di Simona Ansani
«Se l’Italia è in procedura d’infrazione, la responsabilità è della lobby della sperimentazione animale e di quanti hanno ritardato il recepimento della direttiva – che, lo ricordiamo è datata 2010 – proprio per arrivare a questo punto. Per usare cioè la procedura di infrazione come uno strumento di pressione ed ottenere così una regolamentazione della materia che permetta ai vivisettori di portare avanti i loro test senza garantire agli animali neanche una tutela minima» .
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Sono le dichiarazioni dell’Enpa, «del resto, com’è possibile, a tre anni di distanza dall’emanazione della direttiva stessa, che ci si sia accorti solo oggi che il nostro Paese corre il rischio di essere condannato in sede europea? E come mai questo senso di improcrastinabile urgenza che viene avvertito per le numerose altre procedure a carico dell’Italia (molte proprio in materia ambientale), dalle quali rischiamo multe altrettanto salate? Ciò non può e non deve essere il grimaldello attraverso il quale compiacere la lobby dei vivisettori e, di conseguenza, contraddire l’orientamento degli italiani, i quali, come rileva l’Eurispes, si oppongono ai test sugli animali». La sperimentazione non è mai stato un metodo valido scientificamente, infatti anche la rivista scientifica “Nature” nel 2005 ha pubblicato e sostenuto le considerazioni di T. Hartung (direttore dell’European Union Reference Laboratory for alternatives to animal testing) che ha definito come cattiva scienza i test sugli animali. «Per questa ragione pretendiamo – conclude l’Enpa -, in nome della scienza medica e della tutela dei malati, che siano immediatamente incrementati e finanziati i metodi di ricerca sostitutivi (in Gran Bretagna vengono stanziate 6,5 milioni di sterline l’anno, in Italia appena 80mila euro), in grado di garantire non solo risultati assolutamente affidabili – come dimostrato dalla letteratura scientifica gli esperimenti sugli animali falliscono nel 99,7% dei casi -, ma anche tempi ridotti nella sperimentazione, risparmio di denaro e, non ultimo, risparmio di vite animali e umane. Questa necessità è prevista della Direttiva, mentre in Italia si continua a sperimentare pedissequamente sugli animali e a ripetere test inutili.»