di Antonio Baldari
Festa della Donna, viva le Donne e chi le creò! È sempre una gran bella gioia potere osannare “L’altra metà del cielo”, come agevolano quelli che parlano bene, ma è pur vero che ci sono coloro che sostengono apertamente che questo giorno, così com’è, non vale a nulla festeggiarlo, e a dirlo ci sono anche parecchie rappresentanti dello stesso sesso femminile; in tal senso pesa molto il discorso commerciale perché è in special modo questo il profilo a pesare più di ogni altro, l’8 marzo di ogni anno, da diversi anni a questa parte.
Purtroppo, ahiloro e tutto sommato ahinoi!, a gravare è anche e soprattutto il discorso professionale se si considera giustappunto il lavoro, per delle percentuali che a tutt’oggi non soddisfano affatto o comunque non del tutto, stante il Rapporto Istat 2023, in ossequio al quale in Italia sono circa 9 milioni di donne a lavorare, ben al di sotto del numero di uomini occupati che superano abbondantemente le 13 milioni di unità.
Da sottolineare come di quei 9 milioni di donne in stato lavorativo, la stragrande maggioranza di esse gravitano geograficamente al Nord per una netta spaccatura in due, l’ennesima, nel BelPaese, che vede le donne del Sud ancora in uno stato di arretratezza occupazionale piuttosto preoccupante, nonostante le misure messe in campo, non ultimo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che non hanno fin qui consentito una maggiore produttività al femminile.
Che peraltro, se si va ad allargare il raggio di azione sul piano continentale, vede l’Italia attestarsi al 52,6 per cento per quanto concerne le donne con un lavoro e di età compresa tra i 15 ed i 64 anni che, a dirla tutta, ha fatto segnare un incremento di poco più dell’1 percentuale ma che, in rapporto alla media europea, la vede addirittura sotto di ben 14 punti!
Che è tutto dire rispetto alle due velocità che si registrano nella Nazione, e che la dicono lunga sul livello di Prodotto Interno Lordo nel continente che soffre in maniera terribile del mancato apporto al femminile. Le spiegazioni possono essere indubbiamente tante, di certo c’è che è ancora molto forte il pregiudizio, negativo, sulla donna al lavoro in Italia posto che la prudenza è fin troppa rispetto al suo “stato”, se nubile o se sposata; se ha intenzione di procreare e quindi mettere al mondo dei figli perché, in tal caso, non se ne parla nemmeno; insomma è una strada ancora lunga ed irta di ostacoli, quella che deve affrontare la donna per potersi dire professionalmente realizzata, in Italia, costellata di tantissimi “se” e “ma” con cui, com’è noto, non si fa la storia, con tutte le conseguenze per sé e per chi vive accanto a sé.