di Simona Ansani
A poche ore dalla chiusura della campagna elettorale abbiamo rivolto alcune domande al candidato per le elezioni Europee, della Lega Vincenzo Sofo.
“Una nuova politica per il Sud” è lo slogan che racchiude in sintesi i motivi per cui uno dovrebbe preferirla.
La sfida della Lega al Sud è proprio quella di portare, nel Sud e in Calabria un nuovo modello di politica, di amministrazione e di governo del territorio, che con il modo di fare politica di questi ormai trenta anni ha dimostrato essere efficace, perché là dove la Lega governa e ha governato in questi trent’anni, nel Nord ha dimostrato che le cose funzionano e che il territorio si sviluppa. Quindi io è dal 2012 che mi batto per portare la Lega al Sud, e ora che la Lega è arrivata al Sud, è un’occasione che il Sud e la Calabria non devono farsi scappare.
L’Europa viene considerata come un istituto troppo distante alle esigenze dei cittadini. Quali sono gli argomenti che un candidato all’assemblea parlamentare europea deve utilizzare per far invertire questa tendenza.
Noi oggi abbiamo avuto un’Unione Europea che è stata un’Unione che ha concentrato l’attenzione sui grandi centri finanziari abbandonando il territorio e le periferie, per periferie intendo le periferie sociali, le fasce di popolazioni più deboli, per esempio i poveri, i lavoratori salariati, ma anche le periferie intese come territori, come province, come campagne, montagne, come entroterra, piccoli comuni. Un’Europa diversa, quando Salvini e la Lega parlano di cambiare l’Europa, parlano di costruire un’ Europa che riparta dai territori, che sviluppi i territori, sulla base della loro identità e delle loro istanze.
Parliamo di infrastrutture. Essendo il nostro un giornale prevalentemente della Locride i nostri lettori sono molto attenti a queste problematiche: asse ferroviaria ionica e statale 106.
Sono originario di Bovalino, quindi tutte le vacanze estive le ho trascorse a Bovalino e nella Locride, è evidente che il primo problema per risollevare la Calabria è quello infrastrutturale. Nella Locride non passano più treni, il numero dei treni che transitano oggi nel 2019, proprio davanti casa mia, sono inferiori rispetto a quelli che passavano quando ero piccolo. Tanto è vero che quando ero piccolo e prendevo il treno a Milano scendevo a Bovalino, senza fare cambi, invece oggi, devo fare diversi cambi. Così come le strade, sappiamo in quali condizioni sono. Non possiamo pensare né di sviluppare del turismo in Calabria se non diamo l’opportunità ai turisti di arrivarci in Calabria e di muoversi all’interno della Calabria, né possiamo pensare di sviluppare l’economia Calabrese, per esempio dare visibilità alle nostre aziende, ai nostri agricoltori, che fanno i prodotti calabresi, se non diamo la possibilità a queste persone di andare, di muoversi negli altri territori, in Italia, in Europa e nel mondo, per promuovere e far diffondere e conoscere, quindi per vendere questi prodotti. Le faccio un esempio molto calzante, gli aerei, non è pensabile di andare da Milano a Lamezia Terme o Reggio Calabria con un biglietto aereo di compagnia Alitalia, quindi di bandiera, e il costo del volo costa fino a cinquecento, seicento euro andata e ritorno, quando con la stessa cifra si può viaggiare dall’altra parte del mondo. È una barriera all’ingresso e all’uscita che sta impedendo alla Calabria di svilupparsi.
Un’ ultima domanda riguarda la sanità in Calabria è soprattutto quella reggina e dell’ospedale di Locri. La Regione ha fallito, il governo con l’ultimo decreto non ha visto accogliere il consenso nè dei sindacati nè della politica, dunque quale è il suo punto di vista?
La Sanità come si sa è in capo alle Regioni, quindi la prima cosa che bisogna fare è prendere e individuare i responsabili e fare in modo che questi paghino per i risultati negativi che hanno prodotto. È evidente che in una situazione cosi grave, come è quella della Sanità calabrese, serve qualcuno che fermi tutto e azzeri la governance, dopodiché è necessario ripartire, e la ripartenza non può essere affidata ai commissari, perché i commissari non sono dei politici, non sono neanche degli esperti in molti casi e non sono lì per attuare una visione costruttiva, sono lì per gestire l’emergenza. Il problema è che la Locride, la provincia di Reggio Calabria e la Calabria non possono vivere tutta l’eternità nella emergenza, hanno bisogno a un certo punto di uscire dalla stagione dei commissariamenti, questo vale per la sanità e per molti comuni che sono stati commissariati, che inizino a dotarsi di una classe dirigente che li faccia ripartire. Dobbiamo produrre in Calabria una classe dirigente che sappia farli ripartire.