di Antonio Baldari (foto fonte repubblica.it)
“Carcerazione inumana e degradante in violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo”. Con questa chiara nonché sacrosanta motivazione Beniamino Zuncheddu, 59enne pastore originario di Burcei, in Sardegna, aveva fatto richiesta di un “risarcimento danni” per essere stato detenuto in celle “piccole e sovraffollate” a partire dal febbraio 1990 in due, distinti, istituti penitenziari, rispettivamente a Cagliari e a Nuoro.
I fatti sono arcinoti e non intendiamo riportarli nuovamente in questa sede, se non per quella che è stata la sostanza della detenzione di Zuncheddu, in buona sostanza ritrovatosi coinvolto nella cosiddetta “Strage di Sinnai”, nel sud della Sardegna, senza che egli abbia mai potuto essere scagionato dalla colpa attribuitagli se non dopo ben 32 anni!
Eh già, 32 anni lunghissimi, estenuanti, e chissà quanti altri aggettivi possono essere utili per teorizzare al meglio la situazione in cui l’allora 26enne pastore si trovò, suo malgrado, a vivere, che in pratica sono stati poi equivalenti a ben 11mila 680 giorni: perché questo numero? È presto detto, andando dritti dritti al cuore della problematica posta in essere, che è da ricondursi proprio al risarcimento danni di cui sopra.
Che, il decorso 22 febbraio, il magistrato di sorveglianza ha statuito in ragione di 30mila 187 euro che, a conti fatti, corrispondono a poco meno di tre, diconsi tre!, euro al giorno, e per l’esattezza 2,58 euro giustappunto decisi a titolo di risarcimento danni da riconoscere a Beniamino Zuncheddu, contro il quale, si badi bene, il ministero della Giustizia aveva addirittura presentato ricorso evidentemente non intendendo riconoscere tale somma al malcapitato quasi sessantenne!
Che dire? Niente di più e niente di meno rispetto a tale, chiarissima, ingiustizia che si è consumata sulla pelle di un dignitosissimo signore, alla cui dignità un sonoro schiaffo è stato dato assecondando la sua, legittima, richiesta che non si sarebbe voluto neanche soddisfare! In Italia, sempre più terra dei cachi e nulla più.