di Antonio Baldari
Si torna a parlare di “Autonomia Differenziata” in Calabria, e lo si fa all’indomani del voto del Consiglio regionale che è un “No” sic et simpliciter da parte dell’opposizione mentre è un “Ni” quello che è stato espresso dalla maggioranza che non si è politicamente messa di traverso con Roma sia pur intendendo rivendicare quella che è stata definita una “analisi di impatto”.
Che di per sé vuol dire tutto e non vuol dire niente, con il solito, trito e ritrito parlare in “politichese” che non regala chiarezza ai cittadini – utenti, già di per sé offuscati dalla pletora di tasse, sovrattasse, contributi e balzelli vari da non raccapezzarcisi più di settimana in settimana e non già “alla fine del mese”, come si era adusi affermare fino a qualche tempo fa.
Ora, secondo un antico adagio “cca nisciuno è fesso!”, per dire come qui nessuno vuole essere preso per i fondelli venendo effettivamente trattato da fesso ma questo metodo assai “democristiano” di gestire la questione appare poco convincente anche ai meno avvezzi alle cose della politica, stante il fatto che è chiaro come da un lato il Governo centrale romano, e nello specifico quello di matrice leghista, voglia far passare tale provvedimento per realizzare il tanto agognato “federalismo” che, ab origine, fu la “secessione” di bossiana memoria.In tal senso facendo andare per conto proprio le regioni del Nord, stanche di foraggiare lo spendaccione, il pigro ed ingordo Sud – che tutti i torti possono anche non avere – e, di riflesso, con tutto il resto del Paese costretto a rimboccarsi le maniche per potere andare avanti e vivere non più a sbafo; ordunque, visto che l’intento è questo ed è abbastanza chiaro nel disegno in testa a Calderoli e nelle teste di tutti i seguaci di Alberto da Giussano, in Calabria si sarebbe dovuto dire chiaramente “No” anche da parte di Occhiuto e dintorni.Perché è palese che il governatore di matrice forzistitaliota non voglia guastarsela con i suoi guastandosela, però, al contempo con i Calabresi i quali, o per storto o per dritto, saranno chiamati ad ossequiare la tanto vituperata “Autonomia differenziata”, presto o tardi sarà così: di fatto, qui, si sarebbe dovuto differenziare l’atteggiamento della maggioranza democraticamente eletta in Calabria da quella insediatasi a Roma, che è molto più diretta e numerosa di quella calabra, mettendoci un nanosecondo a piegarla.
A meno che Occhiuto non minacci le dimissioni o le dia, perché tanto, la famigerata “analisi d’impatto” di cui sopra a questo porterà, magari prima delle Europee? Come sempre, ai posteri l’ardua sentenza.