RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Caro Direttore,
l’estate sta finendo e un anno se ne va, avvisava la canzone dei Righeira negli anni 80; nella Locride “in spiaggia di ombrelloni non ce ne sono più” (potrebbero esserci dei turisti fino a tutto settembre e a partire da giugno, ci diciamo da sempre, “non è una novità”). Si ripropone tuttavia il dato positivo, che insieme ci incoraggia e ci stizzisce, dell’affluenza che segna punti in più – il turismo ha tanti segmenti – nonostante il fatto che servizi e mobilità non siano all’altezza. La conflittualità politica, interna agli stessi schieramenti e i continui interventi dell’Autorità giudiziaria sulla politica e sulla Pubblica Amministrazione producono veramente poco però, se è vero che questo territorio non fa un solo passo in avanti. Politica improvvisata, debole,accondiscendente verso altri poteri, una crisi economica e sociale acutissima, settore agricolo non protagonista sul mercato nazionale, innovazione che arriva sempre dopo, terziario più impegnato a vincere la precarizzazione che a qualificarsi, e riforme inesistenti o inefficaci : l’esempio della sanità per tutti, il Decreto Calabria non ha risolto nulla. Ogni contributo può essere utile, perciò è importante che arrivi a destinazione anche se non a segno. Come Vincenzo Tavernese, che ha analizzato bene alcuni aspetti, infatti, non influenzo le scelte politiche, tuttavia poniamo il tema : cosa bisogna fare per la Locride e chi deve farlo? I progetti per la Locride e per la Calabria appaiono riga marginali (e sistematicamente trascurate) di programmi molto ampi, nè si gode di un qualche canale speciale. Paghiamo l’assenza di una rappresentanza politica che pesi nel governo nazionale e regionale e che sia quanto più possibile espressione dei territori. C’è un “blocco” preordinato, come leggiamo da Tavernese? In realtà, il Partito Democratico è l’unico a celebrare i congressi, che sono comunque la sede principale delle elaborazioni politiche che debbono prevalere, oltre che del confronto tra i dirigenti e con la base? Si potrà dire che la Calabria è riuscita a fare eccezione anche in questo e che le primarie sono divenute un opzional e non un obbligo, ma Salvini, Meloni, Berlusconi, Grillo non li indicano nemmeno nominalmente questi appuntamenti. Si tratta, per le nostre zone ( non debbono fare i conti con il voluminoso mondo degli investimenti al nord ), di uno schema ancorato alla marginalità che si attribuisce: noi serbatoio di voti, fuori dalla struttura democratica intesa in senso autentico … Salvini vuole un magistrato ad ogni costo come candidato presidente alla Regione, Meloni ha reagito al caso Nicolò a Reggio Calabria … con spirito “poliziesco” , esonerando il suo gruppo dirigente regionale dall’occuparsene, Berlusconi punta a valorizzare un’esperienza di governo locale (cosentina o catanzarese che sia ), che è sempre meglio, ai fini dell’azione politica, della gestione “portatile” che predilige ( e se,poi, gli capita un magistrato neppure lui nega la gloria), 5S … ho difficoltà a parlarne, per come decidono, come cambiano, cosa urlano, cosa ingoiano … C’è, quindi, per tutti, un problema di classe dirigente. I partiti non vogliono rompere questo blocco (Tavernese ne dà una spiegazione possibile )? Sono comunque i cittadini, caro Direttore, che danno il voto. I partiti, è vero, non gli mettono a disposizione, perchè non hanno interesse, personale competente. Sono/sarebbero i numeri a decidere chi comanda. Se poi i numeri non sono energie attive, che controllano, contestano, consigliano, soprattutto scelgono … di questo, ahimè, ce ne siamo accorti da tempo …È questo è il primo problema … o il secondo … facciamo come vogliamo, perchè l’altro è il netto e provocatorio richiamo al populismo che fa Tavernese. Mi capita davanti la copertina di un libretto di Stefano Feltri (Il Fatto Quotidiano )”I populismi si alimentano di un’illusione, che può essere pericolosa : il recupero della sovranità. Ma si tratta di una promessa che non si può mantenere, perchè le leve del potere sono, ormai, insorabilmente altrove”. Salvini, con la crisi di governo, non voleva crederci o si è buttato nella mischia a peso morto per tentare di fiaccare quei poteri? Il populismo, questo lo avevamo già detto, è venuto su per la perdita di credibilità della classe dirigente, e delle paure di ampi strati di popolazione che non riesce a godere di diritti primari (occupazione, scuola, sanità …).
Franco Crinò