Di Liliana Esposito Carbone
Non parlo politichese, pertanto mi esprimo nella mia semplicità di cittadina . Replico alle “precisazioni” del Comune di Locri, ribadendo con forza che accordi intrapresi ai primi del settembre scorso non sono stati rispettati. Il percorso di atti e di corrispondenza tra i rappresentanti legali dell’Ente e della Cooperativa Arcobaleno è farraginoso e noioso, e potrà essere illustrato in altra sede a chi dovesse avere interesse a considerarlo.Non consento comunque che si faccia passare un messaggio distorto: la Cooperativa di tipo B Arcobaleno fondata da mio figlio Massimiliano Carbone ucciso a Locri nel 2004 e poi gestita dal mio figlio minore Davide Carbone non ha mai avuto “scopo di lucro”. Inoltre mio figlio Davide , come tutti noi della famiglia di Massimiliano Carbone, ha sempre vissuto di lavoro, e pur avendo superato un concorso magistrale è rimasto a Locri per proseguire il progetto del fratello ucciso. Non ha sottratto opportunità ad altri che vorrebbero fare l’attacchino, sotto il sole e la pioggia, con i secchi di colla di farina e una scopa in mano, e con risicati guadagni. Tantomeno è nell’illegalità, e per istruire i molti ignoranti e i troppi maliziosi vi informo che a fronte di un credito di 96mila euro il Comune liquiderà soltanto circa metà della somma. E il dissesto è un aggravio morale per tutti….Ringrazio LIBERA per l’espressione schietta della sua solidarietà, sulla quale da sempre faccio affidamento, amareggiata che con me sia stata attaccata con una malmostosa risposta alla sua generosità e alla buona volontà di noi tutti.Infine, non raccolgo l’infelice espressione del Signor Sindaco Calabrese: la drammatica vicenda della famiglia di Massimiliano Carbone, un indicibile lutto e l’indignazione che dovrebbe animare i cittadini davvero protesi alla legalità, NON E’ USATA STRUMENTALMENTE per ottenere favori di alcun genere.Una simile orribile insinuazione mi offende inaccettabilmente e mi addolora, perché io, mamma di Massimiliano e di Davide, non utilizzo la morte di un figlio per ottenere “vantaggi” per l’altro.