BIANCO – La situazione del centro Afa-reul di Bianco continua a essere critica, ciononostante l’amministrazione comunale, soprattutto grazie all’impegno di Rodolfo Nucera presidente del consiglio e dell’assessore alle politiche sociali Silvana Capogreco, ha fatto propria l’intenzione di bloccare questo processo assurdo ai soli danni dei pazienti in cura.
Le motivazioni addotte a seguito di una deliberazione del Collegio Sindacale dell’Afa-Reul sono essenzialmente di carattere finanziario. ‹‹Già da qualche anno le condizioni finanziare dell’Azienda sanitaria non ci permettono – spiega il presidente dell’Afa Reul Silvana Pesce Baroni – di garantire il budget corrispondente al volume delle attività accreditato istituzionalmente alla struttura. I costi di produzioni – prosegue – sostenuti dal centro sono pari a tredici mila trattamenti annuali mentre il volume acquistato dall’Asp reggina è pari a sette mila, producendo una perdita di esercizio estremamente rilevante e alla quale non possiamo far fronte››. Questo è quanto veniva comunicato poco più di un mese e mezzo fa all’amministrazione e alla sede del centro riabilitavo di Bianco, come motivazione determinante alla chiusura del centro. Innumerevoli trattative si sono avvicendate in questo lasso di tempo fra le parti, ultimo l’incontro avvenuto fra i rappresentanti locali dell’Afa, l’amministrazione comunale e le famiglie interessate. L’obiettivo è uno soltanto, evitare la chiusura del centro, ‹‹l’unico nella Locride a godere dal 2001 dell’accreditamento del servizio sanitario Nazionale- spiega il sindaco di Bianco Antonio Scordino – e che fornisce ai bambini disabili, in particolari audiolesi e/o con problemi di comunicazione, provenienti da un territorio coincidente con quello dell’ex ASL numero nove di Locri, da Monasterace e Palizzi, cure e trattamenti essenziali, la cui interruzione provocherebbe dei danni gravissimi e frustrerebbe i risultati già conquistati››. Possibili soluzioni sono state presentate dal presidente del consiglio comunale Rodolfo Nucera, che in questi mesi ha tenuto una serie d’incontri con i rappresentanti di due associazioni locali: Prometeo e Skinner, studiando possibili strategie di accorpamento con il centro di Bianco. L’interessamento dell’amministrazione ha spiegato Nucera ‹‹è dato da tre forti motivazioni. In primo luogo perché come amministrazione non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle esigenze delle famiglie che nel caso in cui il centro chiudesse vedrebbero venire meno le terapie essenziali per i loro figli››. Poi c’è la questione dei dipendenti, che da più di un anno non percepiscono lo stipendio e che continuano a essere presenti ogni giorno sul posto di lavoro ‹‹il nostro impegno, è anche per loro, perché siano tutelati e rispettati››. Senza nascondersi dietro al dito, e il sindaco questo lo sa bene non essendo sua consuetudine farlo, ‹‹per Bianco avere un centro d’eccellenza cui si rivolgono famiglie provenienti dall’intero territorio della Locride è motivo di orgoglio, per non vogliamo che il centro chiuda i battenti››. Chiare semplici e sincere le motivazioni che stanno spingendo il comune a battersi affinché il centro riabilitativo rimanga non solo nel Comune ma che non perda di prestigio. Durante l’assemblea, tenutasi nella sala consiliare del comune, è stato ricordato l’impegno preso dal governatore Scopelliti e dal direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale Rosanna Squillacioti di ricostruire il budget necessario all’erogazione completa delle terapie e sulla base di queste prospettive l’amministrazione ha espresso un cauto ottimismo per il superamento delle criticità attuali. Un timido ottimismo ha concluso l’assemblea, che tuttavia non placa le preoccupazioni dei genitori dei piccoli pazienti che ancora temono la scomparsa del centro. Potrebbe non sembrare una catastrofe in molte altre zone del lungo stivale, ma nella nostra Locride, la chiusura di una struttura come quella di Bianco, significa per molti se non per tutti, una grave perdita, una speranza in meno ma soprattutto nuove difficoltà da affrontare e questo solo per garantire un diritto; un diritto sancito dalla costituzione italiana; il diritto alle cure mediche.
ADELINA SCORDA