di Gianluca Albanese
SIDERNO – Una storia moderna. Ma molto affascinante. E’ quella di un piccolo “casale” di collina che in meno di cinque secoli è diventato il centro più popoloso e sviluppato dell’odierna Locride. Stiamo parlando, ovviamente, di Siderno e della sua storia iniziata il 16 gennaio del 1532 a Bruxelles, quando l’imperatore Carlo V istituì, con privilegio imperiale, appunto, il Comune di Siderno. Un anniversario che la confraternita di Maria Santissima dell’Arco in Siderno Superiore ha inteso celebrare ieri sera con un’interessantissima conferenza dal titolo “Siderno e il suo territorio nella storia della Calabria. Dal Medioevo all’età contemporanea”.
Una storia moderna, appunto, perchè iniziata dopo la data spartiacque tra medio evo ed età moderna, ovvero il 1492, data della scoperta dell’America ma anche data di nascita di Giovanni Battista Carafa, marchese di Castelvetere (l’odierna Caulonia), conte della Grotteria e barone di Motta Sideroni (l’odierna Siderno Superiore).
Una figura controversa quella del Carafa, ma alla quale si associa la nascita dell’universitas di Siderno, che sotto il suo dominio erige le mura, si affranca da Grotteria e diventa comune autonomo, appunto, iniziando quel processo di crescita che qualche secolo dopo porterà i sidernesi ad approdare alla marina e a fondare l’odierna città rivierasca.
Ieri sera, nella accogliente sede della confraternita di Maria Santissima dell’Arco in Siderno Superiore, ne hanno discusso tre membri della Deputazione di Storia Patria della Calabria, ovvero Domenico Romeo, Vincenzo Naymo e Filippo Racco, mentre le conclusioni sono state affidate al Priore della Confraternita di Maria Santissima dell’Arco Raffaele Macry Correale.
Nel corso della conferenza, sono stati presentati i volumi “16 gennaio 1532 – Siderno Comune Autonomo” (2017, Edizioni Nosside) di Domenico Romeo, “Storia di Siderno – Cronaca municipale dal 1860 al 1920” (2017, Franco Pancallo editore) di Francesco Prati e “Della istoria naturale siderale” (2017, Franco Pancallo editore), che è una ristampa dell’edizione del 1824 curata da Domenico Romeo.
E lo stesso Romeo ha aperto i lavori con la consueta verve, soffermandosi, tra l’altro, su alcune curiosità che hanno carpito l’attenzione dei presenti, dalla dotazione di una tipica abitazione di contadini sidernesi dell’epoca, al precedente storico di qualche secolo fa, quando Siderno conobbe per la prima volta il dissesto finanziario.
Brillante e facilmente fruibile anche da un pubblico meno avvezzo ai temi storici, l’esposizione di Vincenzo Naymo, che con dovizia di particolari, ma senza mai stancare la platea, ha ricostruito il contesto geopolitico dell’epoca, in cui i principali feudi dell’odierna Locride erano Gerace, Grotteria e Castelvetere, l’odierna Caulonia. Siderno, appunto, da casale di Grotteria divenne comune autonomo e sorse lungo una strada interna che conduceva ai principali centri della Calabria orientale e di cui si sono perse le tracce.
Filippo Racco, invece, si è concentrato sulla figura di Giovanni Battista Carafa, descrivendone l’epopea conclusa con la condanna a morte a Napoli, la sua figura controversa, solo parzialmente riabilitata qualche decennio dopo da un suo discendente.
Particolare rilievo, nell’esposizione di Racco, hanno assunto il ritrovamento di una lapide, scoperta per caso nel 1998 a Siderno Superiore, e una statua rinvenuta a Seminara.
Raffaele Macry Correale, ha concluso dicendo, tra l’altro, che è importante riportare nella toponomastica stradale di Siderno Superiore i nomi di alcuni personaggi illustri del luogo, al fine di non disperderne la memoria storica.