
di Gianluca Albanese (foto e video di Enzo Lacopo)
RIACE – L’anfiteatro si colora ancora una volta di arcobaleno. Nonostante il grigio inusitato del cielo e il nero dell’umore dei presenti dopo la pesantissima sentenza di condanna a carico di Mimmo Lucano e di altri 17 imputati pronunciata ieri mattina dal tribunale di Locri al termine del processo denominato “Xenia”.
Una sentenza che ha fatto molto discutere, suscitando una reazione spontanea che ha dato la stura a numerose manifestazioni di cittadini che hanno avuto luogo in diverse città d’Italia. La principale, ovviamente, è stata convocata con un tam tam che ha preso vita soprattutto sui social network e che ha permesso di radunare, in meno di 24 ore, migliaia di persone all’anfiteatro cittadino.
Come ai tempi del Riace in Festival.
Una manifestazione come sempre pacifica, assai partecipata e che ha fatto vivere un pomeriggio assai tranquillo alle forze dell’ordine presenti in buon numero, nonostante la rabbia interiore di molti e lo sdegno per la sentenza. Una kermesse multicolore, multietnica e plurale.
Nella gradinata dell’anfiteatro persone di ogni ceto, età e provenienza, accomunate dalla voglia di esprimere solidarietà ai condannati, soprattutto a Mimmo Lucano che per un pomeriggio ha rivissuto i momenti migliori della sua esperienza amministrativa che lui stesso non ha voluto definire un “modello” ma che per molti ha rappresentato – e rappresenta – l’utopia realizzabile.
E così, nonostante l’orario d’inizio fosse stato fissato per le 16 erano in molti che già intorno alle 15 animavano il piazzale sopra l’anfiteatro: i sostenitori di sempre, giunti da tutta la Calabria ma anche da Sicilia e Roma, e gli amici che non lo hanno abbandonato mai, specie nei momenti più duri, come Sasà, Sisì, Enzo, Maurizio, Angelo, Temistocle, Laura, Daniela (solo per citarne alcuni) e i candidati al consiglio regionale Rosario, Daniela, Simona e così via.
La berlinese Carla è divisa tra la gioia della grande partecipazione e la rabbia per la tardiva mobilitazione e si chiede, ad alta voce, «Perché bisogna sempre aspettare l’irreparabile per scendere in piazza» mentre i sostenitori affiggono striscioni preparati al momento, con gli slogan sul modello Riace, che inneggiano a Peppino Impastato e che prendono come modello l’umanità che non può e non deve costituire un reato.
Poche le bandiere di partito. Riconosciamo la sinistra radicale di Rifondazione Comunista e Potere al Popolo ma c’è anche +Europa e soprattutto tanta gente di quella che un tempo si definiva “sinistra sommersa” e che ora si stringe attorno a un uomo e a un progetto politico capace di aggregare chi faticava a trovare riferimenti partitici ma anche pezzi di quel mondo del cattolicesimo sociale che condivisero, come l’allora vescovo Giancarlo Maria Bregantini, le prime esperienze di accoglienza dei profughi a Riace.
Alle 15,30 arriva De Magistris e abbraccia Lucano. Si trattiene mezzora prima di ripartire per la lunga maratona di chiusura della campagna elettorale che lo vedrà impegnato in piazze importanti come Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza. Ribadisce solidarietà, stima e fiducia in Lucano quando si concede alle domande dei giornalisti e ammette che nella sua esperienza di Pubblico MInistero non ricorda mai una condanna che rappresenta il doppio di quanto chiesto dalla pubblica accusa.


Intanto, giù all’anfiteatro le gradinate si riempiono in fretta e dopo l’introduzione musicale, appena Mimmo Lucano prende la parola è subito standing ovation. Conduttore e musicisti puntano dritto al cuore della gente, iniziando a narrare la vicenda della carta d’identità alla povera Becky Moses.
Lucano parla a braccio per quasi mezzora, interrotto spesso dagli applausi dei presenti e ribadisce la bontà delle sue scelte e i moventi che lo portarono a prendere certe decisioni.
Quando prende la parola il leader sindacale Aboubakar Soumahoro la folla s’infiamma. Perchè va dritto al sodo, puntando l’indice sui cosiddetti “decreti sicurezza”, sulla legge “Bossi-Fini” e su tutte quelle norme che hanno creato il substrato di legalità formale sulla scorta della quale si è arrivati alla condanna di Lucano.
«Riace non deve diventare – ha detto – un centro di turismo della solidarietà o di “pellegrinaggio” ma deve rimanere un luogo di speranza».
Tra i numerosi interventi successivi, molto apprezzato quello di Peppino Lavorato che ha detto a chiare lettere «Siamo tutti Mimmo Lucano» e di Enzo Infantino che ha preannunciato l’avvio di una nuova raccolta fondi.
Quindi, tra ulteriori interventi e momenti musicali, la manifestazione è durata fino al tramonto.
Con l’auspicio di molti che dopo una nuova alba subentri all’attuale “nottata”.
Nelle immagini di Enzo Lacopo gli interventi di De Magistris, Lucano e Soumahoro e altri momenti salienti della manifestazione.













