padre Alfonso Muzzarelli, che nel 1785 pubblicò “Il mese di Maria o sia di Maggio” e di don Giuseppe Peligni.
Quindi, solo nel XVIII secolo, il mese di maggio fu associato definitivamente alla Madonna ad opera dei gesuiti. Infatti, secondo la Catholic Encyclopedia, «la devozione di maggio nella sua forma attuale ha avuto origine a Roma, dove padre Latomia del Collegio Romano della Compagnia di Gesù, per contrastare l’infedeltà e l’immoralità diffuse tra gli studenti, fece alla fine del XVIII secolo il voto di dedicare il mese di maggio a Maria. Da Roma la pratica si diffuse agli altri collegi gesuiti, e da lì a quasi ogni chiesa cattolica di rito latino». Comunque c’era già una tradizione precedente, il Tricesimum, che dedicava un periodo di trenta giorni alla Vergine. Come è testimoniato nella Raccolta ( serie di preghiere pubblicata a metà del XIX secolo) si diffusero varie devozioni a seguire: «È una devozione ben nota consacrare alla santissima Maria il mese di maggio, come mese più bello e pieno di fiori di tutto l’anno. Questa devozione prevale da molto in tutta la cristianità, ed è comune qui a Roma, non solo nelle famiglie private, ma come pubblica devozione in moltissime chiese. Papa Pio VII, per esortare tutti i cristiani alla pratica di una devozione così tenera e gradita alla beatissima Vergine, e ritenuta di tanto beneficio spirituale, ha concesso con un Rescritto della Segreteria dei Memoriali del 21 maggio 1815 a tutti i fedeli del mondo cattolico di onorare in pubblico o in privato la Beata Vergine con qualche omaggio speciale o preghiere devote o altre pratiche virtuose».
Nel 1945 Pio XII confermò maggio come mese mariano dopo aver stabilito la festa di Maria Regina il 31 maggio. Dopo il Concilio Vaticano II questa festa, di Maria Regina, è stata spostata al 22 agosto, mentre il 31 maggio si celebra la festa della Visitazione di Maria. Nell’Enciclica “Ingruentium malorum” del 1951, Pio XII scriveva: «È soprattutto in seno alla famiglia che Noi desideriamo che la consuetudine del santo Rosario sia ovunque diffusa, religiosamente custodita e sempre più sviluppata. Invano, infatti, si cercherà di portare rimedio alle sorti vacillanti della vita civile, se la società domestica, principio e fondamento dell’umano consorzio, non sarà ricondotta alle norme dell’Evangelo. Per ottenere un compito così arduo, Noi affermiamo che la recita del santo Rosario in famiglia è un mezzo quanto mai efficace». In seguito nell’enciclica “Mense Maio” del 1965, Paolo VI indicò maggio come «il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia». E papa Paolo VI aggiungeva: «giacché Maria è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso» e a proposito del Rosario, recitato in famiglia, scriveva (Marialis Cultus 53).: «Non v’è dubbio che la Corona della Beata Vergine Maria sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci ‘preghiere in comune’ che la famiglia cristiana è invitata a recitare. Noi amiamo, infatti, pensare e vivamente auspichiamo che, quando l’incontro familiare diventa tempo di preghiera, il Rosario ne sia l’espressione più gradita».
Le origini della festa della mamma, invece, sono civili e l’usanza è stata importata dagli Stati Uniti d’America non solo in Italia, ma anche in molti Paesi. Nell’antica Grecia e nell’antica Roma il mese di maggio era dedicato alle dee pagane della fertilità e della primavera (Artemide e Flora). Questi e altri rituali europei che esaltavano l’ arrivo della primavera, hanno portato tante culture occidentali a considerare maggio un mese dedicato alla vita e alla maternità. In Italia la ricorrenza si festeggia la seconda domenica di maggio come in gran parte degli Stati europei , negli Stati Uniti, in Giappone e in Australia. Alcune variazioni sul tema sono invece in Spagna dove si festeggia la prima domenica di maggio, nei paesi balcanici l’8 marzo e,infine, in molti paesi arabi nel giorno dell’equinozio di primavera.