di Gianluca Albanese
SIDERNO – Buon compleanno Siderno. Oggi, il centro più popoloso della Locride festeggia il 490° anniversario della propria indipendenza. Era un casale della contea di Grotteria fino al 16 gennaio del 1532, quando con privilegio dell’imperatore Carlo V, il signore Feudale Giovanni Battista Carafa, marchese di Castelvetere, conte della Grotteria e barone di Mocta Sideroni, proclamò quest’ultima tra le universitas indipendenti. Da allora, quel centro edificato entro le mura dell’odierno borgo antico di Siderno Superiore, si distinse per l’operosità dei suoi abitanti, per il loro dinamismo e l’innata attitudine all’evoluzione sociale e alla vita politica, con spiccata propensione per le attività commerciali.
Già attorno al 1660 si registrarono i primi insediamenti abitativi sulla costa, in località Torre di guardia di Tamburi e si giunse ben presto alla costruzione della chiesa di Santa Maria di Portosalvo a opera di Scipione Corupi. Nel 1799 Siderno fu l’unica municipalità della Locride ad aderire alla Repubblica Giacobina di Napoli, mostrando quello spirito progressista e in certi casi rivoluzionario che si rivide in futuro, specie nel 1847 con la convinta partecipazione ai moti insurrezionali che partirono da Reggio Calabria e Messina e a Siderno elessero a quartier generale la casa di Michele Bello (uno dei cinque Martiri di Gerace) e sempre a Siderno venne letto il proclama costituzionale pubblicato dalla giunta rivoluzionaria di Reggio Calabria. Il 2 giugno del 1946, Siderno fu uno dei pochissimi comuni locridei a decretare la nettissima affermazione della Repubblica al referendum, dando il via a mezzo secolo di tradizione politica socialcomunista.
Nell’Ottocento fu base di partenza e arrivo delle rotte commerciali via mare per Corfù, Malta e Napoli e l’arrivo degli imprenditori campani diede la stura allo sviluppo commerciale della marina, che conobbe un’espansione economica e demografica ininterrotta, che in breve tempo rese Siderno il centro più grande della Locride.
Sono solo dei cenni di una storia che merita di essere conosciuta dai contemporanei, specialmente dai giovanissimi e che deve, ad avviso di chi scrive, coinvolgere storici, intellettuali, docenti e amministratori pubblici ad avviare un percorso comune finalizzato a celebrare degnamente, tra dieci anni, il 500° anniversario.
Più che una mera celebrazione fine a sé stessa, potrebbe essere un’azione tesa a recuperare l’identità storica e a cementare ulteriormente quello spirito comunitario che ben si esprime nel robusto e attivo tessuto produttivo e associativo cittadino ma che deve nutrirsi e trovare linfa nuova attraverso il recupero e la valorizzazione della propria memoria storica.