R. & P.
Mercoledì scorso 8 maggio, nella gremita sala delle cerimonie di Palazzo Amaduri, l’argentina Elizabeth Safar, ha parlato di emigrazione, con l’ausilio della brava Gabriela Pata traduttrice simultanea di “madre lingua” argentina.
Immensa e raffinata donna di cultura con una forte personalità professionale, Elisabeth Safar oltre a essere avvocato, è docente di giurisprudenza all’Università di Salta in Argentina.
L’iniziativa che ha fruito del patrocinio del Comune di Gioiosa Jonica e dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, ha avuto importanti ospiti relatori che hanno nobilitato l’incontro socio – culturale.
E’ stato un colloquio interessante e ben strutturato, ben appropriato, nel contesto dell’iniziativa, l’idea di iniziare i lavori con gli inni nazionali dell’Argentina e dell’Italia ha emozionato la gradita ospite ma anche tutti i presenti.
In una “platea” (quasi rara) per Palazzo Amaduri, hanno elegantemente dialogato con la professionista argentina (di origini siriane): Salvatore Dieni (docente presso l’università per Stranieri di Reggio Calabria), delegato dal Rettore che ha portato i saluti dell’Ateneo e dei suoi colleghi che hanno apprezzato molto l’iniziativa intitolata “L’ESODO DELLE DONNE ITALIANE NELLA STORIA IN ARGENTINA; DIRITTI UMANI E RAPPORTI SOCIALI, ECONOMICI E CULTURALI TRA ITALIA E ARGENTINA”; Lilly Sabatini Barillaro oltre a illustrare la corposa biografia dell’ospite, ha fatto alcuni cenni storici riguardanti l’emigrazione “femminile” italiana e calabrese in particolare; Filippo Todaro ispirato dal libro “Cuore” di De Amicis (Dagli Appennini alle Ande), ha ben legato la struggente sofferenza del distacco dei nostri emigrati che si recavano dall’Italia in cerca di lavoro e fortuna, ricordando quanti sacrifici umani ha comportato questo “fenomeno”migratorio; Giuliano Zucco, ha magistralmente letto (in momenti diversi) tre liriche scritte dal poeta calabrese Antonio Trichilo che hanno commosso i presenti; mentre Maria Fragomeni, ha letto la lirica “finale” scritta dal poeta Trichilo per l’illustre ospite argentina.
Il maestro Christian Gara è stato il “modellatore” armonico della serata deliziando i presenti con alcuni “sottofondi” musicali al sassofono.
Rilevante il contributo concettuale e culturale – storico dell’ex- Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Lombardo che ha introdotto il suo intervento ricordando che, ” Noi italiani siamo stati un popolo di emigranti che hanno portato altrove la nostra cultura. Oggi siamo il popolo del “respingimento”. Continuando il suo interessante intervento ha detto che: “Non è vero che solo il Governo è colpevole. Questo Governo evidentemente interpreta quelli che sono gli umori della maggioranza, e in questo momento storico ritiene che il pensiero del popolo italiano oggi in maggioranza, non condivida questi sentimenti”.
Il lungo ed estenuante viaggio per mare segnava l’inizio di molte storie di emigrazione.
Tra i luoghi familiari della sofferenza e l’arrivo nella terra sconosciuta della speranza, giaceva la vastità del mare. La durata del viaggio rendeva più forte e in molti casi insopportabile il dolore per il distacco e la nostalgia di casa.
A bordo delle navi che portavano centinaia di persone (uomini, donne e bambini) i nostri connazionali emigranti, alternavano momenti di sofferenza e di paura per il mare agitato a giornate di caldo insopportabile e noia infinita: “Il viaggio non finiva mai: mare e cielo, cielo e mare, oggi come ieri, domani come oggi, – ancora, – sempre, eternamente”.
Il momento della partenza dell’emigrante era un distacco violento e doloroso.
Il mal di mare, l’indifferenza e gli abusi dell’equipaggio, la paura dei naufragi e delle malattie contagiose, la possibilità di essere sbarcati in un paese diverso da quello previsto, erano più dolorosi della solitudine e delle preoccupazioni per un futuro incerto.
Ancora oggi, il mare è il guardiano delle speranze di migliaia di uomini e di donne, ma può diventare la tomba, dove annegano i sogni di una vita migliore.
Il Mediterraneo “che gli antichi romani chiamavano mare nostrum, è diventato un immenso cimitero, dove giacciono insepolte decine di migliaia di persone senza nome; la maggior parte della quale erano profughi in cerca di asilo”.
Come un secolo fa, le stesse immagini tratte dell’inferno dantesco sono spesso impiegate per descrivere le ripetute tragedie al largo delle coste dei paesi che segnano i confini meridionali dell’Unione Europea.
La presenza italiana in Argentina accompagna la formazione delle strutture statali, ma contribuisce anche in maniera rilevante alla straordinaria crescita della popolazione di quel Paese.
La meta argentina conobbe un’immediata popolarità non solo per la fortuna economica di molti emigrati ma anche per essere questa una patria di libertà per molte personalità politiche che più tardi furono decisive nel Risorgimento italiano.
Si trattava di gruppi molto qualificati che influirono allo sviluppo successivo della stessa comunità italiana.
Contemporaneamente alla prima emigrazione italiana sorsero le città di Rosario, Bahìa Bianca, Mar del Plata, dove i nostri connazionali incontrarono maggiori possibilità di successo rispetto a centri urbani come Buenos Aires e Cordoba, dove era già presente una consolidata élite d’origine coloniale.
Elizabeth ha terminato la ricca serata con il suo commuovente ma raffinato intervento dicendo, che “E’ stato un sogno essere a Gioiosa, sono stata accolta con tanto calore e affetto e porterò nel cuore e nella mente questa magnifica serata”.
E per quanto riguarda il tema dell’emigrazione ha auspicato che anche l’Europa faccia come l’Argentina, aprendo le porte a tutti i popoli che hanno bisogno.
E’ doveroso inoltre, apprezzare la fervida e produttiva attività portata avanti Club per l’Unesco di Gioiosa Jonica e dei suoi eccellenti soci.
Queste attività sopratutto gratificano immensamente (e nel caso specifico) con iniziative di carattere”internazionali”.
Al termine sono stati offerti omaggi floreali alla prestigiosa ospite, tante “pergamene” ricordo e alcune stampe di ritratti realizzati dall’artista Giuliano Zucco e dalla pittrice Vera Congiusta (docente presso il Liceo Artistico Locri – Siderno).