di Patrizia Massara Di Nallo (foto fonte Ansa)
La ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha presentato una riforma, riguardante le modalità di accesso alla professione universitaria, che è stata approvata dal Consiglio dei ministri.
Secondo questa riforma, i nuovi docenti universitari saranno valutati ogni due anni e le valutazioni effettuate avranno un’influenza significativa sui fondi destinati agli atenei, cioè le Università che assumeranno i candidati migliori avranno più fondi. Per ‘migliori’ si intende coloro i quali, nel periodo successivo all’assunzione, dimostrano con i loro indicatori di produttività, con le loro pubblicazioni e con la loro attività complessiva, di aver contribuito al miglioramento della qualità delle attività dell’università che li ha reclutati.
Si prevedono, inoltre, percorsi di reclutamento più facili con l’autocertificazione, il rafforzamento dell’autonomia universitaria e, quindi, maggiore responsabilità degli atenei. Tra le altre novità che verranno introdotte, è contemplata quella secondo cui sarà lo Stato a fissare i requisiti minimi per le assunzioni a livello nazionale, ma saranno le università a gestire le selezioni dei candidati.
Nella riforma è previsto, inoltre, un sistema più semplice e uniforme in cui ogni candidato autodichiara, tramite una piattaforma online, il possesso dei requisiti minimi richiesti per partecipare ai concorsi universitari. Tali requisiti saranno decisi dal ministero dell’Università su proposta dell’Anvur, cioè l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario, e differenziati per settore disciplinare e per fascia di docenti,se ordinari o associati.
I requisiti minimi, fissati a livello nazionale, serviranno a garantire uniformità e meritocrazia, mentre saranno le università a gestire le selezioni, seguendo regole chiare e condivise sempre a livello nazionale.
Tutte le novità tengono conto dell’aumento del Fondo di finanziamento ordinario del 2025 che è di quasi 340 milioni, per un valore assoluto di 9,4 miliardi.