di Gianluca Albanese
ANTONIMINA .- “La Calabria ci mette l’acqua; noi ci mettiamo il cuore”. È lo slogan scelto per la campagna promozionale dello stabilimento termale di “Antonimina-Locri”, laddove le miracolose “Acque Sante” curano ogni giorno centinaia di pazienti provenienti da tutta la Calabria e anche da fuori regione. E quando dicono che ci mettono il cuore è vero. Basta sottoporsi, ad esempio, a un ciclo di cure inalatorie di dodici sedute per apprezzare la professionalità, la cortesia e la piena identificazione nella “mission” aziendale da parte dei dipendenti che sentono le terme come qualcosa che appartiene alla loro cultura.
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Da pazienti, però, continuiamo a chiederci, ogni giorno, come mai siano ancora in tanti, nella Locride a non scoprire un tesoro del genere. Una fonte di benessere e salute a due passi da casa. Oggi, raggiungere lo stabilimento termale di Bagni di Antonimina è molto più semplice per chi viene da Nord, grazie alla nuova statale 106 che esce allo svincolo di contrada Canneti in Locri e da lì alle terme sono una manciata di chilometri.
Alcuni Comuni (come quello di Gioiosa Ionica) hanno messo a disposizione una linea di trasporto pubblico dedicata ai propri concittadini che vanno a curarsi con le Acque Sante; altri autobus giungono ogni giorno dall’area Grecanica e dalla vallata dell’Allaro. Ma chi, come noi, ha scelto di conoscere e apprezzare le proprietà delle Acque Sante ritiene che uno stabilimento del genere abbia ben altre potenzialità, che meritano di essere espresse in toto.
Delle prospettive di rilancio dello stabilimento abbiamo scritto più volte; di qualche turbolenza interna al CdA pure. Così come abbiamo scritto della volontà di espandersi attraverso l’offerta di servizi che fanno dello stabilimento una vera e propria beauty farm, un centro benessere laddove estetica e relax viaggiano di pari passo.
Il “core business”, però, rimangono le cure delle malattie dell’apparato locomotore (poliartrite cronica primaria, prevenzione reumatologica, artrosi, postumi di traumi e fratture, artropatie dismetaboliche, forme nevralgiche, tunnel carpale e reumatismi acuti), delle affezioni delle vie respiratorie (riniti semplici, ipertrofiche, atrofiche e catarrali, tonsillopatie e laringopatie, laringiti catarrali, laringiti catarrali ipertrofiche, tracheo bronchiti croniche, asma bronchiale e sordità rinogena) e le cure termali specialistiche (balneo fangoterapia, otorinolaringoiatria, riabilitazione motoria, irrigazioni vaginali, infiammazioni ginecologiche, apparato locomotore, cura dermatologica e vasculopatie periferiche).
In quella comunità che si forma spontaneamente, grazie all’empatia che si stabilisce tra personale dello stabilimento e pazienti, si raccontano e si ascoltano tante storie. Chi lavora alle Acque Sante ricorda perfettamente chi sei, che cure hai fatto e ti rammenta spesso i benefici di quello che fai e soprattutto di quello che potresti fare fruendo dei vari servizi delle terme di Antonimina-Locri.
Una storia molto bella è quella di una dottoressa 85enne, cui una fibromiocite migrante (affezione reumatica cronica) aveva praticamente tolto la capacità di deambulare. Proprio così: dopo una vita in giro a fare il medico condotto e a visitare in ambulatorio fino a 70 anni, la dottoressa dal portamento elegante e dall’eloquio fine, non camminava più, se non con l’uso di stampelle, deambulatori e così via.
Una condizione, come è facile intuire, che minava la sua più che dignitosa autosufficienza e che non migliorava nemmeno con cure molto pesanti, a base di cortisone.
“Non ci speravo più – ha detto la dottoressa raccontando la sua storia al cronista – quando mi sono ricordata che i miei genitori si alzavano alle quattro del mattino per venire qui e fruire delle proprietà miracolose delle Acque Sante. E così, dopo un’esperienza infruttuosa in uno stabilmento termale della Puglia, sono venuta a fare i bagni qui. Mi creda: ho ripreso a camminare già dopo le primissime sedute e ho letteralmente dimenticato di assumere il cortisone”.
Se non conoscessimo le proprietà curative delle Acque Sante Locresi grideremmo al miracolo. In realtà questa è solo una delle tante storie vere che ascoltiamo tra i pazienti dello stabilimento immerso tra le colline verdissime e protetto da un lato dal monte “Tre pizzi” e dall’altro dalla rocca di Gerace.
Un tesoro da conoscere e da apprezzare. Un tesoro a due passi da casa.