di Gianluca Albanese (foto e video di Enzo Lacopo)
LOCRI – “Ludus Populi”. Una lotteria “solidale” e “federale” nella terra che vanta il primato di puntate nei giochi, tra Superenalotto, “Gratta e vinci”, scommesse sportive e così via. E’ l’idea del 36enne geracese Antonio Rinaldis, presentata nel corso di un convegno che ha avuto luogo sabato pomeriggio al palazzo della cultura di Locri.
Un’idea nata due anni fa ma che non si è ancora realizzata per il muro di gomma incontrato da Rinaldis nelle alte sfere, ovvero negli organismi che autorizzano l’avvio della lotteria, dall’Agenzia Autonoma dei Monopoli di Stato alla Regione Calabria e – lo ha detto l’ideatore della lotteria – per l’indifferenza della politica «Che dovrebbe avere – ha spiegato – quantomeno il dovere di ascoltare i cittadini e le loro idee prima di giudicarle e invece non lo fa. Da due anni aspetto risposte da tutti quelli che ho contattato: dai sindaci della Locride, che mi avevano promesso la convocazione di un’assemblea ad hoc sul tema, ai consiglieri e assessori regionali, fino alla deputazione. Tutti invitati – ha detto nel corso del convegno di sabato pomeriggio – e tutti assenti anche stasera».
Ma Antonio Rinaldis non ha intenzione di arrendersi, e continua a portare avanti la sua idea che, come ha spiegato la sorella Raffaella (direttore responsabile di Fimmina Tv) che ha moderato i lavori, «Il suo progetto spinge per fare qualcosa su questo territorio e s’inserisce a pieno titolo in ciò che i nostri imprenditori vogliono, compresa la zona franca».
Quindi, il giovane carabiniere geracese ha spiegato in dettaglio le caratteristiche della sua iniziativa, concepita su diversi livelli: innanzitutto locale (vi possono giocare solo i residenti in un determinato comprensorio e il vincitore ogni giocata – tre volte la settimana – sarà uno di loro) per poi traslare tale meccanismo sui livelli superiori, ovvero provinciale, regionale, nazionale ed europeo.
«Il gioco – ha detto Rinaldis – non è a combinazione di numeri, come può essere il Superenalotto, e ad ogni giocata c’è sempre un vincitore. Il vantaggio sul territorio è immediato, perché i soldi che si vincono vengono spesi da noi, per il padre che vuole unire la casa destinata al figlio, per chi vuole sposarsi e non lo può fare, per chi vuole avviare una nuova attività. La stessa tassazione che si applicherebbe sulle vincite – ha proseguito – andrebbe non allo Stato, ma agli Enti Locali, col vincolo di investire i ricavi in progetti a sostegno dell’imprenditoria giovanile. Idem per i progetti sovracomunali. E allora – si è chiesto Rinaldis – perché non farlo?».
Domanda girata al Ministero dell’Economia, al quale Rinaldis rivolse, due anni fa, la richiesta di autorizzazione. «Mi rispose l’Agenzia Autonoma dei Monopoli di Stato – ha detto – dicendo che non c’erano altri giochi in uscita. Fu una bugia, perché da allora crearono nuove tipologie di “Gratta e Vinci”. Successivamente, mi dissero di fare il concorso per entrare nella stessa Aams, per poi -una volta assunto – cedere loro il brevetto». Insomma, condizioni capestro per il giovane geracese, che ha toccato con mano «Quanto sia difficile battersi contro certe lobby» e, ovviamente, non è sceso a patti e continua a lavorare per fare conoscere questo progetto che serve a fare rimanere nel territorio i soldi giocati dai singoli, impegnando gli Enti Locali a investire le tasse su progetti di sviluppo».
Un’idea tutt’altro che balzana, e che ha incontrato il favore e il sostegno di alcune figure del mondo dell’imprenditoria e della politica locale, a partire dalla Lega Autonomista di Agrigento, che ha chiesto di farsi illustrare il progetto.
Dal tavolo dei relatori di sabato, ha parlato anche Marcello Attisano, imprenditore da sempre “avanti” e membro lungimirante del Corsecom, che ha esordito dicendo «Peccato che l’idea di Antonio Rinaldis non sia stata concepita nella Silicon Valley, altrimenti sarebbe stata un successo mondiale», allargando poi il campo della sua riflessione, guardando all’attività del Corsecom «Che vuole essere – ha spiegato – da pungolo alla politica, in una terra da sempre priva di una strategia di fondo e di infrastrutture sulle quali costruire progetti di sviluppo. Mancano idee coraggiose e innovative, come la creazione di piattaforme logistiche o lo spostamento della ferrovia a monte».
Salvatore Galluzzo, presidente di Locride Sviluppo, ha iniziato il suo intervento col plauso per l’idea di Rinaldis «Fondata – ha detto – sull’autofinanziamento della Locride e che s’inserisce nel novero delle tante idee belle e innovative presentate come progetti allo Sportello Unico delle Attività Produttive fino al mese di ottobre: ben 350 da Ardore a Marina di Gioiosa, tra cui metodi innovativi in agricoltura. Peccato che manchi una seria programmazione del territorio – ha detto Galluzzo – un territorio che si è giocato male tante stagioni, da quella dei Pit a quella dei Pisl e ora il tempo delle “start-up” è finito e ci resta solo da sfruttare bene le opportunità del Por 2014-2020, incentrato sull’imprenditoria giovanile. Mi auguro che l’idea di Antonio superi gli ostacoli che ha davanti a sé: l’Agenzia dei Monopoli di Stato e la Regione Calabria».
Il giovane imprenditore Francesco Passafaro, che ha fortemente voluto il convegno di sabato scorso perché è uno dei più accesi sostenitori dell’idea di Ludus Populi, ha detto che «Sono almeno quattro le direttrici dello sviluppo della Locride: la Zes, il potenziamento dell’ospedale, il turismo e una facoltà universitaria in zona. Prima di tutto, però, servono servizi basilari, come delle indicazioni chiare e un servizio di trasporto a navetta tra la stazione ferroviaria e il parco archeologico di Locri Epizephiri», quindi, ha concluso con una metafora che racchiude la sua idea: «Miriamo alla luna – ha detto Francesco Passafaro – perché se dovessimo sbagliare cadremo comunque in qualche stella».
Molto critico col sistema il padre, Alfonso Passafaro, consigliere comunale di Locri, che nel suo intervento si è scagliato contro lo Stato «Che prende a tutti e non dà niente. Compresi – ha detto – i soldi delle tasse sui giochi e lotterie, che servono per mantenere una macchina istituzionale elefantiaca. Ecco perché l’idea di Antonio Rinaldis non piace alle alte sfere: perché va a scardinare questi interessi che reggono questo sistema di potere. Ma mi spiegate – si è chiesto Alfonso Passafaro – perché la ristrutturazione di un immobile costa a un privato 150.000 euro, mentre se lo stesso immobile, per caratteristiche e dimensioni, è di proprietà pubblica si spendono anche 1.500.000 di euro e non si riesce nemmeno a finirlo? E’ tutto il sistema che non va – ha concluso – e questo non va affatto bene».
Di seguito foto e filmato realizzati dal nostro Enzo Lacopo, con l’intervento integrale di Antonio Rinaldis e quello conclusivo di Alfonso Passafaro.
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