Immagini di Enzo Lacopo © 2019
PARCO ARCHEOLOGICO DI LOCRI EPIZEFIRI – La luna illuminava lo splendido teatro greco romano gremito di pubblico silenzioso e attento quando da lontano, nel buio, con una piccola torcia in mano si avvicinava verso il palco un Tommaso Campanella nel suo abito domenicano intento nella lettura di un testo antico. Martedì sera L’Ostinato di Lina Furfaro, interpretato da uno straordinario Antonio Tallura, per poco più di un’ora ha offerto con gesti e parole un universo completo e ha magistralmente tenuto alto il livello di concentrazione del pubblico con la sua accattivante interpretazione.
Una performance graditissima che, come ha detto l’autrice Furfaro intervenuta prima dello spettacolo, è il risultato anche della buona intesa nel progetto intrapreso e portato avanti per un anno esatto. Un testo essenziale che in tutte le sue parti, dalla voce narrante ai testi poetici, dalla sofferenza agli intercalati dialettali ironici e intrisi di saggezza popolare, spaziando tra il vissuto e l’ ideologia, ha saputo porgere al grande pubblico il particolare scorcio storico, il pensiero e la vita del filosofo calabrese, ma quello che ha entusiasmato in modo inaspettato la platea è ciò che è scaturito: l’uomo, quello che dà ragione al sottotitolo L’Ostinato.
Antonio Tallura, rendendo vive e incisive le parole del monologo di Lina Furfaro nel Teatro greco romano di Portigliola, ha confermato la bontà dell’opera in una pièce che ha già raccolto critiche e richieste per ulteriori rappresentazioni. Il successo di questo lavoro è dovuto al fatto che ogni cosa era al proprio posto, al momento opportuno, risultato di un insieme di elementi: testo, recitazione, voce narrante, scenografie e musiche, tutto ha contribuito a commuovere e ha saputo rendere giustizia alle significative tappe del filosofo stilese e al suo pensiero quanto mai attuale.