di Redazione (Fotocollage e reportage di Enzo Lacopo © 2017)
RIACE – Più milizie che militanti. L’annunciato sit-in anti-accoglienza a Riace promosso da Fiamma Tricolore e dal Movimento Sociale Italiano ha raccolto davanti al municipio poco meno di una ventina di manifestanti, a fronte di uno spiegamento di forze dell’ordine oggettivamente sovradimensionato. «Speculazione non è solidarietà» recita lo striscione srotolato dai dimostranti davanti al Comune del paese dell’accoglienza guidato dal sindaco Domenico Lucano. La protesta dei movimenti della destra arriva in seguito alla relazione della Prefettura che indica una serie di anomalie ed irregolarità nella gestione dell’affaire migranti.
«Non sono vaneggiamenti della nostra mente – affermano i contestatori – ma è quanto scritto, nero su bianco, da tre funzionari prefettizi. Tutto questo sa di caporalato, di sfruttamento, di traffico di carne umana e di clientelismo». A pochi metri dal Comune, radunati sotto ai gazebo, ci sono invece le associazioni locali del territorio le quali, nonostante le restrizioni imposte dalla Questura, hanno inteso manifestare solidarietà e vicinanza al primo cittadino riacese. «Siamo orgogliosi – osservano – di lavorare attivamente insieme ai rifugiati, i veri protagonisti di un processo di sviluppo locale».
FotoCollage
REPORTAGE ESCLUSIVO A CURA DI ENZO LACOPO CON LE DICHIARAZIONI DI ROBERTO LUCANO, PAPA’ DEL PRIMO CITTADINO DI RIACE
Ho appreso dello sparuto gruppo di aderenti a Fiamma Tricolore che hanno inscenato quella estemporanea manifestazione a Riace contro le politiche di accoglienza messe in atto dal sindaco Lucano e non ho potuto fare a meno di fare qualche amara riflessione.
Intanto e in generale, alcuni simboli -mi riferisco alla Fiamma Tricolore che appartenne al MSI- hanno una loro intrinseca dignità storica che oltrepassa i giudizi di chiunque e andrebbero, perciò solo, tutelati da quegli stessi seguaci che li sfruttano per beghe di cortile.
In secundis, non condivido la presa di posizione di chi, in difesa delle idee che fanno capo ad un cortile contrapposto, ha espresso sdegno e preoccupazione (direbbe Crozza) per il fatto che qualcuno abbia potuto arrivare a tanto.
Sfugge, evidentemente, a costoro che ben altra cosa è la democrazia rispetto ad una catalogazione partigiana che statuisca, senza se e senza ma, chi abbia il diritto di esprimere pubblicamente il proprio pensiero e a chi, invece, non debba essere permesso.
A Londra, dove non pensano che la democrazia abbia lo sterzo e possa essere indirizzata a piacimento di qua o di là, chiunque voglia prende il suo bravo banchetto, va in Hyde Park, ci sale sopra e, senza scandalo di nessuno, è libero di dire quel che pensa. Anche della Regina la quale non si sognerà di rinchiuderlo, per questo, nella Torre di Londra come fece Enrico VIII con Tommaso Moro.
E non capisco perché, a proposito di Thomas More, questa cosa che gli Inglesi fanno semplicemente, per noi Italiani debba continuare ad essere un’Utopia.