R. & P.
Gli avvocati dell’Osservatorio Nazionale Aiga sulle Carceri, Michele Sergi del Foro di Reggio Calabria, Franco Zappia del Foro di Locri e Beatrice Bagno del Foro di Lamezia, hanno effettuato stamattina il sopralluogo nel carcere di Arghillà, in Reggio Calabria. L’iniziativa, nata dall’AIGA stessa, è stata resa possibile grazie all’autorizzazione ottenuta dal DAP e dal Ministero della Giustizia che ha permesso l’ingresso contemporaneo in 19 carceri da Nord a Sud. L’obiettivo è quello di garantire, per la prima volta, una reale e concreta mappatura di tutti gli istituti penitenziari, ed allo stesso tempo sensibilizzare l’opinione pubblica e l’attuale legislatura al fine di ottenere una riforma dell’ordinamento penitenziario.
La casa circondariale di Arghillà è una struttura grande che può ospitare 330 detenuti senza incorrere in problemi di sovraffollamento; attualmente sono presenti circa 293 detenuti.
Numerose sono le attività all’interno dell’istituto penitenziario: dall’arte, alla musica, dallo sport al cinema fino alla formazione della scuola superiore; all’interno infatti è possibile frequentare la scuola superiore e conseguire il diploma dell’istituto d’arte.
L’istituto penitenziario di Arghillà nel corso degli anni dovrebbe ampliarsi, in quanto è previsto un nuovo complesso pronto ad ospitare altri 200 detenuti. Nello stesso progetto è incluso un campetto da calcio e uno da basket, al momento non presenti.
Sotto il profilo COVID, attualmente è in corso un piccolo focolaio, che nonostante i piccoli disagi creati all’interno della struttura è stato gestito senza grossi problemi. Il Vice Direttore, durante la visita, ha spiegato ai Giovani Avvocati che il Covid ha rivoluzionato tutto, accelerando alcune procedure, come quelle relative al ricorso a strumenti telematici, che hanno reso più agevole sia i colloqui che i processi senza che il personale si spostasse dall’istituto penitenziario.
Nonostante questi punti di forza, l’istituto, benché nuovo, presenta problematiche a livello strutturale: numerose sono le infiltrazioni di acqua che hanno reso nel tempo impossibile l’accesso in alcune aree del carcere, con la conseguente chiusura di alcune celle.
La criticità primaria è sicuramente quella relativa alla carenza di personale. Il vice Direttore, inoltre, sulle strutture afferma che “Quelli che sono i lavori di straordinaria manutenzione vengono gestiti dall’esterno su autorizzazioni, quella ordinaria degli spazi interni è fatta dai detenuti stessi”, e che sarebbe da migliorare “Sicuramente l’uso degli spazi comuni. Il controllo, visto l’organico ridotto di personale, non permette di sorvegliare alcune stanze quando sono libere”. Infine, abbastanza grave è la carenza di personale sanitario nel carcere: il Vice Direttore ha infatti spiegato che “prima della pandemia avevamo il personale sanitario presente sul posto 24H su 24H, adesso la disponibilità è stata ridotta a 8 ore a giorno, mentre solo gli infermieri sono disponibili 24h”, auspicando un intervento imminente prima che la situazione degeneri.