di Gianluca Albanese
BIANCO – «La legge 107 (quella che Renzi chiama la “riforma della buona scuola”) è il “jobs act” degli insegnanti: rende precari tutti». La frase, pronunciata dalla docente campana Patrizia Perrone, sintetizza al meglio il senso del convegno che ha avuto luogo sabato pomeriggio nella sala parrocchiale di Bianco, organizzato da “Futuro a Sinistra-Verso Sinistra Italiana” e incentrato, appunto, su una legge che la stragrande maggioranza degli insegnanti italiani vuole cambiare, tanto da essere inserita nel quadro di una nuova iniziativa referendaria, che propone quattro nuovi referendum sociali: su scuola pubblica, appunto, ma anche su beni comuni, trivelle zero e “blocca inceneritori” e che ha dato vita a un apposito comitato contattabile all’indirizzo di posta elettronica segreteria@referendumsociali.info.
Tornando al convegno di sabato, che ha espresso contenuti molto interessanti e che avrebbe meritato sicuramente una maggiore partecipazione, va detto che i lavori sono stati moderati da Filippo Catanzariti e, dopo il saluto del sindaco di Bianco Aldo Canturi, ha preso la parola Pietro Sergi, responsabile territoriale di Futuro a Sinistra che da un lato non ha nascosto una leggera delusione per la partecipazione sotto le aspettative (ha detto che «E’ inutile prendersela coi politici quando poi si disertano gli incontri con loro o le stesse urne dei referendum»), ma dall’altro ha ribadito la necessità di modificare profondamente «Una legge iniqua – ha detto – nella quale lo stesso Renzi ammette che qualche pasticcio è stato fatto, segno che le falle sono parecchie».
L’insegnante precaria Paola Cama, invece, ha detto a chiare lettere che «La legge 107 è da abrogare in toto, perché cancella i pilastri sanciti dalla Costituzione su cui si fonda la scuola pubblica italiana. Renzi – ha proseguito – senza sapere dove mettere le mani, ha stravolto la scuola come un calzino, penalizzando chi, come noi precari, ha maturato dopo anni di lavoro esperienza e competenze, privilegiando i concorsi costosi grazie ai quali sono stati messi in ruolo soggetti incompetenti e che hanno avuto solo la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto».
Secondo Cama: «Questo Governo non vuole la cultura: la teme, e i sindacati si limitano a fare ricorsi, sfruttando i pochi risparmi degli insegnanti onesti, ma la scuola non è un’azienda e i ragazzi non sono prodotti. Vogliamo – ha concluso la professoressa Cama – subito lo stop della chiamata diretta dei presidi e l’assunzione degli insegnanti precari, rispettando le graduatorie, e un piano straordinario di edilizia scolastica».
Particolarmente appassionato l’intervento di Patrizia Perrone, che ha esordito ricordando le manifestazioni del personale della scuola nello scorso anno «Da quella del 23 aprile contro una “riforma” che non vuole nessuno e per difendere la missione educativa della scuola, contro una legge 107 che invece spalanca le porte ai finanziatori esterni, creando solo disuguaglianze. Nella storia – ha proseguito – chi si è ribellato a leggi ingiuste, col tempo è diventato un eroe, e noi cittadini non ci dobbiamo arrendere, ecco perché abbiamo costituito il comitato referendario per i quattro referendum sociali. Servono 500.000 firme per la loro presentazione – ha concluso – e mi piacerebbe che stasera a Bianco nascesse un comitato locale pro referendum».
Quindi, si è aperto il dibattito, iniziato dall’intervento del dirigente regionale di Sel Antonio Guerrieri, che da ex leader studentesco ha ricordato «Le tante battaglie contro le riforme della scuola ritenute ingiuste, da quella di Berlinguer a quella della Gemini: allora si registrò un grande spirito unitario tra insegnanti, studenti e famiglie. Ora, invece, la propaganda di regime da parte di un Governo non legittimato dal voto popolare, tende a slegare tutti gli attori sociali e soffoca il confronto. E’ chiaro – ha proseguito Guerrieri – che è in atto un disegno teso a smantellare tutto ciò che è pubblico e bisogna fare molta attenzione al pressappochismo che impera nel Pd, sollecitando la base dei partiti che sostengono il Governo Renzi a comprendere bene che così non va».
Secondo l’ex sindaco di Bianco Antonio Scordino «Il problema è come cambiare tutta la politica italiana, non solo la scuola e al giorno d’oggi c’è troppo precariato. Bisogna riflettere – ha concluso – sul significato dell’appartenenza alla Sinistra: se la legge 107 l’avesse proposta il centrodestra, a quest’ora sarebbe successo un casino nelle strade e nelle piazze italiane».
L’insegnante Ivana Pascale, invece, ha spezzato una lancia a favore del sindacato, riconoscendone l’impegno «A differenza di molti insegnanti – ha detto – che stasera sono assenti, nonostante si discuta di argomenti che li riguardano da molto vicino». Entrando nel merito della legge 107, la Pascale ha affermato che «E’ uno scandalo che siano i presidi a decidere tutto e che si calpestino i diritti acquisiti». E poi: «Altro che stabilizzazione generale! Qua molti sono costretti a dare da tappabuchi, come i cosiddetti “docenti di potenziamento”».
Francesca Tomasello, docente e psicologa, ha parlato di «Sindrome da zar del dirigente scolastico-sceriffo, con ricaduta nei rapporti tra tutti gli attori del mondo scolastico, come se tutto fosse dovuto al “leviatano” di Hobbes. Il fatto che una scuola perda la propria autonomia quando scende sotto i 600 alunni – ha detto la professoressa Tomasello – costringe i presidi a strategie di marketing tese ad accaparrarsi studenti, come, ad esempio, l’organizzazione degli “open day”, con le scuole che diventano vere e proprie vetrine».
Particolarmente appassionato l’intervento di Rocco Coluccio, docente e dirigente sindacale della Usb, che ha ricordato che «La nostra sigla ha sempre chiesto l’abolizione della legge 107, mentre i sindacati confederali, ma anche Snals e Gilda, ne chiedevamo la semplice modifica. Questa legge è da abrogare – ha proseguito Coluccio – perché va contro alle esigenze del Paese e del popolo e risponde solo alle logiche delle banche e della grande finanza».
Prima delle conclusioni, affidate alla parlamentare di “Futuro a Sinistra” Monica Gregori, sono intervenuti l’insegnante precaria Lucia Catanzariti e il responsabile regionale del partito di Fassina Leo Autolitano.
La Gregori, dal canto suo, ha compiuto un excursus sul percorso che ha portato alla costituzione di “Futuro a Sinistra”: «Il Pd tradì il senso di “Italia Bene Comune” – ha detto – sposando, dopo l’avvento di Renzi, la logica dell’uomo solo al comando, in tutti gli ambiti, tanto che sembra che siamo tornati al fascismo». Quindi, ha ricordato il suo impegno nel sindacato «Che va difeso e sostenuto, per non fare il gioco di Renzi che vorrebbe, invece, indebolirlo. Noi – ha concluso – siamo per la partecipazione e il confronto nel territorio e in netto contrasto ai populismi imperanti».
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