di Franco Crinò
Caro Direttore, il dibattito sulla diaspora socialista sta producendo un notevole interesse. Fin’ora ci sono stati più di venti interventi, appassionati, comunque argomentati, fatti da personalità nazionali, amministratori locali, dirigenti politici, giovani.
Praticamente un congresso online.
Intanto, stiamo vedendo un utile esercizio filologico oltre che storiografico, cosicché, personalmente, mi sento di preferire la parola “identità” a “fede”, “storie” a “storia”, “moderazione” a “subordinazione”. Un giornalista, cinquantenne, di fuori regione, che ha seguito il nostro dibattito, ha detto sul tema una cosa intrinsecamente interessante ” Fossi nato trenta anni fa sarei stato socialista, si sta ‘ripulendo’ la propaganda dagli avvenimenti (dei suoi” effetti distruttivi”, a proposito dei socialisti, ne abbiamo potuto parlare alla presentazione del libro di Paolo De Luca, “L’inganno necessario”) , si sta paragonando l’improvvisazione della politica di oggi ai progetti di cambiamento elaborati allora”.
Politica estera autorevole, solidarietà ai movimenti internazionali di liberazione, mercato disintossicato da regole ultrastataliste e dagli interessi di poche “famiglie”, le riforme, erano nelle corde del partito di Craxi, ed erano all’ascolto della politica e della nazione.
La fase vissuta nel segno del leader socialista è stata di crescita per l’Italia, non una parentesi di degrado per come dipinta della magistratura milanese con i “pennelli” – Marcello Sorgi ne parla con dovizia di particolari nel suo “Presunto Colpevole” – messigli nelle mani da americani, finanza ostile, partito di Occhetto (e nessuno dimentica i servizi delle tv di Berlusconi e i tanti corteggiatori di DI Pietro, compreso il Cavaliere). Desideriamo che venga raccontata la storia, non la cronaca solamente. E, finalmente, sta avvenendo. I socialisti, oppressi e dispersi, si sono “diretti” per quattro quinti dell’elettorato e dei dirigenti che hanno potuto “ritornare in vita” nel centrodestra, il resto con Boselli, con un partito residuale a sinistra.
Rimane in piedi, legittimamente, la questione del profilo dei socialisti, delle loro battaglie, del loro peso, della loro autonomia. Tornano utili i temi del riformismo, del garantismo, del liberalismo ( Petruccioli, ex presidente della RAI, oggi scrive che deve vincere il liberalsocialismo rispetto allo statalsocialismo). Tornano utili per rimarcare una caratterizzazione politica e rilanciare il paese. In Calabria ci riprovammo, dopo del 2000, raggiungendo consensi pari all’8 %. Come sempre e come è giusto si pone un invalicabile problema di linea : con un sistema elettorale proporzionale, con un opzione diversa rispetto ai due poli , moderata, si stemperano i sovranismi e si può interrogare una sinistra che ha agito in maniera tale da collezionare soltanto sconfitte e snaturamenti. Prima la linea politica, quindi, per bandire gli opportunismi e le ambiguità. Non serve una chiamata a raccolta, non basta il bisogno emotivo di una comunità che vuole solamente ” far parlare” dei socialisti. Vanno date letture politiche nuove e adeguate, per quanto orientate dalle proprie storie.
Si torna in campo e ci si mette insieme intorno alle idee, alle convergenze. Il nostro dibattito deve sperimentare questo. Non suoni come ameno l’episodio : il grande attore americano Cary Grant, chiese alla bellissima Sophia Loren di sposarlo, lei, sconvolta, sussurrò un “fammici pensare” e lui azzardò ugualmente un indimenticabile ” Intanto sposiamoci e poi casomai ci pensiamo…”. Sarebbe stato del tutto sbagliato!
*: senatore della XIV Legislatura