Un romanzo in bianco e nero, che fa venire all’appassionato lettore la nostalgia di un tempo non vissuto. Una storia di apparente perdita dell’innocenza e della continua ricerca della propria essenza, da perpetrare anche a costo di finire sotto terra. In senso stretto.
“Il pianto del monachello” di Alessandro Stella (2017, Pellegrini editore) è un piccolo capolavoro di romanticismo, che se dovesse mai diventare un film, ricorderebbe certe belle pellicole del cinema italiano, da “Nuovo Cinema Paradiso” a “Poveri ma belli”, passando per “Il Postino” di Massimo Troisi, per vivere, attraverso la sua avvincente trama “La grazia, o il tedio a morte, di vivere in provincia”.
Dopo averlo letto, infatti, ci piace immaginare il compianto attore partenopeo interpretare il giovane protagonista Alessandro e Philippe Noiret don Cola, lo strampalato – all’apparenza – impiegato che coltiva una sua missione segreta ma dalla grande valenza sociale.
Ambientato in un paesino della Calabria del 1940, che alla fine l’autore svela essere riconducibile a Tropea, è un affresco di una Calabria che fu, tra miseria, semplicità, superstizione e un Paese da ricostruire dopo gli orrori della guerra, che toglie risorse e affetti, che disegna gerarchie sociali cristallizzate nei secoli e racconta chi eravamo e chi siamo diventati, compresa una ‘ndrangheta rurale impersonata dal boss Turi Menzaricchi che si trasforma in bestia violenta e affarista, tanto da insinuarsi nelle nuove e fragili istituzioni della democrazia ritrovata.
Un romanzo dalla forte valenza educativa e che lascia un retrogusto dolce amaro, dopo averlo assaporato tutto d’un fiato, anche se ambientato in un epoca in cui i pidocchi e i capelli dei bambini erano un tutt’uno con la fame nera che costringeva a lunghi digiuni, intervallati da furtivi “pasti” a base di bucce d’arancia sporche di escrementi di gallina.
In ogni pagina, ognuno di noi può ritrovare un pezzo di quel passato che ancora resiste, fatto di credenze popolari e “magare” che rappresentavano i punti di riferimento di una gente semplice e non secolarizzata, che imparava, piano a piano, a diventare popolo.
“Il pianto del monachello” verrà presentato sabato 17 marzo alle ore 18 nello spazio culturale “MAG. La ladra di Libri”.
Gianluca Albanese dialoga con l’autore.