di Ruggero Acque
La maggioranza di governo non perde tempo con i partiti, né con quelli di opposizione né con i propri (quella di Salvini nella Lega è una “dittatura”, la fronda di Fico nei 5Stelle è leggera ), non convoca la associazioni, con i sindacati lo fa per routine, il Ragioniere dello Stato si dice pronto ad “andare sulle Dolomiti” volessero imporgli la “bollinatura” alle voci della manovra finanziaria non sostenibili, il responsabile del Mef Tria avvisa, stoppa, corregge Salvini e Di Maio, ma è pronto a ogni evenienza se quelli non recedono. La “risposta” all’arretramento economico e sociale della nazione, più netto al Sud, è l’affermazione di un populismo povero di risultati. Si va per la spicce.
Oliverio, in Calabria, ha deciso di cadere sul campo, non gli interessa neppure sapere cosa pensa il suo partito, figurarsi gli altri, non riconosce il rosso – ahi … – dei dati della regione che sta governando e ha iniziato a fare le liste. Si va per le spicce.
Il centrodestra ha fatto il calcolo che ce la fa, non può rivendicare meriti, punta sui demeriti di Oliverio e sulla consolidata prassi che in Calabria destra e sinistra vincono una volta ciascuno. La realtà dei 5Stelle si preferisce ignorarla o esorcizzarla sulla base della speranza che i difetti organizzativi che lamentano non possono farli vincere (e come al solito non si può pronosticare da adesso come faranno le liste ).
Non si riesce a dare risposte innovative, a eliminare le gravi distorsioni del sistema, ad aumentare la protezione sociale per chi ha bisogno di aiuto. Si va al dunque: manca un anno per le elezioni regionali, ma già ci stanno dando sotto per la composizione delle liste ( si può provare a fare le pulci a quelle della provincia di Reggio Calabria ). Meno che meno sembra interessare il fatto che i problemi non si risolveranno se non si elegge gente con competenza oltre che onesta. Si va per le spicce.
Il centrosinistra schiererà, verosimilmente, tutti gli uscenti ( Irto, Romeo, Battaglia, Neri, forse Cosentino, sindaco di Cittanova, al posto di D’Agostino, Nucera ): per più della metà di loro, se l’andazzo dovesse essere questo, non ci sarà la riconferma.
Nel centrodestra, la Lega sta registrando adesioni sempre crescenti – pochi i filtri – visto che a Francesca Porpiglia (che seguiva Furgiuele nel Proporzionale il 4 marzo e che sarà della partita), e a Gullace, coordinatore provinciale, si sono aggiunti Candido e Saccomanno, amministratori del Reggino. Il sito www.larciere.it indica anche un presunto interessamento dell’ex sindaco di Locri Francesco Macrì per le vicende del Carroccio. Sulla tirrenica, Bellofiore, che faceva riferimento a Tosi (che se ne era andato), che farà? La Minasi è delusa (ed esclusa dal partito), ma ha dato un contributo il 4 marzo e attende una ricompensa politica. Perciò, temporeggia rispetto ai colleghi dell’area creata da Scopelliti, che invece stanno prendendo in considerazione l’idea di tornare in Forza Italia, specie dopo che i vertici della Lega hanno platealmente ignorato la contestazione mossa con le firme ai vertici del partito reggino e calabrese.
In Fratelli d’Italia, Nicolò è più avanti di tutti, Ripepi e Alessandra Polimeno si fanno forti del contributo dato alla lista del Senato alle politiche, Fazzolari e Caruso sono disponibili, come pure un paio di ex consiglieri comunali di Reggio Calabria (almeno due donne), e qualche esponente della destra storica.
In Forza Italia si nota subito che abbondano i candidati, non si sa i voti. Si sta pensando allora a un criterio per le liste: una con il simbolo di partito, dove troverebbero posto gli uscenti Arruzzolo e Pedà, Imbalzano senior, Raffa e perfino – e se la notizia dovesse essere confermata avrebbe del clamoroso – una figura dell’entourage di Sebi Romeo; una degli amministratori, con Giannetta, Sainato, un candidato di Villa S.G., patria del senatore Siclari, Pierpaolo Zavettieri (se chiude l’accordo), forse Verduci; una del Presidente, col sidernese Sgarlato, il bianchese Crinò, l’antoniminese Pelle Jr. e l’ardorese Romeo (spinto dalla Tripodi). In realtà, in tanti chiedono di abbandonare il criterio, di “mescolare” tutto, per evitare di precostituire i quorum a vantaggio della lista di partito e della lista degli amministratori. Una questione complessa. In FI e in tutte le liste può esserci il fattore delle candidature femminili, sebbene la strada verso l’approvazione della legge sulla doppia preferenza di genere sembra molto più irta di ostacoli di quanto appaia oggi.
E il candidato Presidente, riconosciuto dalla coalizione al partito di Berlusconi e Tajani – pare che l’ultima parola sulla composizione delle liste sarà la sua – chi può essere? La Ferro di Fd’I non passava comunque, aveva il difetto … di non avere difetti, e poi, dopo il vertice di Palazzo Grazioli dei giorni scorsi, i leader nazionali del centrodestra che ritrova l’unità proprio in vista delle elezioni del prossimo anno, hanno deciso che il candidato presidente toccherà a Forza Italia. Mario Occhiuto, per adesso, è in vantaggio, ma ha il difetto di indicare una linea politica secondo i più sbagliata, ovvero l’ammucchiata con pezzi del centrosinistra, Mangialavori ha il difetto della gioventù, i catanzaresi il difetto di non fare nomi. E se allora spuntasse la Santelli, magari su uno schema di centrodestra unito? Le stelle stanno a guardare. Gentile e Aiello (sulle cui sorti potrebbe però pesare in negativo la parentesi alfaniana) no. Si sono ricordati di essere amici di Tajani. Vogliono essere della partita.